Racconti di domeniche in zona arancione (come cambia da Bergamo a Sedrina....)
Dal 29 novembre e in attesa di diventare (speriamo) zona gialla, abbiamo la libertà di muoverci nei confini del Comune di residenza. Tutto cambia, dunque, in base a dove si vive. Le testimonianze di Fabio Cuminetti e Maddalena Compagnoni sono emblematiche, in tal senso: stessa misura, risultati diversissimi
Da domenica 29 novembre, la Lombardia è zona arancione. Il che significa che, a partire dallo scorso fine settimana e in attesa che i numeri consentano un ulteriore allentamento delle misure col passaggio in zona gialla, quantomeno ci si può muovere liberamente e senza autocertificazione tra i confini del proprio Comune di residenza. Ovviamente, dunque, molto cambia in base a dove si vive. Abbiamo allora chiesto a due amici di raccontarci le loro rispettive domeniche in zona arancione, uno residente a Bergamo, l'altra a Sedrina. I due racconti sono emblematici.
La mia domenica arancione da beato in città
di Fabio Cuminetti
Già in zona rossa non era male. Sempre considerando che siamo ancora nel pelago della pandemia, quindi il “non male” implica lo sforzo di trovare qualcosa di buono in un periodo che buono non è. Detto questo, con la cosiddetta “attività sportiva all’aperto” da poter svolgere all’interno del proprio Comune, abitare a Bergamo e non in centri più piccoli ci ha dato fin dall’inizio un bel vantaggio.
E infatti le strade, dal 5 novembre in poi, si sono popolate di sportivoni vestiti da fitness estremo. Una sfolgorante palestra a cielo aperto. Completini usati per andare a comprare bomboloni alla crema un poco più in là del consentito, perlopiù: peccato che quando qualcuno fa un bis di krapfen, direbbe Chef Rubio, un insegnante di pilates da qualche parte nel mondo muore. Il passaggio alla zona arancione da domenica 29 novembre ha messo a disposizione del cittadino mediamente gaudente un’ulteriore prateria di possibilità. Anche, anzi soprattutto, senza buttarsi nelle vie dello shopping o sulla Corsarola. E senza camuffarsi da triatleti.
Per non tradire quanto fatto nelle ultime settimane, la mattina di questo radioso 29 novembre (in realtà il cielo aveva più il colore dell’asfalto) mi son concesso una passeggiata sulla Maresana. Per chi abita a Valtesse, Monterosso e Redona questa sorta di plumcake boscoso, dominato da un ripetitore, è considerato quasi la dependance del giardino condominiale e infatti i suoi sentieri, nei fine settimana tiepidi di novembre, sono sempre stati ben battuti. Nulla di nuovo, dunque.
L’arrivo è al parcheggio con chiesina e Ristorante Trattoria La Maresana, che a dirla tutta è in territorio di Ponteranica. Ma nel bosco i confini non si notano, e la già citata parabola dell’attività sportiva all’aperto, unita a un generale rispetto di distanziamento e uso di mascherine, ha fatto finire escursionisti e Dcpm a tarallucci e vino. Anche in senso letterale, tra l’altro: il ristorante...
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La mia domenica, arancione e sfigata, a Sedrina (manco il sole c'è)
di Maddalena Compagnoni
A parte che ci si può anche fermare a “la sfiga di abitare a Sedrina”, perché, insomma, stiamo parlando di un paese che da novembre a febbraio vive nell’ombra. Sul serio: non c’è il sole, c’è una montagna - che non so come si chiama - che copre i raggi del sole e ci fa vivere in ombra. E quindi già questa è una grossa sfiga. Pensate ora che sfiga può essere vivere a Sedrina in zona arancione... Una barzelletta praticamente, perché ti svegli la mattina, apri Instagram e stanno tutti facendo incredibili colazioni e brunch che sono stati consegnati da qualcuno, perché ovviamente nei paesi un po’ più “di città” ci sono i bar, i ristoranti e i pasticceri che consegnano a domicilio, ma figurati a Sedrina, qui manco c’è una pasticceria.
Va be’, provo allora a farmi dei pancake da sola, ma manca la metà degli ingredienti e figurati se a Sedrina esiste un negozio aperto la domenica mattina. Mi faccio quindi dei pancake tristissimi con poco zucchero, niente marmellata e niente lievito. Insomma, una schifezza, ma almeno ho occupato la mia mattina e poi, anche se fanno schifo, sono belli da vedere quindi almeno sono riuscita a farci una storia Instagram che mi faccia sembrare felice come le altre persone. Bella prima domenica di “però dai, non siamo più nella zona rossa”.
La giornata continua ma l’unica cosa che puoi fare è scrollare la home di Instagram, perché c’è tutto chiuso. In effetti potrei andare a messa e sinceramente ci ho pensato più volte di ricominciare a frequentare la comunità cristiana, perché almeno vedo qualcuno, parlo con qualcuno, ma poi no, niente, non sono proprio il tipo (e mi dispiace sinceramente), quindi vado avanti a scrollare la home di Instagram.
Finita la rassegna di brunch e pranzi vari di qualsiasi tipo, partono le storie pubblicate dagli altri sulle Mura di Città Alta o sul Sentierone...
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