Una fermata strategica

Il progetto tram-treno avanza Solo che Mozzo resta a piedi

Il progetto tram-treno avanza Solo che Mozzo resta a piedi
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Il progetto tram-treno Albano San Alessandro - Ponte San Pietro prosegue nel suo iter, ma a Mozzo qualcuno chiede lumi. Sin dagli anni Ottanta, in paese era stata individuata un’area per la fermata, all’ex casello della Colombera, oggi via degli Alpini. Già da allora l’avvento della linea divideva i mozzesi fra favorevoli e contrari. I detrattori ritenevano meglio scaricare il traffico su Curno e Ponte San Pietro.

Oggi l’ipotesi tram-treno si sta trasformando in una quasi certezza e il sindaco Paolo Pelliccioli vuole la fermata, che invece le ferrovie non prevedono. «Mozzo ha già realizzato in questi 30 anni infrastrutture utili al progetto - precisa il sindaco - quindi a costo zero noi abbiamo già parcheggi, svincoli e viabilità, ricettività e servizi alberghieri e sportivi nella zona, che possono generare ulteriori ricadute sul nostro commercio per i turisti provenienti dall’aeroporto. Siamo lo sbocco naturale del traffico della valle Brembana verso il centro città, l’ospedale, la stazione e l’aeroporto.

 

tram-mozzo

L’ipotesi di fermata auspicata dal Comune di Mozzo, ma non prevista dal progetto attuale.

 

La zona prevista per la fermata è baricentrica rispetto ai quartieri del paese e collegata alla pista ciclabile dei colli per implementare (oltre allo scambio gomma-ferro) anche servizi di bici-tram molto sviluppati nei Paesi europei. Nel caso di utilizzo delle fermate già previste dallo studio di fattibilità, il traffico poi sarebbe costretto a transitare nella viabilità interna dei paesi limitrofi quando noi abbiamo già uno svincolo naturale sulla viabilità provinciale, Villa d’Almè-Dalmine, in fase di raddoppio proprio in zona, senza congestionare il centro del paese, necessario per arrivare alle fermate previste, ma soprattutto gli svincoli già trafficati della tangenziale Mapello-Albano. Come in tutte le migliori esperienze nord-europee, il servizio metropolitano tram-treno garantisce una fermata ogni km, il materiale rotabile è leggero e consente fermate rapide, raccoglie bacini di utenza più ampi possibile grazie all'interscambio gomma-ferro. L’agenzia del Trasporto Pubblico Locale ha definito indirizzi per la programmazione di bacino in cui il trasporto extraurbano possa essere integrato a un servizio ferroviario anche attraverso la strutturazione di parcheggi d’interscambio». Non ci resta che attendere le risposte da parte delle ferrovie.

 

Tram Mozzo

Il tram a Longuelo, foto del 1931.

 

Il commento. La prima reazione è: ma come è possibile che le Ferrovie non prevedano la fermata di Mozzo? Abbiamo forse letto male? Perché la fermata di Mozzo risulta strategica in una linea «metropolitana» che finalmente dopo trent ’anni di pressioni arriverà a sfruttare la potenzialità urbana della linea che da Ponte San Pietro va a Seriate. Linea ferroviaria, che, con l’espansione urbana degli ultimi cinquant’anni, è divenuta di fatto metropolitana: da Ponte San Pietro a Seriate, e volendo fino ad Albano S. Alessandro, di fatto non esiste soluzione di continuità. E allora è evidente che le fermate debbano essere situate a ogni chilometro perché si toccano punti nevralgici della città e della cintura dei paesi attorno. Partendo da Ponte San Pietro, incontriamo Mozzo, Curno, zona commerciale Esselunga, Ospedale, San Tomaso, stazione di Bergamo, Boccaleone, Seriate-ospedale, Seriate stazione... In un quadro di questo tipo rinunciare a Mozzo appare del tutto privo di significato.

 

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La Rete e la Linea T3 di TEB.

 

La logica della ferrovia-tram-metrò di superficie è piuttosto evidente: offrire un servizio comodo, rapido che convinca i cittadini a lasciare l’automobile in garage e che sgravi anche il servizio di autobus. Con più puntualità, meno traffico e meno inquinamento. Non male. Si tratta a ben vedere di un «ritorno alle origini», a quando i nostri paesi attorno alla città erano pressoché tutti serviti dal servizio tramviario elettrico. Il cambiamento si è verificato nei primi anni Cinquanta con la motorizzazione selvaggia, la moda del l’utilitaria per tutti, dell’automobile padrona delle città (si poteva parcheggiare persino in Piazza Vecchia). Ma la sbornia è passata, oggi si ritorna a quella che viene definita «mobilità sostenibile». Bici, treno, tram. Con fermata a Mozzo, naturalmente.

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