Un regime assoluto

Come si vive in Corea del Nord

Come si vive in Corea del Nord
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La Corea del Nord è un Paese di ventiquattro milioni di abitanti con un’organizzazione che rasenta l’autarchia, uno statalismo economico che dà origine a una lunga lista di contraddizioni. Nella Repubblica Popolare Democratica di Corea si arriva con aerei di linea assemblati decenni fa nell’Unione Sovietica oppure con un vecchio treno che da Pechino collega via terra alla capitale Pyongyang: ottocento chilometri e controlli infiniti alla frontiera sul fiume Yalu.

Visita turistica. I turisti sono accettati solo se rigorosamente accompagnati da guide fornite (e formate) dal Ministero del Turismo, che conducono alla scoperta di memoriali di partito e mausolei dei leader della nazione. Si cena in un ristorante tradizionale e si dorme nell’albergo centrale dedicato ai turisti, dopo aver assistito a uno spettacolo elogiativo dei traguardi del regime o della civiltà tradizionale nordcoreana, la stessa che si dovrebbe ritrovare nelle campagne, in un susseguirsi di fattorie collettive, paesaggi montani e cittadine semi deserte, intervallati da mostri edilizi degli anni settanta e da pattuglie di soldati indolenti.

Mercati neri e negozi. La Cina è vicina, e altrettanto il consumismo che spinge i nordcoreani a comprare nei mercati neri, che vengono dagli elettrodomestici agli alimentari, dal pesce ai liquori fatti in casa. I negozi sono tutti uguali, un paio di grandi department store e dei baracchini che vendono snack per strada. Lo stipendio medio è tra 1,5 e 2,5 euro al mese, cifre incomparabili anche con i 190-250 euro dei cugini cinesi.

 

 

Notizie e internet. La Repubblica Popolare Democratica di Corea è un Paese che, nonostante tutto e a prezzo di grandi sacrifici umani, è riuscito a sopravvivere all’implosione sovietica, governato da una dinastia, quella dei Kim, che ha gestito tutto dall’interno, in una specie di monarchia comunista che rifiuta i contatti con il resto del mondo. Le notizie provenienti dall’esterno vengono rigorosamente filtrate, e pressoché assenti sono i casi in cui qualcuno arriva dal “vicino del sud” (come bene il film Geomul dimostra). Fino al 2013 chiunque volesse entrare nel Paese si vedeva sequestrato il cellulare, ed è solo dal febbraio 2016 che ai turisti è concesso di usare il 3G. La Corea del Nord, del resto, ha una sua rete internet isolata; non connessa alla rete mondiale, consente di visitare i siti di regime e leggere le news.

I campi di concentramento. Nel mondo, però, della Corea del Nord, spesso si parla, specialmente nell’ambito dei diritti civili. Tanti sono infatti i campi di concentramento largamente utilizzati per i prigionieri politici (che, secondo le stime, sarebbero circa 200mila su meno di 25 milioni di abitanti), di cui ha dato un’importante testimonianza l’attivista Shin Dong-hyuk, unica persona ad essere evasa da una prigione coreana.

 

 

L'esercito e i trasporti. Altra caratteristica per la quale il Paese è universalmente famoso è la dimensione del suo esercito: 1,2 milioni di persone, pari al 5 per cento della popolazione totale (senza contare 8 milioni di riservisti). Uno dei plus della condizione dei militari è il fatto che a loro (così come agli ufficiali governativi) è permesso avere l’auto, vietata invece a tutti gli altri cittadini. A guadagnarci sono, quindi, i tassisti, ormai organizzati in un sistema illegale (peraltro gestiti da militari o funzionari governativi). Kim Jong Un, presidente del paese, ha paura di volare, e per questo possiede venti stazioni e sei treni, attrezzati con suite, stanze per le riunioni e l’immancabile vasca di aragoste.

I jeans e la marijuana. I jeans, simbolo dell’America capitalista, sono illegali, così come 28 tagli di capelli femminili e 10 maschili. Non lo è, però, la marijuana. Se lo spinello viene fatto con carta di giornale che ritrae il leader Kim si rischia la prigione. Per quanto riguarda il sistema giudiziario, la legge punisce genitori, nonni e figli del trasgressore, in una condanna lunga tre generazioni.

A scuola. A scuola si studia la storia dei leader, celebrandoli con canzoni dedicate alle loro gesta, che vengono riproposte durante tutta la vita adulta, come metodo per scandire le ore della giornata. Il giorno dedicato al riposo è la domenica, anche se, tra le mille attività legate allo Stato, l’idea di tempo veramente libero sembra essere un miraggio.

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