Quant'è pericolosa la Blue Whale Genitori, siate presenti e attenti

Blue Whale Challenge. La Balena Blu, la nuova e più recente forma di cyberbullismo, ma altrettanto drammatica e pericolosa, che consta in prove di iniziazione fino a terminare in possibili atti di autolesionismo, che sta coinvolgendo gli adolescenti. Italiani compresi. Sono già una decina i casi accertati del fenomeno, gli ultimi a Pescara e Sarno, e all’incirca 250 le segnalazioni o le richieste di interventi o di aiuto giunti dalla chat #fermiamolabalena, nata dalla collaborazione tra la Casa pediatrica dell'Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, l'Osservatorio nazionale adolescenza e l'associazione Pepita Onlus, seguito anche dall'accordo contro il cyberbullismo siglato tra la Casa pediatrica, il Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri e l'Ufficio scolastico provinciale. Con un chiaro obiettivo: frenare i fenomeno e salvare i ragazzi.
La Balena Blu non è un gioco. 50 giorni di prove, umilianti, cui la vittima è costretta dal branco fino alla possibilità di un ultimo atto, supremo, rivolto contro se stessi. Che potrebbe avere anche esiti letali, di fronte alla massa che sta a guardare, inerte, senza mai intervenire. Chi giunge all’ultimo livello del percorso è un eroe o un'eroina agli occhi dei coetanei, guadagnando la stima del gruppo. Così si manifesta il più recente e drammatico fenomeno della Blue Whale, che si sta diffondendo nel web a danno di ragazzi fragili, emotivamente e psicologicamente, di norma in età adolescenziale. Quelli più facilmente adescabili dai prepotenti, e verso i quali vengono rivolti pesanti atti intimidatori, minacce, persecuzioni via web. Perché la Balena Blu, come il cyberbullismo, è una vera e propria azione manipolatoria di gruppo che da un lato mira a indebolire ulteriormente e a spadroneggiare, sotto tutti gli aspetti, sulla vittima predestinata attraverso stimoli e tecniche molto persuasive e manipolatorie e dall’altro a rendere omertosi gli spettatori coetanei.
Le ripercussioni. La Balena Blu produce in breve tempo, dicono gli esperti, sui ragazzi vittime, ma non è escluso anche sui persecutori, stati depressivi importanti e un progressivo distacco dalla realtà dai quali deriva, a loro volta, una mancata percezione del rischio e un'azione-reazione ad agire contro questo stato, come se si trattasse di una sfida, anche con se stessi. Senza tuttavia conoscerne le implicazioni e le conseguenze. Così per prevenire, arrestare, sapere, denunciare il fenomeno è possibile utilizzare gli hashtag #fermiamolabalena e #adessoparloio, lanciati nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione, o ricevere un aiuto qualificato via chat, su WhatsApp contattando il numero 348.2574166.
Un'indagine sulle cause. Il disagio emotivo sperimentato da 8 ragazzi su 10: sembrerebbe essere questa una delle spiegazioni più evidenti al fenomeno della Balena Blu, fino al 15 per cento degli adolescenti che arriva fino ad attuare atti di autolesionismo intenzionalmente o solo per provare piacere. Lo ha rivelato un'indagine presentata a Napoli in occasione del Congresso Nazionale della Sip, Società Italiana di Pediatria, condotta dalla stessa società in collaborazione con gli uffici scolastici regionali, che ha coinvolto 10 mila ragazzi tra i 14 e i 18 anni d'età di tutto il territorio nazionale. I quali, nell’arco di due mesi, hanno risposto a un questionario su alcune tematiche critiche in questa fascia di età, quali l’alimentazione e il rapporto con il proprio corpo, la percezione dell’ascolto ricevuto, il disagio psico-emotivo, il bullismo, la sessualità, le dipendenze, l’uso di internet, la famiglia.
Di questi, più della metà si sarebbe sentita in funzione di uno o più problemi sempre, spesso, qualche volta così male da non riuscire a trovare sollievo, cui si aggiungono coloro che invece hanno avvertito questo disagio solo raramente, innalzando tuttavia le percentuali di ragazzi emotivamente sofferenti fino all’80 per cento, più il 15 per cento, ricordiamoli, di autolesionisti. Molti confessano, sono ricorsi al sostegno piscologico: almeno un ragazzo su due, contro più dell’84 per cento che non lo ha mai richiesto e quasi il 5 per cento che si è rivolto invece a un servizio di aiuto psicologico offerto dalla scuola soprattutto per affrontare problemi familiari, sentimentali e comportamentali, scolastici e con i coetanei. Gli amici, in molti frangenti difficili, restano un punto fermo da cui il 70 per cento circa dei ragazzi riceverebbe aiuto spesso o sempre, meno della metà invece si rivolgerebbe ai genitori per essere tranquillizzato o per discutere delle proprie preoccupazioni e solo il 20 per cento ritiene che la scuola sia attenta alle esigenze degli adolescenti.
Il consiglio degli esperti. È nel deep web, la parte più nascosta di Internet, quella in cui si annidano i maggiori pericoli e verso cui occorre alzare maggiormente i livelli di guardia. Modificando soprattutto, specie da parte delle figure referenziali, tutoriali genitori o insegnanti che siano, la concezione e il rapporto con Internet. Ovvero ponendosi in una dimensione di osservazione, chiedendosi cioè che cosa fanno i giovani sul web piuttosto che quanto tempo trascorrono connessi alla rete, così come di condivisione dei loro cyber-spazi, piuttosto che di controllo. Questo significa essere più presenti, in qualità di educatori, nella vita dei ragazzi, ascoltare i loro bisogni, manifestare interesse verso quanto fanno, cercare di comprendere e cogliere i loro disagi. Ascoltare, entrare in sintonia, sulla stessa rete di connessione, dunque, e non giudicare, dicono gli esperti, per salvare i ragazzi. Anche dalla Balena Blu.