Sarà un elettroencefalogramma a decidere se un film merita l'Oscar

Pensiamo ad un film che fa discutere di sé: a 50 sfumature di grigio, ad esempio. Chi potrà decretare se alla fine sarà un vero successo, una montatura o un vero flop al botteghino? Il critico letterario con la sua recensione osannante o stroncante? Il passaparola tra amici e pubblico? Qualunque sia la scelta fatta la risposta è comunque ni, perché è vera oggi, ma in futuro l’Oscar del gradimento di una pellicola del grande schermo potrà essere determinata da… un encefalogramma. Una sorta di macchina della verità, insomma, il cui neuro marcatore del piace-non piace, non mente (mentre le parole lo fanno). Ad ipotizzarlo è uno studio della Erasmus University, in Olanda, appena accettato sul Journal of Marketing Research.
L’encefalogramma dirà se un film è da Oscar. È abitudine correlare un tracciato medico soprattutto al battito cardiaco per rilevare qualche possibile anomalia del muscolo, ma anche al cervello, per definire lo stato di attività e reattività dell’organo agli stimoli ambientali. Sempre a scopo diagnostico e terapeutico, quindi.
Ma in futuro, a questo tracciato cerebrale (noto con la sigla scientifica di EEG), si potrebbe anche pensare in una maniera un po’ più ludica. Potrebbe essere infatti utilizzato per definire in maniera predittiva, cioè prima che un dato fatto o fenomeno avvenga, la percezione di una pellicola presso il grande pubblico. Potrebbe aiutare, ad esempio, a capire in anteprima se un film sarà o meno un campione di incassi, sostituendo così le più tradizionali e complesse indagini di mercato, oggi largamente (e forse le sole) utilizzate allo scopo. Con almeno un valore aggiunto: la veridicità dell’informazione e del risultato ottenuto, perché il cervello non mente, a dispetto delle parole: rivela cioè in maniera certa e assoluta l’indice di gradimento di una determinata cosa.
Lo studio e la sua teoria. Le neuroscienze stanno sempre più dimostrando che sotto la superficie della coscienza avvengono importanti processi mentali, che limitano la capacità di predire con esattezza il comportamento futuro delle persone. Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti molti progressi nel correlare l’attivazione di alcune aree cerebrali alle scelte individuali, mancano ancora prove certe che alcune misure neurologiche siano effettivamente in grado di aumentare il potere predittivo, rispetto ai metodi di misura convenzionali come le ricerche di mercato.
Potere che, però, l’EEG sembra avere, essendo in grado di fornire informazioni preziose, non ottenibili attraverso altre soluzioni di indagine per lo più verbale. Per accreditare questa ipotesi e provare a dimostrare o meno la veridicità di preferenza verbale vs non-verbale di un gruppo di spettatori, i ricercatori olandesi hanno invitato i partecipanti allo studio a prendere posto su comode poltrone, in una stanza buia, di fronte ad un schermo di computer con un paio di altoparlanti, sul quale venivano fatti scorrere i trailer di 18 film.
Naturalmente tutti i volontari erano muniti della cosa più importante: elettrodi dell’EEG fissati sulla testa che registravano le reazioni al passaggio dei diversi stralci di pellicole. Nel mentre veniva anche chiesto ai partecipanti di esprimere il livello di gradimento dello spezzone di film appena visto e di rivelare quanto fossero stati disposti a pagare per acquistare il DVD corrispondente ai vari film. Al termine della visione di tutti i 18 trailer, ai soggetti arruolati venivano mostrati tutti i film per intero e chiesto di acquistarne tre, in ordine di preferenza, i quali venivano poi debitamente consegnati agli spettatori.
I risultati. Su questi l’EEG ha fatto la differenza perché l’esame si è rivelato molto più accurato delle affermazioni coscienti dei partecipanti nel predire quale film avrebbero poi effettivamente scelto (e acquistato) al termine dell’esperimento. Questo dimostrerebbe pertanto che le oscillazioni dell’attività elettrica del cervello hanno la potenzialità di fornire informazioni uniche circa le preferenze individuali e di popolazione con un grado di accuratezza e precisione ben superiore alle dichiarazioni razionali espresse a parole dallo spettatore.
Insomma l’EEG potrebbe essere utilizzato come marcatore neurologico del grado di apprezzamento di un film e aiutare cinematografici, registi, attori e company a capire cosa c’è che non va e a raddrizzare scene, contenuto o altro prima di presentare il film al pubblico, a Venezia, agli Oscar e assicurare alla pellicola (forse) una parte di successo in più.