Che disastro il rumore in classe (fa male innanzitutto alla pagella)
Il clamore dei compagni che saltano tra i banchi, il chiacchiericcio di sottofondo, le sedie che cadono, il gesso che stride sulla lavagna e perfino i rumori ambientali esterni, superiori ai 70 decibel (soglia massima consentita per non inquinare) sarebbero non solo responsabili di un gran bel disordine, ma anche di un sonoro tonfo in pagella. Ovvero di un peggioramento dei voti e del rendimento scolastico. Complice l’effetto distraente e deconcentrante che gli stimoli uditivi avrebbero sugli alunni, specie i più giovani, maggiormente sensibili alle sollecitazioni esterne. Qualche utile provvedimento, dicono gli esperti, può salvare il rendimento scolastico e l’udito, messo a dura prova da stili di vita e fattori contingenti poco sani.
Rumori indoor e outdoor. Le tipologie di disturbi rumorosi coinvolte sono due. Ovvero quelli indoor, cioè dentro la classe, come ad esempio i compagni che parlano, le sedie e i banchi che strisciano, il gesso che graffia la lavagna. E poi quelli outdoor, i peggiori e provenienti dall’esterno, come i rumori di una autostrada o di un aeroporto prossimo all’edificio scolastico, che di norma superano i 70 decibel consentiti per legge, rasentando anche valori intorno agli 85-90 decibel. Insomma, tutti fattori acustici che possono distrarre l’attenzione e la concentrazione degli alunni, con effetti nocivi sull’apprendimento e la memoria, sulla comprensione dei testi e delle lezioni e quindi anche sul rendimento scolastico. A questi elementi di inquinamento acustico si aggiungono poi abitudini dannose, prime fra tutti ascoltare la musica con le cuffiette a volumi impossibili da tollerare, anche per l’orecchio. Il quale, a lungo andare, si ammala. A tal punto che, informano gli esperti, il 12% dei ragazzi tra 6 e 18 anni e il 17% tra i 12 e i 19, presentano un danno uditivo da rumore.
Rumore e ormoni. Anche il rumore agisce sugli ormoni con esiti negativi, portando cioè a un fenomeno di ridotta sensibilità uditiva non individuata, poco nota anche agli stessi insegnanti o ai genitori. La continua esposizione ai rumori, specie se a valori sopra la media, può stimolare la produzione eccessiva di cortisolo, il cui rilascio potrebbe compromettere la funzione nella corteccia prefrontale, influenzando il ragionamento, il controllo degli impulsi, la capacità di pianificazione o le capacità mnemoniche a breve termine, ovvero le diverse funzioni cui è preposta. Ma non solo: il continuo rumore di sottofondo potrebbe anche far diminuire i livelli di dopamina, spesso associati a fattori di stress, che possono abbassare le capacità di memoria e apprendimento. Con un impatto tanto più sensibile in età infantile e adolescenziale, nelle quali la riduzione delle capacità di attenzione e di concentrazione, ma anche la difficoltà di lettura e di comprensione, possono essere dovute a un disturbo uditivo nascosto o non correttamente diagnosticato.
I provvedimenti anti-rumore. Non serve l’apparecchio acutisco, bensì occorre attivare delle norme e regole per tutelare alunni e studenti da stimoli sonori nocivi per la salute e la scuola. Compreso correggere stili di vita e abitudini rischiosi, quali l'ascolto della musica direttamente dalle cuffie o dagli auricolari, e la diffusione di giochi elettronici immersivi. La prima attenzione, raccomandano gli esperti, deve essere dedicata ad abbassare i decibel nelle scuole con alcuni necessari e facili provvedimenti, tutti nella direzione della insonorizzazione delle aule. Incentivando, ad esempio, l'uso di lavagne elettroniche o posizionando feltrini sotto sedie e banchi. Mentre tra le opere edilizie sarebbe innanzitutto necessario evitare la costruzione di scuole in zone ad alto inquinamento acustico, cioè vicino ad aeroporti o autostrade, dotando poi le classi di pannelli fonoassorbenti o di una parete mangia-decibel, per dimezzare il tempo di riverberazione. Non ultimo, occorre educare gli alunni al rispetto acustico, vale a dire all’utilizzo di un volume di voce moderato, senza alzarlo per sovrastare il brusio, o impedendo l'uso di cuffie e di auricolari in aula e nell’intervallo ascoltare la musica entro i limiti acustici consentiti.