Il Bocia, il Lapide e gli altri

Quelli dell'associazione a delinquere

Quelli dell'associazione a delinquere
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Quelli dell’associazione a delinquere hanno vinto la loro partita. Lo hanno fatto per sei giorni di fila, emozionando ogni angolo della Festa della Dea e regalando momenti indimenticabili a tutti. Nessuno escluso. Sono passate ormai molte ore dalla serata finale di martedì, là dove c’erano migliaia di innamorati della Dea festanti è ormai scomparso quasi tutto. Anche da questo piccolo dettaglio si capisce quanto prezioso sia stato il lavoro dei circa 200 volontari che si sono alternati al servizio del popolo atalantino. Sul palco, tra le panche, davanti alle birre o alla raccolta rifiuti si sono visti ragazzi e ragazze di ogni età. Tra la gente che ha partecipato, l’età andava dagli zero gli ottant’anni e forse più. Gli sguardi, i volti, le braccia al cielo e i sorrisi hanno dipinto un quadro di passione che se alla Festa della Dea non ci vai almeno una volta, non puoi capirlo.

 

 

Il Bocia senza voce. Iniziamo da loro, quelli che sul palco si adoperano perché il momento clou scorra via senza intoppi. Davanti a tutti, come sempre, c’è stato lui: Claudio “Bocia” Galimberti. A 42 anni suonati, i capelli e la barba cominciano a farsi brizzolati ma la carica, l’adrenalina, l’impeto che ci mette ogni volta sono sintomo di un amore che solo lui riesce a trasmettere in quel modo. Non è uno stinco di santo e non sta a noi giudicare ciò che si valuta nelle aule dei tribunali, ma quando si parla della Curva Pisani, il suo volto viene in mente quasi subito. Il ragazzino di 15 anni che viaggiava in giro per l’Europa nascosto nel bagagliaio dei bus (successe a Lisbona e in casa del Malines, in Belgio) oggi è un condottiero cui tutti fanno riferimento. E di ciò che questo comporta sembra averne sempre più coscienza. Per la verità, in almeno due delle sei serate la voce lo ha tradito e a quel punto ha chiesto una mano a chi gli stava vicino. Dettagli, perché uno che trascina in quel modo così tante persone non ha bisogno di urlare troppo.

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Il Bepo. Photo Alberto Mariani

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Il Bocia (a destra). Photo Alberto Mariani

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Trap. Photo Alberto Mariani

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Massi, Lapide e Bocia. Photo Alberto Mariani

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Alfio e Viscardi. Photo Alberto Mariani

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Baffo e Alfio. Photo Alberto Mariani

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Baffo e Lapide con il Bocia. Photo Alberto Mariani

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Il Baffo (a sinistra) assieme a Mino Favini. Photo Alberto Mariani

Gli altri del palco. «Lapide, lancia té 'l coro». E ancora: «Baffo, sono arrivati?». E ancora: «Gigi, alùra??». Per tanti questi nomi non significano molto, per chi vive la curva da dentro è facile capire che il “Lapide” Danilo è quel ragazzo pelato che stava sempre alla sinistra del Bocia regalando rovesciate improbabili e una lettura della lotteria da far svegliare anche chi abita a Bergamo Alta. Il “Baffo” e “Gigi il Rosso” sono altri due della vecchia guardia, gente che alle spalle ha anni di Curva Pisani e che lavora insieme a tutti gli altri amici per la riuscita della Festa. Insieme a loro ci sono tanti volti meno conosciuti ma ugualmente molto attivi, da Alfio al Massi passando per il Trap, Viscardi e Daniel: questi sono solo alcuni dei nomi di quelli che erano sul palco (non ce ne vogliano quelli che non abbiamo citato, ma la lista sarebbe infinita) e ha contribuito a rendere ogni sera magicamente folle. Il Bepo, omone gigante dalla barba lunga, è colui che ogni volta doveva dare il via ai mezzi che portavano gli ospiti sul palco.

Il rispetto degli ospiti. Parlare della beneficienza, dopo anni di contributi versati e tantissimi aiuti dati al Rwanda, ai terremotati de L’Aquila e di Moglia piuttosto che agli Amici della Pediatria di Bergamo, potrebbe persino sembrare ripetitivo. I 10mila euro versati a Rino Berlendis per il suo ospedale africano e all’associazione che cerca di regalare un sorriso a chi soffre sono semplicemente la realtà di un gruppo che grazie alla passione riesce a dare una mano dove serve un aiuto. Ciò che rende incredibile la Festa della Dea, pensando che tutto è organizzato anche da chi tra pochi mesi andrà a processo per associazione a delinquere, è il rispetto dimostrato dagli ospiti intervenuti. Se i giocatori di oggi e i nuovi acquisti possono sembrare quasi scontati nelle loro dichiarazioni, è innegabile che certe presenze testimoniano come il modo di essere degli ultras bergamaschi sia da più parti riconosciuto come unico e inimitabile.

 

 

Il papà di Yara. Sicuramente, il momento più alto della 14esima edizione della festa della Dea è stato quando il papà di Yara Gambirasio, Fulvio, è salito sul palco. Era sabato 11 luglio, quasi cinque anni dopo la scomparsa e l’assassinio della piccola ginnasta di Brembate Sopra. Ne hanno parlato i media nazionali, le sue immagini con il microfono in mano sono passate in molte televisioni, ma c’è una domanda che ci siamo fatti ragionando sulla sua presenza: perché un papà straziato da una tragedia simile sale sul palco di una festa ultras e abbraccia uno che da tanti è ritenuto un personaggio pericoloso? Perché sceglie una situazione come questa per presentare una Onlus che porta il nome della sua bambina? «Yara è diventata la figlia di tutti i bergamaschi, di tutti voi. Sento la vostra passione, sento quello che provate e vedo quello che fate per portare avanti le vostre emozioni. Per questo abbiamo deciso di rompere il silenzio dopo tanto tempo passato nel dolore». Con queste parole, Fulvio Gambirasio ha spiegato il motivo per cui è salito sul palco della festa.

 

 

Bellini, Inzaghi e gli altri ex giocatori. Gian Paolo Bellini è arrivato lunedì sera e secondo molti avrebbe dovuto salutare la compagnia. Giocherà ancora. Alla Festa è andato nei momenti belli, ma anche nei periodi brutti (ricordate le accuse dopo un Atalanta-Livorno finita 3-2 con doppietta di Padoin?) e il suo legame con la piazza e con la maglia è ormai indissolubile. Filippo Inzaghi, come tutti gli altri ex che sono passati, ha detto semplicemente grazie. Quattro ore prima era sulla spiaggia di Formentera ed è tornato per andare tra le zanzare di Orio al Serio a manifestare la sua riconoscenza Qualcuno ci ha visto ruffianeria, ognuno la pensi come vuole. Ma gente come Inzaghi e gli altri non sono degli sprovveduti e se spendono due ore davanti al pubblico atalantino, lo fanno per il rispetto che nurtrono per i ragazzi della Curva che li hanno sostenuti quando erano in campo.

 

 

Mino Favini, Edy Reja e l’Ave Maria. Chiudiamo con i due vecchi che si sono emozionati davanti alla gente dell’Atalanta. Mino Favini, a 80 anni, si ritirerà in quel di Como dopo che il rapporto con l’Atalanta è finito lo scorso 30 giugno. È arrivato a Orio e nel viaggio in macchina si è commosso a più riprese. Al microfono ha detto parole semplici ma sentite e in un paio di occasioni ha abbracciato il Bocia come fossero amici. Edy Reja, 70 anni compiuti, è rimasto di stucco nel vedere qualcosa che, in carriera, non aveva mai visto. «Mi avete fatto andare su Marte» ha commentato ricordando il giro in astronave. Per lui e per tutti gli altri ospiti meno giovani, la Festa della Dea è stata una sorpresa capace di regalare emozioni. Poi c'è stato don Alberto Ferrari, che ha addirittura benedetto tutti recitando un’Ave Maria: viene da Moglia, un paese del mantovano colpito dal terremoto, e che proprio in questa situazione ha potuto conoscere la generosità di questi ragazzi. Magari un po’ matti, contraddittori e pieni di tatuaggi, ma che quando bisogna rimboccarsi le maniche non si tirano mai indietro. Ultima dimostrazione le attività di volontariato alla Caritas, portate avanti nonostante non fosse più necessario per ottemperare a obblighi di legge.

 

 

Il fotografo, Alberto Mariani. In questi giorni, grazie ai video e alle fotografie, abbiamo potuto seguire e rivedere i momenti più belli della Festa della Dea. Ormai da molti anni, il fotografo "ufficiale" della kermesse organizzata dalla Curva è Alberto Mariani (che collabora pure con Bergamopost). Con la sua macchina in spalla, dal tardo pomeriggio fino a notte fonda ha seguito (ogni sera è una faticaccia) il lavoro dei volontari e lo svolgimento della serata. Prima dietro le cucine, poi davanti ai mezzi in movimento e infine sul palco. Spesso lo abbiamo visto dirigere il traffico prima di uno scatto, l’ultima sera ha addirittura posato insieme ad un fotografo cinese e il risultato è stato grandioso.

I mezzi utilizzati. Nelle sei serate di quest’anno sono stati utilizzati i mezzi più disparati. Dalla mietitrebbia del giovedì con il camion di tronchi appena dietro, passando per i cavalli con cui sono arrivati Denis e compagni venerdì sera. Sabato su Orio al Serio si è calata un’astronave, domenica Favini e gli altri del settore giovanile sono arrivati in motocicletta prima di Bellini e Inzaghi giunti a bordo di un camion dei pompieri. Ultimo, ma non meno importante, il treno colorato che ha attraversato la marea umana sul piazzale.

Tutta la festa nei video. Per chi c’era, per chi l’ha vissuta da casa su Bergamopost (a proposito, sono stati migliaia i lettori-tifosi che hanno seguito la festa in diretta attraverso il nostro sito nelle sei serate, con collegamenti da parecchi paesi nel mondo come Guatemala, America, Australia e molti altri) ma anche per chi si fosse perso qualcosa ecco qui tutta la Festa della Dea 2015. Quelli dell’"associazione a delinquere" sono in mezzo a tutta la gente che vedete. A noi, per sei giorni, hanno regalato belle emozioni. E anche questo fa notizia.

 

QUI I LINK di tutte le serate.

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