Siamo a Capodanno del 5776 Gli ebrei in festa anche ad Expo
L’Shana Tovah! Buon anno, nella traduzione italiana dall’ebraico. Sembra anacronistico? E invece non lo è. Forse non tutti sanno che ieri (13 settembre 2015) si è festeggiato l’inizio del 5776esimo anno del calendario ebraico, con la festa del Rosh haShanah, il capodanno religioso. La celebrazione ha avuto echi e conseguenze in tutto il mondo: in Israele sono state adottate numerose misure di sicurezza straordinaria per consentire i festeggiamenti, compresa la chiusura del valico al confine con la striscia di Gaza. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha inviato alla popolazione israeliana i suoi auguri, citando le radici abramitiche condivise dai due Stati. Perfino a Expo la miriade di visitatori presenti nel weekend avrà notato l’impossibilità di visitare il padiglione israeliano, chiuso due giorni per onorare la ricorrenza. Rosh haShanah è una festività che deriva dai libri sacri di Israele, ed apre il periodo dei cosiddetti dieci giorni di penitenza, che si chiude con la festa dello Yom Kippur. In questi dieci giorni i fedeli sono tenuti a ripercorrere i momenti dell’anno in cui hanno trasgredito alle leggi delle sacre scritture e non hanno avuto rispetto del prossimo. Nel giorno dello Yom Kippur, il più solenne del calendario ebraico, si celebra invece l’espiazione di tutti i peccati.
Dolci di buon auspicio. Come in tutte le feste tradizionali, anche nel Rosh haShanah è consuetudine preparare un menù “simbolico” che sia di buon augurio per l’anno che viene. Le abitudini israeliane sono varie, cambiano di casa in casa, ma ci sono alcuni ingredienti imprescindibili che vengono serviti su tutte le tavole. Il miele e i cibi dolci, in particolare il sesamo, il melograno e i fichi, sono segni di prosperità e abbondanza, e non possono mancare nella prima cena del nuovo anno. Inoltre è importante mangiare frutti non ancora comparsi nelle cucine in questa stagione, come i datteri e l’uva, per propiziare le future raccolte. Il piatto principale invece è senz’altro il pesce, servito con una caratteristica particolare: la testa, che metaforicamente indica la testa dell’anno, non viene amputata come nelle consuete puliture, ma viene anch’essa consumata col resto delle carni. Ad accompagnare il pesce è una forma particolare di pane: la Challah, preparato in forma rotonda, a simboleggiare il ciclo della vita e l’integrità dell’universo creato. Questo pane non viene tagliato, ma si spezza a mano e si distribuisce ai commensali subito dopo la Benedizione del Pane. Infine non può mancare un simbolo di prosperità e fertilità per l’anno a venire: nel capodanno ebraico questo auspicio è rappresentato dai semi, solitamente di sesamo o di papavero blu.
Il giorno del suono dello Shofar. Il capodanno ebraico è conosciuto anche come Il giorno del suono dello Shofar. Lo Shofar è uno strumento tradizionale ebraico, simile a un corno. Il suono serve per risvegliare il popolo dal torpore, e ricordargli che sta per giungere il giorno in cui verrà giudicato. Un altro gesto praticato nel primo giorno dell’anno è il Tashlikh, “gettare via, buttare” tradotto nella nostra lingua. Si tratta del lancio di un oggetto, solitamente una pietra, in un fiume o in un lago, come se fossero i peccati di cui ci si libera nei successivi giorni della penitenza. Questo periodo rappresente dunque uno dei momenti più importanti per il popolo ebraico: tutti i fedeli sono chiamati ad una profonda meditazione interiore per riconoscere le colpe commesse durante l’anno precedente.