Un libro sul tema

Robot, quali sono i futuri possibili

Robot, quali sono i futuri possibili
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Che nessuno sia perfetto è chiaro. Non c’è integratore vitaminico che tenga per far fronte a quelle circostanze faticose che ci rendono spesso tanto stanchi, poco lucidi e maledettamente disorganizzati. E non si contano le volte in cui siamo collerici, presuntuosi ed egoisti. Più che essere migliori noi, vorremmo che lo fossero gli altri: non solo più collaborativi ed efficienti nelle faccende pratiche, ma anche capaci di capirci e sostenerci incondizionatamente. Però, mica siamo macchine! Appunto.

Un libro sul tema. Umani e umanoidi. Vivere con i robot è un libro edito da Il Mulino, che sembra rispondere alle aspettative di chi guarda con fiducia alla scienza come alla strada capace di condurci alla soluzione di questi problemi. Un volume destinato a quelli che attendono un futuro in cui la tecnologia arrivi dove l’uomo fallisce e gli esseri umani siano affiancati da individui intelligenti e sentimentali, ma creati in laboratorio. Vi piacerebbe accompagnarvi ad androidi che non solo facciano la polvere, ma che anche vi consolino nei momenti di sconforto con le parole giuste, magari allungandovi un kleenex?

 

 

I robot saranno tra noi. Per fare un po’ di spoiler, vi aspettano una buona e una cattiva notizia. È vero, sembra ci attenda un futuro in cui esisterà qualcosa di molto simile ad androidi infermieri, androidi domestiche, androidi tate e badanti. Infatti, l’attuale sviluppo della scienza è tale da non escludere l’ipotesi di una società in cui macchine dalle sembianze umane siano capaci di assisterci, comprenderci ed eseguire i nostri ordini vocali e gestuali.

E non si tratterà di un semplice scheletro i cui meccanismi sono attivati da un computer, ma di un umanoide capace di «riprodurre il nesso imprescindibile che esiste tra cervello, mente e corpo» tipico degli esseri viventi. Sembra, insomma, che l’accostare un «cervello neuromorfo» a un «corpo responsivo e adattativo» renderà possibile la creazione di androidi simili all’uomo. Si tratta “solo” di decifrare i meccanismi del nostro cervello e tradurli in software. Un’impresa non del tutto semplice, ma alla quale stanno collaborando attivamente e da tutto il mondo gli scienziati delle più disparate discipline.

A sostenere l’ipotesi di un vero e proprio «ecosistema robotico che dovrà coesistere con gli umani» sono Roberto Cingolani e Giorgio Metta, due scienziati alla guida dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), un centro all’avanguardia di robotica che ha sede a Genova Bolzaneto. Insieme hanno collaborato alla realizzazione di questo volume che ci è stato presentato dal supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore.

 

 

Ovviamente, non proveranno emozioni. Ma veniamo alla cattiva notizia. «Non esiste tecnologia che possa rendere una macchina intelligente anche dotata di emozioni e autocoscienza». Questo è stato chiarito a scanso di equivoci nelle pagine introduttive del libro. «E non se ne parli più», hanno forse aggiunto freddamente i due scienziati. I robot potranno senz’altro parlarci quando siamo giù, ma non sapranno commuoversi; potranno prendere sì piccole decisioni, ma non conosceranno mai l’ansia; potranno guidare pericolosamente, ma non si spaventeranno mai. Questo perché non ci potrà essere in loro «alcunché di sentimentale, di personale e di emozionale». Quindi i robot non saranno né potranno essere né buoni, né cattivi, con buona pace della letteratura e del cinema fantascientifici: nessun mecha, qual era il povero bambino protagonista del film di Spielberg AI, Intelligenza Artificiale, come pure nessun replicante alla Blade Runner.

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