Manca una seria spending review

Pressione fiscale «intollerabile» E lo dice pure la Corte dei Conti!

Pressione fiscale «intollerabile» E lo dice pure la Corte dei Conti!
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Attraverso la consueta relazione sul rendiconto generale dello Stato, la Corte dei Conti ha fatto il quadro del bilancio statale, e fra i vari numeri, calcoli complicatissimi e affini, un concetto è emerso con chiarezza: in questo momento, in Italia, c’è una pressione fiscale che, qualora non dovesse attenuarsi, entro poco tempo potrebbe divenire «intollerabile», usando le stesse parole utilizzate dal rapporto della Corte.

 

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Il contenuto della relazione. Secondo quanto scritto dai giudici contabili, le misure di austerità poste in essere negli ultimi anni come tentativo di risposta alla perdurante crisi economica, non hanno dato i risultati sperati in termine di pressione fiscale: nonostante il tentativo di controllo e riqualificazione di ampi settori della spesa pubblica, il gettito non è per nulla diminuito, anzi, è aumentato di quasi il 2,5 percento rispetto al 2009. Ad oggi, infatti, la pressione fiscale è pari al 43,5 percento del Pil nazionale, 1,7 punti in più della media dell’area euro. In particolare, è stato registrato che questo aumento è stato causato soprattutto dall’impennata delle imposte indirette (Iva, imposte di registro, di bollo, catastali, eccetera), cosa che ha portato la Corte dei Conti a un’univoca conclusione: le principali responsabili di questa incontrollabile ascesa della pressione fiscale sono le amministrazioni locali.

Tasse sì, ma anche mancata spending review. La Corte tiene comunque a precisare che questa situazione non deriva esclusivamente da un’intenzione aprioristica di aumentare le tasse, ma anche, e in buona parte, da una difficoltà profonda nel realizzare la tanto famigerata spending review, ovvero quel piano di riequilibrio e di ricalcolo della spesa pubblica, in modo da renderla più snella e consona al periodo di difficoltà economiche del Paese. Considerando, dice il rapporto, la forte rigidità del sistema pensionistico unitamente ad un continuo e inarrestabile calo della spesa dei cittadini, realizzare una spending review realmente adeguata è opera pressoché impossibile. Da qui la mancanza di alternative per lo Stato all’aumento delle tasse.

 

Confronto Evoluzione

 

Il caldo invito alla sussidiarietà. Messa a fuoco questa complessa situazione, la Corte dei Conti individua in un maggior coinvolgimento dei cittadini nella copertura dei costi di alcuni servizi un qualcosa di molto vicino al principio costituzionale della sussidiarietà. Secondo il rapporto, è necessaria una rigorosa articolazione tariffaria, che realizzi quella concorrenza alle spese pubbliche in ragione della diversa capacità contributiva sancita dall’articolo 53 della Costituzione. «Si impone - si legge - una riorganizzazione dei servizi di welfare sulla base di una riscrittura del patto sociale che lega i cittadini all’azione di governo».

Come sta reagendo il Governo. L’aumento continuo della pressione fiscale non è certo una novità degli ultimi giorni, anzi, ciò che maggiormente è stato chiesto, e dunque promesso, in questi anni di crisi è proprio un abbattimento di tasse e imposte. Renzi ci ha provato con i famosi 80 euro, che, inseriti nel bilancio del fisco, si prevede che possano portare ad una diminuzione del gettito sul Pil al 43,1 percento entro il 2016. Ma anche, dice la Corte dei Conti, da un punto di vista dell’aumento dei consumi, vero obiettivo della prima mossa renziana, l’impatto è stato pressoché pari a zero. Nel frattempo sono in attesa di approvazione definitiva le cosiddette clausole di salvaguardia, che dovrebbero bloccare l’aumento delle accise. Quando e se dovessero entrare in vigore, verosimilmente in sede di legge di stabilità 2015, la pressione fiscale si stima che potrebbe diminuire fino al 42,6 percento del Pil.

 

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