Storia e prospettive

Il punto sul velodromo di Dalmine

Il punto sul velodromo di Dalmine
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Il velodromo di Dalmine è un vero e proprio gioiello, un luogo storico, pieno di fascino. Però certo, ha bisogno di un bel restauro. Apparentemente sembra che sia solamente da «rinfrescare» con una mano di bianco, ma se si entra negli spogliatoi, sotto le tribune, si capisce che di lavori da fare ce ne sono parecchi.

La storia. Il velodromo è stato costruito dalla Dalmine e inaugurato nel 1926. Pare che la sua realizzazione fosse stata disposta per competere con quello di Crespi d’Adda, Comune e azienda con il quale la Dalmine voleva rivaleggiare sia dal punto di vista economico che da quello urbanistico. L’impianto polifunzionale, decisamente all’avanguardia per quei tempi, comprendeva un campo da calcio, una pista di atletica e una di ciclismo, lunga 375 metri.

 

 

L’azienda aveva fatto realizzare anche dei campi da tennis e una piscina scoperta, il tutto a disposizione dei dipendenti e delle loro famiglie. Originariamente infatti gli impianti non erano aperti al pubblico, erano esclusivi. I campi da tennis sono ancora di proprietà della Dalmine, la piscina invece, dato che per trent’anni è stata dismessa, è stata ceduta alla società che gestisce la piscina coperta per farci il parco estivo. Il velodromo era dell’azienda fino a una decina di anni fa, poi anch’esso è stato ceduto al Comune in comodato d’uso gratuito. Da allora, le onerose spese di manutenzione, sono a carico dell’Amministrazione comunale.

I lavori fatti. Le parabole del velodromo non erano più sicure. «Erano sorrette da delle putrelle ma all’interno erano vuote - spiega Roberto Mola, consigliere con delega allo Sport - Con il tempo la struttura si è degradata e il Comune ha provveduto a metterla in sicurezza. Così sono stati stanziati 150mila euro e lo scorso anno i vespai sotto le parabole sono stati riempiti. Un intervento necessario per garantire l’agibilità e lo svolgimento di importanti manifestazioni sportive».

 

 

I lavori da fare. Nel 2017 verrà rifatta la tribuna coperta, che è la parte originale del velodromo. Negli anni passati, ai lati, sono state aggiunte altre due tribune senza copertura. Un intervento che però si è rivelato deleterio per l’impianto sportivo. L’assenza di copertura ha infatti permesso all’acqua di infiltrarsi fino a raggiungere la parte sottostante, che comprende gli spogliatoi, i locali tecnici, l’ufficio della società Velodromo Dalmine, il magazzino per le biciclette, il locale per gli speaker con tutta l’attrezzatura necessaria all’amplificazione. Negli anni qualche manutenzione è stata fatta, ma gli interventi sono stati pressoché inutili, come spiega Mola: «Se non si risolve il problema di base è inutile imbiancare i muri perché dopo un anno si scrostano di nuovo». Infatti il tunnel che porta agli spogliatoi, con le pareti bianche e verdi, è piuttosto malmesso. Ci sono macchie di umidità ovunque. Negli spogliatoi ci sono dei caloriferi elettrici, di quelli di una volta, con le rotelline, appesi ai muri. Un cartello avverte: «Non spegnere il riscaldamento». L’iter dei lavori prevede quindi l’impermeabilizzazione delle tribune scoperte quest ’anno, mentre l’anno prossimo verrà messa mano agli spogliatoi.

Chi utilizza l'impianto. Attualmente nel campo da calcio del velodromo giocano le squadre del Rugby Dalmine e il settore giovanile dell’U. S. Città di Dalmine. Tre giorni alla settimana la struttura viene utilizzata dai ragazzi, dai 7 ai 12 anni, della scuola di ciclismo su pista per gli allenamenti. In estate il velodromo viene usato per manifestazioni ciclistiche di portata provinciale, regionale e perfino nazionale.

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