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Rimborso parziale dei tamponi positivi, Scandella e Carretta: «Essere guariti non è una colpa»

I due consiglieri regionali d'opposizione puntano nuovamente il dito contro la Giunta Fontana per la gestione dell'emergenza sanitaria

Rimborso parziale dei tamponi positivi, Scandella e Carretta: «Essere guariti non è una colpa»
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«Regione Lombardia persevera nella strategia sbagliata. È assurdo che un cittadino venga penalizzato perché non è più infettivo, quando è proprio la Regione a chiedere a chi ha un test sierologico positivo di sottoporsi anche al tampone». È la denuncia che i consiglieri regionali Niccolò Carretta (Lombardi Civici Europeisti) e Jacopo Scandella (Pd) muovo ai vertici regionali, da giorni al centro di polemiche per la gestione dei test sierologici e dei tamponi.

Il pomo della discordia è rappresentato dalla delibera regionale approvata lo scorso 12 maggio, che ha concesso ai privati la possibilità di sottoporsi a proprie spese al test sierologico, obbligandoli però nel caso in cui fossero risultati positivi alla presenza degli anticorpi a pagare anche il tampone per essere certi di non essere più contagiosi. La scelta aveva scatenato diverse critiche, con Regione Lombardia accusata di aver scaricato le responsabilità della mala gestione dell'epidemia e i relativi costi sui cittadini. Persino il professor Massimo Galli, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ha definito il pagamenti dei test e dei tamponi come «una debacle per la sanità».

Nei giorni scorsi è arrivato il mezzo passo indietro delle autorità regionali, che hanno stabilito come in caso di positività al tampone nasofaringeo, parte del costo venga restituito ai privati tramite le Ats. Tuttavia le polemiche non accennano a fermarsi: i consiglieri d’opposizione evidenziano come il costo dell’esame del tampone venga rimborsato soltanto «in caso che anche quest’ultimo sia positivo. Questa indicazione è scritta nero su bianco nelle risposte alle domande più frequenti, sul sito della Regione (https://bit.ly/2AzJ3bB - sezione Faq)».

«È l’ennesima prova che Regione non crede ai test diffusi e che, soprattutto, disincentiva i cittadini a effettuare le analisi - attaccano i consiglieri -. Essere guariti non è una colpa. Tanti cittadini hanno avuto sintomi e pur chiamando i numeri verdi non sono stati visitati da nessuno, tanti altri devono tornare al lavoro a contatto con colleghi e con il pubblico, altri ancora sono stati a contatto con persone malate e il messaggio che la Regione dà loro è che se vogliono proprio fare il test se lo devono pagare e, se per caso nel frattempo sono guariti, si devono pagare anche il tampone, senza nemmeno che sia stato fissato un prezzo massimo».

«È un disincentivo bello e buono – concludono Scandella e Carretta - che nasconde forse la volontà di non far emergere la reale dimensione del contagio in Lombardia e il numero delle persone che non sono mai state raggiunte dal sistema sanitario regionale».

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