L'America lo sapeva

Quanto ci stiamo perdendo per via delle sanzioni alla Russia

Quanto ci stiamo perdendo per via delle sanzioni alla Russia
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«Abbiamo dato a Putin una scelta semplice: rispetta la sovranità ucraina o avrai di fronte gravi conseguenze. E questo ci ha indotto a mobilitare i Paesi più sviluppati al mondo affinché imponessero un costo reale alla Russia. È vero che non volevano farlo. Sono stati la leadership americana e il presidente americano ad insistere, tante di quelle volte da dover mettere in imbarazzo l'Europa per reagire e decidere per le sanzioni economiche, nonostante i costi che avrebbero avuto». Sono le parole che il vicepresidente americano Joe Biden ha pronunciato in un discorso ad Harvard e che hanno sorpreso l’Europa e il Mono. Una gaffe diplomatica di non poco conto quella di Biden, che rimette in moto il dibattito sulle sanzioni comminate alla Russia di Vladimir Putin da Usa e Ue.

I numeri dei commerci italiani con la Russia. Uno dei Paesi la cui economia risente più duramente delle sanzioni è l’Italia. La SACE (Servizi Assicurativi del Commercio Estero) ha stimato che la crisi ucraina potrebbe far diminuire le vendite del made in Italy in Russia del 12%, facendo perdere alle nostre imprese fino a 2,4 miliardi di euro in due anni. L’Ice (Istituto Nazionale per il Commercio Estero), che ha il compito di sviluppare, agevolare e promuovere i rapporti economici e commerciali italiani con l'estero, con particolare attenzione alle esigenze delle piccole e medie imprese, dei loro consorzi e raggruppamenti, indica che nel 2013 l’Italia ha esportato nella Federazione Russa per 10,4 miliardi di euro. Questo dato posiziona il nostro Paese al quinto posto al mondo nella classifica dei fornitori di Mosca. Nello stesso anno l’Italia ha acquistato dalla Russia per 16 miliardi di euro (-6%), diventando il quarto cliente al mondo. Nel complesso, l’interscambio ha raggiunto 26.4 miliardi di Euro, posizionando l’Italia al quinto posto dei partner mondiali russi, dopo Cina, Germania, Paesi Bassi ed Ucraina e precedendo Turchia e USA.

Quanto ci perde l’economica italiana. Durante un’udienza al Parlamento Europeo il ministro degli Esteri Federica Mogherini, futuro Alto rappresentante per la politica estera Ue, ha riconosciuto che l'impatto delle sanzioni «sulla politica russa rimane una questione aperta». Una frase diplomatica, che indica, però, il fallimento delle sanzioni, almeno per il momento. Il vero contraccolpo si regista, comunque, sull’economia dei Paesi che le applicano, tra cui l’Italia, e sulle relazioni tra Ue e Russia, ormai pesantemente compromesse.

Nei giorni scorsi il governatore del Veneto Luca Zaia si era espresso contro le sanzioni antirusse della Ue per tutelare gli interessi delle imprese italiane e regionali. Il settore agricolo, secondo Zaia, è particolarmente colpito. La Regione Veneto, rappresentando la seconda regione italiana in termini di produzione agricola, non vuole precludersi lo sbocco a un mercato tanto redditizio come quello russo. Gli fa eco Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, il quale sostiene che le sanzioni costerebbero all’Italia almeno 2 miliardi di euro e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Già al Meeting di Rimini, lo scorso agosto, il Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina aveva stimato che le sanzioni avrebbero impattato per il 2014 per almeno 170 milioni sulla filiera, penalizzando in particolare i comparti del latte e dei suoi derivati, della carne e dell'ortofrutta.

Il primo mercato di cui si hanno dati certi sugli effetti delle sanzioni e della crisi russa è quello delle calzature. Secondo i dati Istat elaborati da Assocalzaturifici, nel primo semestre 2014 le esportazioni verso i Paesi dell’Est sono scese del 20% circa in valore, passando da 400 a 321 milioni di euro e del 17,7% in quantità (da 5,6 a 4,6 milioni di paia) rispetto allo stesso periodo del 2013. In particolare è il mercato russo a essere quello più penalizzato: meno 21,7%, seguita da Ucraina (-18,3%) e Kazakistan (-10,2 per cento). A fine 2013, la Russia era il nostro quinto mercato di destinazione in valore, e il settimo in volume, fruttando all’Italia 267 milioni di euro.

Cosa esporta l’Italia in Russia. In Russia l’Italia esporta prevalentemente macchinari, che rappresentano oltre il 40% delle nostre vendite. Segue il comparto dei semilavorati (metalli, plastica, tessuti, etc.) per il 20%, e poi i settori tipici dei beni di consumo Made in Italy: moda-accessori (9%) e arredamento-edilizia (5,7%). Importante anche il contributo dei mezzi di trasporto (6%) soprattutto per quanto riguarda i mezzi industriali e la componentistica. L’agroalimentare rappresenta il 10% delle esportazioni. È il vino italiano a trainare il mercato e a crescere di oltre il 26% in un anno: ci frutta un totale di 260 milioni di euro l’anno. In crescita anche pasta (+28.8%), caffè (+21.7), latte e derivati (+45%), acque minerali e bevande analcoliche (+45.2%). L’Italia è il secondo fornitore della Russia di olio d’oliva.

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