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Scoperti due nuovi pianeti abitabili e non sono nemmeno tanto lontani

Scoperti due nuovi pianeti abitabili e non sono nemmeno tanto lontani
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Kepler-438b e Kepler-442b: sono questi i nomi dei due pianeti da poco scoperti e che sarebbero in grado di ospitare la vita umana. Tutto questo sarebbe possibile proprio grazie alla loro posizione. Orbitano, infatti, intorno alla propria stella di riferimento nella cosiddetta zona di abitabilità, una regione di spazio collocata alla giusta distanza dall’astro, con temperature né troppo elevate, né troppo basse. In questo modo riescono ad avere acqua allo stato liquido sulla loro superficie, uno dei pochi requisiti per rendere un pianeta accessibile alla specie umana. Da secoli l’umanità si interroga sulla questione che riguarda l’esistenza di altre civiltà aliene.

 

 

Sin dai tempi del Medioevo si riteneva che dovessero esistere altri pianeti e che, forse, qualcuno di questi fosse popolato da altre forme di vita. Ma nei secoli passati non c’era alcuna possibilità di verificare in alcun modo quelle primissime intuizioni. Sono rimaste per tutto questo tempo al semplice stadio di supposizioni o tesi da verificare, e solo recentemente, grazio allo sviluppo di sofisticate tecnologie, si è potuto iniziare a prender davvero sul serio l’idea di cercare nuovi mondi che possano, in un (prossimo) futuro ospitare la specie umana.

A render nota la scoperta dei due nuovi pianeti è stato Guillermo Torres, coordinatore del progetto Kepler, durante il convegno della Società astronomica americana negli Stati Uniti, a Seattle. Kepler-438b dista 470 anni luce dalla Terra mentre invece Kepler-442b 1.100. Entrambi orbitano intorno a due stelle nane rosse, più piccole e fredde del nostro Sole: il primo impiegandoci 35 giorni, il secondo 112. Secondo i calcoli dei ricercatori, i due pianeti avrebbero un diametro inferiore del 12% rispetto a quello della Terra e Kepler-438b avrebbe il 70% di possibilità di essere roccioso, mentre Kepler-442b, circa un terzo più grande della Terra, ne avrebbe il 60%.

 

 

Che cos’è Kepler.Con questo nome si è soliti intende una missione spaziale della Nasa, il cui scopo sarebbe la ricerca e conferma di pianeti simili alla Terra, in orbita attorno a stelle diverse dal Sole. Il veicolo spaziale, battezzato in onore dell'astronomo tedesco del diciassettesimo, è stato lanciato nello spazio il 7 marzo 2009. Il telescopio Kepler è stato progettato per monitorare una porzione della nostra regione della Via Lattea e scoprire dozzine di pianeti simili alla Terra, oltre che stabilire quante delle miliardi di stelle della nostra galassia posseggano pianeti.

I dati, elaborati nello spazio, vengono poi inviati nei laboratori sulla terra, dove vengono analizzati. Nell'aprile 2013 il team di Kepler aveva individuato quasi 3000 pianeti che parevano avere significative caratteristiche di “abitabilità”. Nel gennaio 2013 un gruppo di astronomi dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, studiando i dati inviati da Kepler, ha stimato che nella Via Lattea risiedano almeno 17 miliardi di esopianeti simili alla Terra.

Le prossime tappe. Nel 2017 verrà lanciato in orbita il successore di Kepler: il telescopio della Nasa Tess (Transiting exoplanet survey satellite), che esplorerà l’intera volta celeste, anziché uno spicchio come fa invece Kepler. Inoltre si procederà con studi più approfonditi e dettagliati in merito ai due “nuovi” mondi da poco scoperti. «L’ultima tappa (in programma fino a questo momento) – conclude David Kipping, astronomo presso l’Harvard Smithsonian center for astrophysics e coautore del nuovo studio – è l’analisi dell’atmosfera di questi nuovi pianeti, alla ricerca di possibili tracce di vita, come un segnale relativo alla presenza di clorofilla».

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