operazione "candidopoli"

Presentavano liste elettorali fasulle, anche nella Bergamasca: quindici indagati e sette arresti

Alcuni dei candidati erano stati eletti a loro insaputa. Gli indagati e i destinatari dei provvedimenti cautelari sono residenti nelle province di Foggia, Lecce e Rovigo. Tutti sono legati al movimento emergente chiamato L'Altra Italia; il segretario Mino Cartelli è agli arresti domiciliari

Presentavano liste elettorali fasulle, anche nella Bergamasca: quindici indagati e sette arresti
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Il partito correva alle elezioni dei piccoli Comuni presentando una propria lista di candidati. Peccato che questi ultimi, nella maggioranza dei casi, non soltanto non conoscevano né i vertici del movimento li aveva candidati né i pubblici ufficiali autenticatori delle firme, ma nemmeno erano mai stati nelle province in cui avrebbero dovuto in teoria scendere in campo.

A sollevare il caso delle false liste di consiglieri comunali era stata una puntata di Striscia la Notizia. Dopo la messa in onda della trasmissione, come riportato dai colleghi di PrimaPadova, la Guardia di finanza, coordinata dalla procura della repubblica di Rovigo, aveva iniziato a indagare. Al momento sono sette le misure cautelari e quindici gli indagati nell’ambito dell'inchiesta ribattezzata "Candidopoli", in virtù dei consiglieri candidati e, a volte, pure eletti a loro insaputa in 23 comuni italiani. Tra questi anche alcuni della Provincia di Bergamo.

I quindici indagati e i destinatari dei provvedimenti cautelari sono residenti nelle province di Foggia, Lecce e Rovigo, ma tutti responsabili legati a un movimento politico nazionale emergente chiamato L'Altra Italia. Per il segretario Mino Cartelli sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Le indagini hanno però riguardato le elezioni avvenute negli ultimi due anni nei comuni delle province di Alessandria, Asti, Belluno, Bergamo, Campobasso, Catanzaro, Cosenza, Genova, Imperia, Isernia, Perugia, Pisa, Potenza, Savona, Vibo Valentia e Vicenza. Le Amministrazioni finite nel mirino delle Fiamme Gialle erano accomunate dal fatto di avere tutte una popolazione inferiore ai mille abitanti, elemento in virtù del quale è prevista una procedura semplificata per le candidature.

A margine delle verifiche le liste elettorali e la documentazione di supporto sono risultate falsificate all’atto della presentazione. I candidati, residenti in particolare nel Foggiano e nel Leccese, hanno dichiarato di non essersi mai recati nelle province in cui avrebbero apposto le proprie firme. Inoltre è emerso che alcune di queste persone, in occasione delle precedenti consultazioni amministrative, erano già state elette in qualità di consiglieri comunali del movimento L’Altra Italia e che, nei giorni in cui sono state autenticate le firme, si trovavano in località del tutto diverse.

Alcuni dei candidati inconsapevoli hanno formalmente querelato i responsabili del movimento, che nelle liste fasulle avevano iscritto anche anziani ultra-ottantenni o persone con gravi disabilità fisiche, presentati per la nomina a consigliere comunale in località distanti migliaia di chilometri dal luogo in cui vivono. Altro aspetto critico è rappresentato dal fatto che alcuni candidati, dopo essere stati eletti a loro insaputa, hanno rifiutato la carica ponendo l’ente locale a rischio del commissariamento.

Secondo gli inquirenti lo scopo del neonato movimento era quello di presentarsi in realtà piccole, così da avere più probabilità di eleggere un proprio rappresentante e ottenere in questo modo una maggiore visibilità sulla scena politica nazionale. Il tribunale di Rovigo, accogliendo le proposte formulate dal pubblico ministero, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti del segretario nazionale del movimento, e l’obbligo di firma per due dirigenti del movimento e due pubblici ufficiali autenticatori, sospesi anche per un anno dalla carica di consigliere comunale.

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