«Esci da questo corpo»

Rubata un’ostia: «Satanismo» Il vescovo manda l’esorcista

Rubata un’ostia: «Satanismo» Il vescovo manda l’esorcista
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Rubano l’ostia consacrata dal tabernacolo della chiesa e il parroco chiama l’esorcista. Potrebbe esserci l’ombra delle sette sataniche dietro il clamoroso furto messo a segno nella cappella dedicata alla Madonna di Lourdes, a Palosco. Il fatto è accaduto lo scorso 7 febbraio, ma solo nei giorni scorsi la notizia è diventata di dominio pubblico: qualcuno si sarebbe introdotto nella chiesetta e, senza toccare null’altro delle offerte per i poveri o oggetti preziosi usati per le celebrazioni delle messe, si sarebbe diretto nel luogo dove era tenuta la particola e l’avrebbe portata via.

A raccontare la vicenda a Treviglio.tv è stato il parroco don Giuliano Bonù, ancora molto scosso: «La chiesa parrocchiale è chiusa dal lunedì al venerdì a causa del cantiere per la sistemazione del tetto, così  ho deciso di portare il tabernacolo alla chiesetta dedicata alla Madonna di Lourdes, in modo che i fedeli potessero andare a pregare  – ha spiegato il sacerdote - Così ho preso una scatoletta per le pastiglie e ci ho messo dentro una piccola ostia. Due settimane fa, però, abbiamo trovato il tabernacolo aperto e la particola era sparita». Secondo il parroco non ci sono dubbi, è stata rubata da persone che appartengono a sette che praticano le messe nere. «Probabilmente si tratta di un furto su commissione - ha detto don Giuliano - Queste persone fanno cose diaboliche e pratiche perverse, tipo infilare la particola nella vagina delle fanciulle».

 

 

Su consiglio del vescovo di Brescia Luciano Monari, è stato quindi  deciso di chiamare un esorcista, don Oliviero Faustinoni, canonico della Cattedrale della città della Leonessa  e capo di un’apposita task force di sette sacerdoti che si occupano di esorcismi nella diocesi di cui Palosco fa parte. Domenica ha quindi celebrato la messa «riparatrice» con il compito «di assolvere tutte le anime dal grave peccato che ha colpito l’intera comunità religiosa». «Quella di domenica era una messa come tutte le altre, fatta in riparazione del gesto contrario all’eucarestia, ossia rubare la particola dal tabernacolo e utilizzarla per un fine diverso  – ha spiegato don Faustinoni – Non c’è stato nessun rito straordinario, ma la celebrazione della messa in ricordo del valore dell’eucarestia».

Ancora non si sa se il furto può essere attribuito a una setta che celebra il demonio per l’arrivo dell’imminente apocalisse o per un rito di affiliazione, o sia stato compiuto da ragazzini semplicemente in vena di scherzi, ignari delle conseguenze.

Duecento casi all’anno in diocesi. Duemila richieste nel 2015 solo nella diocesi di Brescia. Gli esorcismi non conoscono crisi e continuano a essere una pratica richiesta anche nel ventunesimo secolo. Un dato sconcertante quello pubblicato dalla diocesi, se si pensa che sono duecento i casi accolti, più di uno ogni due giorni, che vedono impegnati una task force di sette sacerdoti: don Angelo Gazzina, don Michele Giacomini, don Tomaso Melotti, don Marino Cotali, don Giacomo Bulgari, don Renzo Delai  coordinati da don Oliviero Faustinoni. Ciascuno di essi ha pubblicato il proprio recapito sul sito della diocesi in modo che le persone possano prendere appuntamento direttamente con loro. E non si tratta di sciamani di uno sperduto villaggio della Nuova Zelanda, ma sacerdoti cattolici che intervengono nel quotidiano, magari dalla vicina della porta accanto.

Le simbologie occulte dietro al furto di una particola. Era la prima volta a Palosco, ma di  furti di ostie  la casistica in  Italia è piuttosto ricca. Dal Piemonte alla Sicilia. Un furto che rientra nella simbologia dei riti satanici, insieme a liquidi organici, crocefissi, droghe e sesso per ingraziarsi il diavolo. Generalmente una parte dei riti durante le messe nere, spiegano gli esperti, consiste nel celebrare una messa in una chiesa sconsacrata o in un casolare abbandonato, usando come altare il corpo di una donna, meglio se vergine. Si procede poi con l’intingere l’ostia con materiale organico umano maschile e sangue mestruale di donna, infilare la stessa ostia nella vagina e poi avere un rapporto sessuale. Questo uno dei sacrifici, pare, più in voga per ricevere i favori del diavolo. Pratiche non nuove, ma  che affondano le radici in culti antichi, noti già  nel Seicento e ancora presenti nelle «messe nere» attuali. Il rito segue con una litania in latino con bestemmie, offese a Cristo e con crocifissi rovesciati. Basta fare una ricerca in internet per scoprire che i casi di furti di ostie sono in aumento in tutta Italia, e spesso, a commettere il furto  sono estranei convinti per pochi spiccioli. Le ostie consacrate possono però  anche essere vendute come «medicinali» miracolosi e, secondo gli esperti, valgono da 50 a 150 euro l’una sul mercato nero.

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