Le strategie e gli scenari futuri

Berlusconi&co, cosa bolle in pentola

Berlusconi&co, cosa bolle in pentola
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Ieri sera, lunedì 19 gennaio, Silvio Berlusconi era in Procura, a Milano, per incontrare Angelino Alfano e decidere insieme al leader di Ncd la strategia da adottare in vista dell’imminente elezione del Presidente della Repubblica. «Ma come?», potrebbero chiedersi in molti, «Un alleato di Governo che tratta con l’opposizione?». Ebbene sì, e il meeting dalle forti tinte nostalgico-pidielline di ieri è lo specchio degli equilibri politici che andranno a definirsi nelle prossime settimane, e non solo per quanto riguarda il Capo dello Stato.

La strana coppia Berlusconi-Alfano. Sembra assurdo, in effetti, che i due leader del centrodestra italiano, che nemmeno si rivolgono la parola dal novembre 2013, si ritrovino improvvisamente seduti allo stesso tavolo a confrontarsi sulle migliori strategie da porre in essere in vista del dopo Napolitano. Naturalmente, non bisogna pensare ad un ritorno di fiamma fra il Cav e il suo ex delfino, ma la ragione è squisitamente di opportunità politica: come sottolineato nei giorni scorsi (qui), il Pd sta vivendo una fase particolarmente delicata, in cui le turbolenze interne, dopo un anno di equilibrismi e parole sussurrate a mezza bocca sembrano essere ormai incontrollabili; Renzi si è dichiarato però stufo dei diktat delle minoranze democratiche, e queste ultime ne hanno abbastanza di dover ingoiare bocconi amari al fine di mantenere una quantomeno cordiale coesistenza partitica e di Governo.

In un contesto del genere, quale occasione migliore per intervenire per Berlusconi e per l’alleato più bistrattato del Pd? Ad oggi, Renzi ha bisogno di numeri, non solo per la partita riguardante il Presidente della Repubblica, ma anche per quella, forse ancor più rilevante, dell’Italicum; e a far la conta fra le sue fila, si ingrossa sempre più il numero dei cosiddetti “franchi tiratori” di oggi, che poi saranno i voti mancanti di domani in sede di approvazione della nuova legge elettorale.

La strategia di Berlusconi. L’appiglio più solido a cui il Premier può in questo momento fare ricorso è il Patto del Nazareno, che si traduce in un nome e volto ben preciso: quello di Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia intende sfruttare appieno questo momento, da un lato per riportare in primo piano la propria figura nell’agone politico, dall’altro per ridare credibilità al centrodestra, che da mesi ormai langue in uno stato di appannamento come mai si era visto.

E l’elezione del Presidente della Repubblica è un’occasione perfetta, per diversi ordini di ragioni: in primo luogo proprio per la possibilità di coinvolgere anche Ncd in questo particolare gioco delle parti, poiché si tratta di una questione extra governativa, perciò il partito di Alfano può anch’esso permettersi di puntare i piedi nei confronti di eventuali scelte sgradite da parte di Renzi per quanto riguarda il successore di Napolitano. E conseguentemente portare il numero dei grandi elettori di centrodestra a 250 (un’enormità).

In secondo luogo, è parere di molti che all’interno del Patto del Nazareno ci fosse espressa previsione circa il coinvolgimento di Berlusconi nella scelta del nuovo Presidente della Repubblica: ecco che allora l’ingerenza di Silvio, agli occhi anche dell’opinione pubblica ma soprattutto di Renzi, appare assolutamente legittimata.

In terzo luogo, il leader di Forza Italia ben sa, viste le traversie interne al Pd, che il Premier, quando in febbraio si voterà sull’Italicum, avrà davvero bisogno dei numeri di Forza Italia per portare definitivamente in porto uno dei progetti con maggiore eco (mediatica e politica) del nuovo corso democratico, su cui Renzi non può permettersi, per nessuna ragione, di scivolare; e in un contesto del genere, Berlusconi ha dunque ampia possibilità di forzare la mano rispetto a nomi a lui graditi nella corsa al Colle.

Gli scenari futuri. Ora, presumibilmente, Renzi darà realmente notevole peso alle proposte di Berlusconi e Alfano, pena perdere definitivamente il controllo della scelta del Presidente della Repubblica e, come spiegato, delle sorti dell’Italicum, salvo poi il secondo step della partita riguardante il proprio partito: un Pierferdinando Casini, giusto per fare un esempio dei nomi graditi al leader Ndc, accettato come candidato dagli ambienti democratici, è davvero poco probabile.

D’altra parte, i nomi che circolano all’interno del Pd rappresentano figure che Berlusconi non accetterebbe di buon grado. A Renzi la scelta, dunque: accantonare il Patto del Nazareno, scegliendo così un nuovo Capo dello Stato con le sole forze democratiche e rischiando di rendere traballante il futuro dell’Italicum, oppure mantenere saldo l’accordo con Berlusconi nella scelta del futuro Presidente, rischiando di affievolire le possibilità di convivenza con pressoché tutte le minoranze del suo partito.

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