Rsa, al vaglio l'ipotesi di uno stop preventivo alle visite dei parenti: «Inaccettabile!»
Valerio Zanolla, segretario generale Spi Lombardia: «La crescita di positivi e ricoveri preoccupa, ma a rischio c'è lo stato di salute complessivo degli anziani»

La curva dei contagi è in costante aumento e, di giorno in giorno, cresce anche l’attenzione delle autorità, pronte a valutare l’opportunità di ulteriori misure restrittive. Da ultimo, si fa largo l’ipotesi di una chiusura totale delle visite dei parenti agli anziani ospitati nelle Rsa. Una stretta che però vede fortemente contrari i sindacati: «Ancora una volta sono gli anziani a pagare per l’incapacità del sistema sanitario e socio sanitario di proteggerli – sottolinea Valerio Zanolla, segretario generale Spi Lombardia -. Dopo la tragedia di marzo e aprile, dopo le numerose normative che hanno regolamentato gli accessi dei famigliari e degli operatori in sicurezza, nate in seguito al confronto con gli stessi enti gestori, apprendiamo che si sta iniziando a pensare nuovamente alla chiusura totale alle visite dei parenti, già ridotte al lumicino».
«Certo, la continua crescita di positivi e ricoveri ospedalieri preoccupa anche noi - aggiunge Zanolla – ma siamo preoccupati anche dello stato di salute complessivo degli anziani ricoverati, spesso privati dei necessari livelli di assistenza e di riabilitazione, e del fatto che l’assenza degli affetti familiari prolungata per così tanti mesi, in particolare per la tipologia di pazienti che si trova all’interno delle case di riposo, rischia di essere altrettanto pericolosa quanto il virus».
Il dubbio sollevato dal sindacato è che la chiusura alle visite sia la scelta più semplice da mettere in atto. «Ci chiediamo se davvero non sia possibile continuare a mantenere la vicinanza dei parenti nel rispetto delle norme che già esistono, o se invece sia più facile evitare di assumersi le proprie responsabilità da parte di chi deve gestire una struttura socio sanitaria – conclude Zanolla -. Regione Lombardia e Ats intervengano per tutelare i diritti e la dignità degli anziani, garantendo tutti gli strumenti diagnostici e preventivi indispensabili per evitare l’accesso del virus. I ritardi registrati nell’avvio della campagna vaccinale e l’incertezza sulla capacità e sui tempi della copertura per gli operatori socio sanitari, in particolare del privato, non aiutano».