Bariano

Puntavano al rame, ma l'autista scappò con le chiavi: per l'assalto al tir del 2011 a processo cinque persone

Accusato di aver partecipato al colpo, dopo 13 anni, un gruppo con diversi soggetti di origine calabrese, intercettati in un'inchiesta

Puntavano al rame, ma l'autista scappò con le chiavi: per l'assalto al tir del 2011 a processo cinque persone
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L'assalto al tir, che trasportava rame e ottone, era stato pianificato con una certa meticolosità. Una coppia di banditi, a bordo di un furgone, doveva precederlo su strada, per poi arrestarsi all'improvviso, scendere, neutralizzare l'autista e farsi dare le chiavi dell'antifurto per accedere al carico. Tuttavia, la pronta reazione del camionista aveva mandato in fumo i loro piani, costringendoli a scappare senza bottino.

A processo per l'assalto al tir

Per quanto avvenuto alle 10.46 di quel 5 maggio 2011, a Bariano, al sottopasso della ex statale 591, sono finite oggi a processo cinque persone: C. M. B., quarantenne, e F. C., 52enne, entrambi di Romano, M. C., 48enne di Rho, D. M., 48enne originario di Vibo Valentia ma residente a Roma, e G. M., 66enne di San Calogero, sempre in provincia di Vibo Valentia.

Il giorno del colpo, come riportato oggi (mercoledì 27 marzo) dal Corriere Bergamo, la coppia di banditi scesi dal veicolo davanti al mezzo pesante si avvicinò alla cabina, uno lato guidatore e l'altro da quello del passeggero. Il primo doveva cercare di farsi dare dal conducente le chiavi, per accedere alle trenta tonnellate di metalli che trasportava, il secondo doveva impedirgli di scappare.

Il camionista, però, un 61enne di Urago d'Oglio, oppone resistenza ed il criminale dalla sua parte si trova in difficoltà. Il complice allora rompe il vetro della portiera del passeggero e si fionda all'interno dell'abitacolo, ma viene colpito dall'autista, che poi scappa con le chiavi, dopo aver buttato quelle dell'antifurto sul retro della cabina.

Gli indizi e le intercettazioni

La coperta con la quale avrebbero dovuto coprire la testa al 61enne fu ritrovata a Romano, mentre la pistola finta, senza tappo rosso che avevano usato nel colpo fu persa sul posto. Per l'Accusa, dell'attacco al tir fallito i soggetti avevano parlato in alcune intercettazioni, effettuate dai carabinieri di Tropea nell'indagine "Final destination", legata a ipotesi di reato per associazione mafiosa, della quale però gli imputati non sono accusati.

Nelle conversazioni, in dialetto calabrese, si discute di una cosa che è «caduta» e l'altro chiede se è «pulita», ma viene poi rassicurato dal compare che replica: «Sì, perché avevamo i guanti».

Nell'abito dell'inchiesta calabrese, l'auto di C. M. B. era tracciata con una cimice e un gps: nei giorni del colpo, era passata vicino a delle aziende che trattano metalli, ma anche in via Locatelli a Romano, dove fu buttata la coperta dopo che l'operazione criminale era fallita.

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