«È in grado di fottere una generazione»

Si chiama shaboo ed è micidiale La nuova droga che dilaga a Milano

Si chiama shaboo ed è micidiale La nuova droga che dilaga a Milano
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Si chiama Shaboo, si presenta come una polvere cristallina, ed è una mentafetamina, prodotto chimico di sintesi. È la nuova droga che inquieta gli investigatori di Milano e ovviamente ancora di più le famiglie. Dall’inizio di quest’anno i sequestri di questa sostanza micidiale si sono impennati: ben sette dal primo gennaio, quando vennero sorpresi spacciatori con ben 60 grammi di shaboo. L’ultimo episodio la notte di martedì, quando alle Colonne di San Lorenzo, epicentro della movida milanese, sono stati arrestati tre cinesi che stavano spacciando questa nuova droga. Che non è propriamente nuova in quanto venne creata per la prima volta in laboratorio in Giappone alla fine dell'800 e si è poi diffusa rapidamente in Thailandia e nelle Filippine. Ma nuova è la sua apparizione sul mercato milanese degli stupefacenti, sempre più ricercata e richiesta.

 

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È una sostanza che ha l’aspetto innocuo del sale grosso, ma è la forma più pura della menfatemina. Dieci volte più potente della coca, è stata introdotta a Milano all’inizio nella comunità filippina, poi il mercato è passato soprattutto in mano cinesi. Il problema è che questa è una droga, come ha detto un investigatore mercoledì, «in grado di fottere una generazione». E a quanto pare non è un allarme esagerato. Lo shaboo dà immediata dipendenza, sfigura il volto e provoca danni gravissime alle cellule cerebrali. In sintesi è in grado un po’ come il crack di ridurre un ragazzo in uno zombie.

Il rischio riguarda soprattutto i più giovani, inesperti e alla ricerca del primo sballo. Per loro è più facile cadere nella trappola, tanto più che l’ultimo episodio dimostra come gli spacciatori di questo tipo di sostanza siano partiti all’attacco delle piazza più frequentate e più vissute nelle notti giovanili. Lo spaccio è un affare assai redditizio, visto che un grammo rende fino a 400 euro, anche perché chi cade nella dipendenza è disposto a tutto pur di procurarsene una dose.

 

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È stata ribattezzata come “droga etnica”, in quanto ha trovato la sua prima diffusione nei paesi più poveri e sottosviluppati, per la sua capacità di stimolazione della dopamina permette di affrontare, meno faticosamente, tante ore di lavoro, anche 22 di fila, provocando però uno sfinimento totale. Per di più la sensazione di piacere data dallo shaboo, grazie appunto al rilascio di dopamina nel cervello, oltre a creare una forte dipendenza, alla lunga provoca  comportamenti violenti, ansia, confusione, insonnia, paranoia e disturbi della personalità. «È stata una sensazione fortissima, più della coca», ha raccontato una ragazza che l’ha provata a un giornalista del Corriere. «Mi sentivo piena di energie, facevo progetti. Due fumate e non ho mangiato e dormito per giorni».

Molto allarmato un grande esperto con Riccardo Gatti, responsabile dipendenze della Asl 1 di Milano. «Oggi», spiega, «i ragazzini cominciano ad usare la sostanza non come effetto di una devianza, ma come nuova forma di conformismo. Quindi per loro l’effetto novità è un valore aggiunto. Per di più non hanno nessuna coscienza critica. Sono allarmato: in queste situazioni il rischio di trovarsi di fronte a nuove “epidemie” è davvero grande».

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