La voglia di eccellere tra fratelli

Quel debole per i primogeniti Ora anche la scienza lo riconosce

Quel debole per i primogeniti Ora anche la scienza lo riconosce
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Attenzione alla primogenitura verrebbe da dire. Proprio quello che non fece Esaù nel noto episodio della Genesi quando, su richiesta del fratello Giacobbe, “vendette” il suo status famigliare in cambio di un semplice piatto di lenticchie che in quel momento specifico gli pareva essere il massimo cui aspirare. Sono curiosi infatti i risultati emersi da un’analisi svolta accuratamente da due professori universitari di Psicologia dello Sviluppo Umano, in merito agli atteggiamenti attivi e passivi legati all’essere “il primo figlio”. Alex Jensen e Susan M. Young, rispettivamente docenti presso la Brigham Young University di Provo (Utah) e presso la Pennsylvania University di Philadelphia, hanno testato e cercato di approfondire, su un campione di 388 famiglie, alcuni dei dati rilevati da una ricerca svolta nel 2011 dalla UCLA e poi confermata anche da altri casi di studio svolti in Norvegia. In particolare hanno indagato sul fatto che circa il 70 percento delle famiglie con più figli ha delle preferenze tra questi.

 

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La voglia di eccellere sull’altro. Il primo aspetto emerso dalla ricerca è legato alla forte competizione famigliare che si instaura tra fratelli. Infatti, nonostante studi biologici e psicologici abbiano mostrato come tra fratelli ci sia circa il 50 percento di aspetti in comune, l’analisi delle due docenti ha rivelato che se un ragazzo si trova a spiccare in un determinato campo con ottimi risultati, ciò porta il fratello a “specializzarsi” in un settore completamente diverso per evitare il raffronto e, soprattutto, per attirare l’attenzione dei genitori. Questo però è spesso direttamente connesso ai comportamenti di mamma e papà: infatti anche un piccolo segnale, o un aspetto rimarcato, evidenziato dai genitori può influenzare fortemente i figli nelle scelte fatte, soprattutto in merito al campo a cui dedicarsi. L’esempio riportato dalla ricerca mostra come in una famiglia dove un ragazzo eccelle nei risultati scolastici ciò porterà, conseguentemente, il fratello a tentare di esprimersi al massimo nell’attività sportiva, per offrire ai genitori un altro “criterio” di giudizio.

 

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Il “bravo” primogenito. L’altro risultato interessante emerso dal lavoro ruota attorno al ruolo, ed alle attenzioni, del primogenito. È infatti cosa nota che il primo nato attira maggiormente le attenzioni, le emozioni e le aspettative dei genitori, in quanto “novità assoluta” nel nucleo famigliare, In gran parte dei casi analizzati si è visto come i genitori ritengano il primo figlio il più bravo, anche quando ciò non è supportato dalla realtà. Da un punto di vista psicologico, ciò si spiega con il fatto che il primo figlio sarà sempre quello più avanti da un punto di vista dei “programmi scolastici”, portando in casa aspetti non ancora noti a padri e madri. L’unica eccezione si verifica quando il fratello maggiore ha una sorella minore, in quanto le femmine sono considerate più portate per lo studio e l’apprendimento (sono da escludere dall’analisi gli eventuali figli con disabilità fisica o psichica che attirano le attenzioni dei genitori più di chiunque altro).

 

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E gli altri figli? Da ultimo la ricerca ha notato come nel corso degli anni, nonostante i risultati scolastici diano parecchie informazioni sui figli, i genitori difficilmente rivedono i propri giudizi dati all’inizio, continuando così a influenzare molto l’operato dei ragazzi. Se da un lato infatti il primogenito rischia di vivere tutte la vita sotto il “giogo” delle aspettative, a volte generatrici di insicurezza e ansia, il secondogenito potrebbe soffrire della less favored status, la sindrome dello sfavorito che provoca inadeguatezza nel soggetto.

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