Colpa anche dell’inquinamento

Quei piccoli studenti dal Beppe e i pesciolini che non sopravvivono

Quei piccoli studenti dal Beppe e i pesciolini che non sopravvivono
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Un nuovo appuntamento con il fiume Serio per i ragazzi della quinta elementare di Alzano Sopra. Ormai Beppe Magni, responsabile dell’incubatoio ittico di Albino, è un po’ il nonno di tutta la classe e non solo di suo nipote Carlo, che non si perde una spiegazione nonostante sappia già tutto. Ma un ripassino non fa mai male, quindi ecco che tutta la classe è arrivata all’incubatoio, per vedere dal vivo i pesciolini che Beppe alleva e che poi semina nel fiume.

 

 

Ad accogliere i ragazzi c’è Michele Mutti, ittiologo esperto che si occupa della formazione nelle scuole in collaborazione con l’Associazione Pescatori della sezione di Bergamo, convenzionata Fipsas. «Forse penserete che un pescatore sia una persona che pesca i pesci e se li porta a casa – dice ai ragazzi –, ma non è così. Oggi il pescatore è il custode del fiume, una sentinella sempre vigile sulle condizioni dell’ambiente acquatico, il primo segnalatore in caso di problematiche come piene disastrose, centraline elettriche che funzionano male, inquinamento… E soprattutto, non toglie più i pesci dal fiume, ma li rimette attraverso un progetto di semina che giunge dalla Regione e che consente il controllo e la preservazione della fauna ittica locale». I ragazzi osservano curiosi le immagini sulla riproduzione dei pesci. Michele spiega come avviene la fecondazione delle uova, mentre Beppe simula il massaggio che si applica ai pesci per effettuare la spremitura a secco, la tecnica che viene utilizzata all’incubatoio per fecondare le uova. «Una tecnica, pensate, inventata da un monaco a metà del 1600!» spiega Michele ai ragazzi. Poi Beppe li fa entrare nell’incubatoio e mostra loro le vasche dove migliaia di avannotti nuotano rapidamente.

 

[Il sindaco di Alzano Bertocchi (secondo da sin.) con gli esperti intervenuti all'incontro]

 

I bambini sgranano gli occhi: sono così tanti e piccoli, perché allora nel fiume ce ne sono pochi? «I predatori sono tanti – risponde Michele – e l’inquinamento dell’uomo fa la sua parte. Di questi migliaia di avannotti, pochi raggiungeranno l’età adulta. La natura fa il possibile per proteggere le uova dei pesci e noi...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 53 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 9 maggio. In versione digitale, qui.

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