Lettera-appello di una over 75

«Prima mi sentivo anziana ma arzilla, adesso mi sento vecchia: liberate anche noi anziani!»

«Prima mi sentivo anziana ma arzilla, adesso mi sento vecchia: liberate anche noi anziani!»
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Pubblichiamo la lettera che ci ha scritto (con macchina da scrivere) Luciana, una nostra lettrice di 75 anni di Bergamo.

Spett. redazione di PrimaBergamo,

chiedo di riferire questo mio sfogo a chi di dovere. Sono agli arresti domiciliari da due mesi e non si sa per quanto tempo ancora perché ho 75 anni e, dicono, sono a rischio; non ho patologie ed ero abituata a camminare due o tre ore al giorno, a muovermi come volevo e ad essere libera. Comprendo la necessità di avere comportamenti attenti e responsabili per impedire il contagio, ma sottolineo che sono gli ultimi anni della vita mia e di tutti gli ultrasettantacinquenni.

Da due mesi sono state stravolte tutte le abitudini e il pensiero che le limitazioni si protrarranno per altro tempo ancora aumenta m’angoscia. Ho obbedito perché il rischio era alto, perché il comportamento corretto ha limitato il numero dei malati e dei morti ai quali sono vicino nella sofferenza e nel dolore, perché è servito a non intasare gli ospedali, ma ora basta.

Fino a due mesi fa mi sentivo anziana, ma arzilla; ora mi sento vecchia perché sono trattata come una incapace. Mi è stato detto “per tutelarti”, ma come si vive senza figli, nipoti, parenti, amici? Tutta la popolazione e io stessa abbiamo accettato queste limitazioni con senso civico. Il 4 maggio si sono aperte giustamente le fabbriche e si scaglioneranno le aperture di negozi, bar, ristoranti che necessariamente devono fatturare per non chiudere definitivamente.

Non è ora di liberare anche gli anziani?

Se ciò non fosse moriremmo di noia, di ansia, di clausura e di rabbia. Non siamo incoscienti, ma vogliamo vivere con mascherine, guanti e disinfettanti, ma v-i-v-e-r-e. Ne va della salute mentale. Spero si permetta presto anche agli anziani di riappropriarsi della propria vita senza dover essere trattati come bambini. Controllino con rigore, ma non ci lascino ancora agli arresti domiciliari.

Con fede,
Luciana Ferrari
via Tito Livio 10, Bergamo

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