Il triangolo treni-Teb-autolinee

Reportage di una mattina qualunque in stazione, dove Bergamo fa sempre più paura

Negli ultimi giorni gli episodi di violenza e illegalità si sono intensificati. La denuncia della Locatelli (trasporti): la zona è abbandonata a se stessa

Reportage di una mattina qualunque in stazione, dove Bergamo fa sempre più paura
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di Franco Lotito

Il ragazzotto di colore strepita. Urla in malo modo minacce in una lingua incomprensibile. Avrà 25 anni. Indossa una maglietta da calcio e i pantaloni di una tuta rivoltati al ginocchio. È a una ventina di metri da me. Grida altre cose che non capisco, ma dai gesti esagitati intendo che vuole che me ne vada. L’atteggiamento è tutt’altro che amichevole. Eppure, questa è la città in cui ho sempre vissuto. E a voler ben vedere, l’ospite è lui. Nei giorni scorsi il fotografo de L’Eco di Bergamo, Beppe Bedolis, è stato aggredito durante un servizio proprio in questa zona. Una gang di gentiluomini gli ha tirato bottiglie e una spranga. Ma per fortuna non l’hanno colpito.

Il triangolo stazione treni-Teb-Autolinee. Il luogo più pericoloso della città. Qui, nonostante gli sforzi compiuti dal Comune e dalle forze dell’ordine, le aggressioni sono un rischio costante. Basta un niente: uno sguardo dato male, un contatto accidentale, un rifiuto o una risposta troppo secca. O ancor peggio, finire nel posto sbagliato al momento sbagliato. Perché chi traffica da queste parti considera la zona come suo territorio. In cui fare i suoi comodi, leciti o meno. E guai a riprendere o fotografare. Anche solo attraversare.

Sono passati anni da quando gli immigrati africani in arrivo dalle vie limitrofe hanno invaso piazzale Marconi, trasformando la stazione dei treni in un’enclave. Nessuna amministrazione comunale, di destra o di sinistra, è riuscita ad estirpare i fenomeni delinquenziali che gli gravitano attorno. E qualcuno comincia a pensare che la situazione sia irrisolvibile, come peraltro nelle città vicine, Brescia e Milano. Finora tutte le iniziative messe in campo si sono rivelate un palliativo. Passa qualche mese e siamo punto e accapo.

Il consigliere comunale Filippo Bianchi, di Fdi, ha presentato un’interrogazione. Chiede un presidio fisso “vero”, della Polizia locale, alla stazione. Bastasse così poco. Nei giorni scorsi l’assessore alla Sicurezza Sergio Gandi ha proposto di chiudere la scaletta dello spaccio. Quei gradini che dal piazzale scendono su via Bonomelli. Qui, protetti dall’ombra delle piante, avvengono i più turpi spacci. Non serve molto per notarli. Basta fermarsi un istante e si vedono veloci scambi di soldi e droga, brevi manu. A oggi, la scaletta è ancora aperta e transitabile. E peraltro, come ha scritto un lettore alla nostra redazione, chiuderla servirebbe davvero a poco. Togli la scaletta, si apre un angolo nascosto. E le cose non cambiano.

Sono le 11.30, oggi. Il sole picchia duro su piazzale Marconi. I turisti arrivano trafelati, trascinando trolley e borsoni. Quando escono dalla stazione rimangono estasiati da Bergamo Alta, di fronte a loro, laggiù, in fondo al viale. Ma quando lo sguardo cade di lato, pensano di aver sbagliato città. Sul lato sinistro della stazione bighellonano gruppi di bell'imbusti, nullafacenti e dall'aspetto bieco. Urlano fra loro, in una città borghese dove il bisbiglio è una regola di vita. Discutono a voce alta, con arroganza, aggressività, concitazione. A volte si spintonano. Non è per il sole che piazzale Marconi è vuoto. I turisti, scansano rapidamente sulla destra, verso la zona taxi. Quando arrivano alle auto bianche, chiedono sconcertati: «Ma questa è davvero Bergamo?».

«I turisti amano la nostra città - racconta un tassista - la trovano bella e attraente, ma la stazione proprio no». «Stamattina quando sono arrivato - racconta un altro - c’erano due che si stavano picchiando lì, davanti al bar. Capita spesso, anche la sera. E di notte non le dico». (...)

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