La polemica

Razzismo al Costez Nikita, la discoteca rescinde il contratto con la società che gestiva la sicurezza

Il locale: «Ci dissociamo dall’episodio, né mai la direzione ha dato indicazioni di tal genere come sembrerebbe emergere» . Un altro cliente: «Ai ragazzi di colore sono stati chiesti solo dei documenti»

Razzismo al Costez Nikita, la discoteca rescinde il contratto con la società che gestiva la sicurezza
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Riguardo alle polemiche nate sull'episodio di razzismo che si sarebbe verificato al Costez Nikita è arrivata la risposta del locale accusato. Marco Povia, direttore del locale, ha comunicato di aver avviato degli accertamenti sulla vicenda, chiedendo all'agenzia di security ingaggiata dal locale per le sue serate di sospendere precauzionalmente l'addetto coinvolto: «Per la sicurezza ci rivolgiamo a un'agenzia – ha detto Povia –. Sono loro a decidere i criteri di ingresso in base a ebbrezza e abbigliamento. Abbiamo contattato il bodyguard in questione, che ha negato l'accaduto. Abbiamo in ogni caso interrotto i rapporti con la società che gestisce il servizio di ingresso presso il nostro locale. Ci dissociamo dall’episodio, né mai la direzione ha dato indicazioni di tal genere come sembrerebbe emergere. Costez Nikita è dispiaciuta per l’accaduto, siamo i primi a voler fare chiarezza e abbiamo anche chiesto un confronto con il gruppo di ragazzi per andare a fondo. Non ci stiamo a passare per razzisti. La nostra storia dimostra che siamo contro ogni discriminazione: abbiamo un promoter di colore e nelle gallery delle nostre serate sono ritratte persone provenienti da tutto il mondo».

I fatti sono relativi alla serata di sabato 4 gennaio. Maia Scarpellini, studentessa bergamasca di 19 anni, ha raccontato di essere stata rimbalzata in malomodo all'entrata del locale per via della presenza, all'interno del suo gruppo di amici, di tre ragazzi africani. «Cosa ci fate qua? Quelli come voi non li vogliamo»: sarebbero state queste le parole del buttafuori, riferite sui social e a più riprese dalla stessa Maia. E ancora: «In questo posto non c’è gente come voi né musica che fa per voi, quindi è meglio che ve ne andiate». Maia dice di aver chiesto al buttafuori se la motivazione fosse razziale: «Se vuoi metterla così – sarebbe stata la risposta del bodyguard –... Alla gente che balla non piace avere i neri intorno». Dopo ulteriori proteste, i tre ragazzi di origine africana sarebbero stati accompagnati fuori dalla fila, zittiti dal buttafuori con alcune frasi di inneggio al duce («Ho Mussolini tatuato sulla schiena»).

Nel frattempo, oltre alle iniziative riconcilianti intraprese dal locale e alla risposta del suo direttore, sono circolate diverse testimonianze che descriverebbero una versione dei fatti diversa da quella di Maia: «Ero presente in coda insieme alla mia ragazza, e ho assistito a una scena diversa da quella descritta dai post – dice un testimone che ha contattato la nostra redazione –. Ovvero: il buttafuori ha chiesto i documenti ai ragazzi, che hanno iniziato a temporeggiare fino a che uno di loro ha ripetutamente chiesto al buttafuori se il motivo di quella richiesta fosse il colore della sua pelle. Il buttafuori ha detto ai ragazzi che, semplicemente, prima di entrare nel locale viene chiesto a tutti un documento. Inoltre, uno dei ragazzi era in tuta e il Nikita da sempre pone alcune restrizioni sull'abbigliamento. C'erano diverse centinaia di persone in coda: di fronte a un episodio come quello descritto dai post girati su Facebook sarebbe scoppiata la rivoluzione. Semplicemente, non è andata così. Anche perché nella stessa serata, prima e dopo di noi, sono entrate diverse persone di qualunque etnia».

È intervenuto anche Giorgio Teani, candidato alle elezioni per Grande Nord lo scorso anno e ora politico indipendente: «Ho contattato personalmente il personale di sicurezza in servizio al Nikita, gente che conosco molto bene e che da subito si sono distaccate da certe affermazioni. Sabato sera c’erano varie persone di diverse etnie nel locale e nessuno si è lamentato di trattamenti razzisti. Riguardo al tatuaggio del duce sulla schiena, non mi risulta che un membro della sicurezza ne abbia uno».

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