Prendete nota (e curriculum) Ecco le aziende che pagano meglio

L’Osservatorio Job Pricing ha diffuso qualche giorno fa il Company Salary Index 2016, la classifica delle aziende in Italia che pagano meglio i loro dipendenti (e di quelle che li pagano peggio). I vari indici si basano sulle informazioni fornite in maniera anonima da chi ha compilato il questionario online presente sul sito di Job Pricing: negli ultimi 18 mesi sono state circa 400mila persone a farlo. I dati così ottenuti, riguardanti solamente aziende di grandi dimensioni, individuano la graduatoria delle retribuzioni annuali lorde, senza tenere conto dei premi e della parte variabile, a cui viene dedicato un report apposito.
Come si legge l’indice. I valori recepiti delle retribuzioni annuali lorde (RAL), suddivisi in varie categorie (direttori, dirigenti, quadri, impiegati), sono stati rapportati al valore medio della RAL in Italia per le varie categorie lavorative. Se la RAL di quell’impiegato ammonta a 32mila euro e quella media di categoria è 31mila, JobPricing calcola 32 diviso 31 e poi moltiplica per 100. In questo modo si ottengono dei valori relativi, che indicano la differenza percentuale degli stipendi di quella azienda rispetto alla media nazionale. Se un’azienda ha 106 punti significa che i suoi stipendi sono superiori alla media del 6 percento; se ne ha 98 invece è sotto la media di 2 punti percentuali.
La classifica generale. Per individuare poi il livello complessivo degli stipendi di una certa azienda, JobPricing fa una media semplice tra i valori delle varie categorie, in questo modo i numeri di una azienda non vengono influenzati ad esempio dalla quantità elevata di dirigenti con stipendi da sogno. Non tutte le aziende sono presenti, perché sono state considerate soltanto quelle di cui si aveva una mole significativa di dati. Nella classifica generale troviamo al quarto posto una realtà che ha le sue radici nel nostro territorio: Tenaris Dalmine ha un valore medio generale del 117.5. Il podio è occupato da Procter & Gamble Italia (118.9), Sogei – Società Generale d’Informatica (118.8) e la Banca d’Italia (118.6). Queste aziende pagano circa un 20 percento in più rispetto alla media. Le aziende con stipendi sopra la media (maggiori di 105) rientrano principalmente in tre categorie: quella alimentare, quella energetica e quella elettronica. Cibo ed energia sono da sempre essenziali, mentre la presenza dell’elettronica evidenzia il segno dei tempi. E quindi Nokia, Microsoft Italia, General Electric, Siemens, Vodafone, Oracle Italia, HP Italia da una parte, Barilla, Unilever Italy Holdings e Ferrero dall’altra. Per l’energia brillano invece il Gruppo Hera , Edison, Eni e A2A.
Chi guadagna poco? Guardando invece in fondo alla classifica, emerge con evidenza una parola: «consulenza», fiscale, legale, amministrativa o gestionale che sia. Negli anni della crisi è sempre più raro potersi concedere un consulente, si cerca di fare da sé. Ma stupisce la presenza nella fascia bassa (sotto i 95 punti) di aziende come Maserati (93.3), Sky Italia (94.2) o Iveco (90.9). Si capiscono invece certe code alle Poste: i dipendenti guadagnano pochino, l’87.3 percento rispetto alla media. Il Salary Index fa riflettere anche sulla quantità di scioperi ferroviari: i lavoratori di RFI arrivano solamente a 93.7 punti. Agli ultimi posti parecchie aziende che forniscono servizi e consulenza informatica e software: pare che fare computer sia molto remunerativo, ma farli funzionare bene lo è molto meno.
I megadirettori. JobPricing fornisce poi classifiche per varie categorie: direttori, dirigenti, quadri (manager), quadri (individual contributor), impiegati (manager) e impiegati (individual contributor). La più interessante è ovviamente quella dei direttori: vincono quelli di Vodafone, con un punteggio di 121.3, un margine non indifferente rispetto alla media. Seguono i direttori di KPMG (consulenza alle imprese), Ferrero e Procter & Gamble Italia (alti anche nella generale); poi Enel e assicurazioni Generali. Gli spunti di riflessione sono innumerevoli: ad esempio KPMG figura nella generale tra le peggiori, ma ha dei direttori molto ben pagati. Un plauso invece va a Barilla, che paga bene i suoi lavoratori, ma non copre d’oro i direttori (tasso del 91.9).