Per scoprirlo basta un esame

Siete fumatori "lenti" o "rapidi"? Saperlo può aiutare a smettere

Siete fumatori "lenti" o "rapidi"? Saperlo può aiutare a smettere
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C’entra anche il metabolismo se non si riesce a smettere di fumare. Un recente studio tutto italiano, condotto dal Centro per lo Studio e il Trattamento del Tabagismo dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana su oltre cento fumatori, avrebbe dimostrato per la prima volta che la dipendenza dalle bionde è "accesa" dalla capacità dell’organismo di assorbire in maniera più o meno rapida la nicotina. Lo studio, presentato in occasione del XIX Congresso Nazionale della Società Italiana di Pneumologia tenutosi qualche settimana fa a Venezia, avrebbe anche suggerito una potenziale soluzione per i tanti fumatori che hanno voglia di spegnere l’ultima sigaretta. Ovvero un test attuato sui liquidi corporei, sangue o saliva, in grado di misurare le quantità circolanti di nicotina e su cui programmare un trattamento terapeutico adeguato.

 

 

Rapido o lento. L’incapacità di smettere di fumare sembrerebbe questione di... velocità. Per la precisione, quella che l’organismo impiega ad assorbire metabolicamente e poi a smaltire la nicotina. Vi sarebbe infatti evidenza che i “fumatori lenti”, che impiegano cioè più tempo a entrare in contatto con la nicotina, avrebbero maggiori probabilità e rischi di dipendere dalle bionde. Ciò significa che accorciano i tempi tra la voglia di una sigaretta e la successiva, diversamente dai “fumatori rapidi”, che necessitano di meno sigarette per soddisfare il desiderio di tabacco. Questa velocità consentirebbe dunque di personalizzare i trattamenti di disassuefazione: ad esempio, i “fumatori lenti” potrebbero beneficiare di una terapia che fornisce dosi costanti di nicotina, rilasciate da un cerotto, così da educare corpo e metabolismo a ridurre il desiderio della sostanza e facilitare l’astensione.

Smettere di fumare è dura. Che smettere sia complicato lo confermano i dati: la maggior parte dei fumatori non riesce a farlo spontaneamente, con la sola forza di volontà, ma neppure con l’aiuto di trattamenti integrati, dal counseling a farmaci come vareniclina, bupropione o sostituti della nicotina. Tanto che le percentuali di individui in astinenza a 3, 6 e 12 mesi dall’ultima sigaretta restano basse, rispettivamente al 32 per cento, 21 per cento e 14 per cento e un tentativo di stop definitivo alle bionde sfuma nell’80 per cento dei casi. Anche la terapia pone qualche incertezza; infatti, ad oggi, non vi sarebbero indicazioni sull’efficacia, e quindi sul raggiungimento dell’obbiettivo di astensione, associato a diversi farmaci, e neppure la certezza che il fumatore possa realmente beneficiare di una specifica terapia. Un ostacolo, almeno terapeutico, che potrebbe essere superato, secondo i dati emersi dallo studio, dalla valutazione della velocità con cui l’individuo smaltisce la nicotina, dato misurabile nei liquidi corporei, nel sangue e nella saliva, con un test di facile esecuzione.

Il metabolismo della nicotina conta. Questo elemento sembra infatti influenzare le caratteristiche dei fumatori, tra cui le abitudini al fumo, il numero di sigarette accese quotidianamente e i valori di monossido di carbonio esalato. Tutte “quantità” che possono condizionare anche la possibile insorgenza di diverse patologie, come problematiche cardiovascolari, broncopneumopatia cronica ostruttiva, neoplasie associate al fumo e disturbi dell'umore. Fondamentale, per dare un taglio alle sigarette con ricaduta positiva sulle problematiche fumo-dipendenti, è riuscire a individuare la capacità con cui l’organismo riesce a metabolizzare la nicotina acquisita dopo la sigaretta, calcolabile dai livelli presenti nella saliva o nel sangue. Questi due fluidi contengono infatti informazioni "circolanti" sul rapporto tra le concentrazioni dei vari metaboliti della nicotina, chiamato nicotine metabolite ratio (NMR). L’identificazione dell’NMR avrebbe così consentito la suddivisione dei fumatori in due categorie: i metabolizzatori rapidi, pari al 60 per cento e con alto NMR alto, contro i restanti lenti, con un valore basso di NMR.

 

 

La novità. Un'altra scoperta riguarda i metabolizzatori lenti, i quali, in controtendenza rispetto a quanto attestato fino ad ora in letteratura, registrerebbero un valore maggiore nel punteggio del Test di Fagerstom, quello universalmente utilizzato come unità di misura della dipendenza da nicotina. Questo valore indicherebbe sia la necessità dei lenti di accendere la prima sigaretta del mattino più precocemente rispetto ai rapidi, sia la loro maggiore propensione allo sviluppo di dipendenza e tolleranza da fumo. Resta da scoprire la ragione di questo fenomeno, ipoteticamente associato al diverso sviluppo della tolleranza acuta e cronica, ovvero alla necessità di “dosi” sempre maggiori di nicotina e differenti nei diversi gruppi di fumatori. La chiarificazione di questi comportamenti e dipendenze determinerà e consentirà di effettuare scelte terapeutiche più adeguate e mirate per il fumatore voglioso di smettere, senza dipendere più dal suo bisogno di tabacco.

Stop la fumo. Sono sette milioni le morti causate dal fumo ogni anno nel mondo, di cui circa 890 mila tra i fumatori passivi, stando almeno ai dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità. Stessa sorte per i fumatori italiani: oltre 70 mila decessi, 25 per cento tra fumatori con età compresa tra 35 e 65 anni. Numeri letali che non lasciano dubbi: occorre agire sulla prevenzione, con opportune campagne informative, ma anche e soprattutto in ambito scientifico studiando nuove strategie di intervento per smettere di fumare, anche con l’ausilio di farmaci più appropriati secondo una medicina sempre più personalizzata. Strategie indispensabili, dicono gli esperti, sia per proteggere i fumatori sani dal rischio di sviluppare malattie respiratorie, sia per evitare sensibili peggioramenti delle condizioni del fumatore problematico cui è fortemente raccomandata la cessazione del fumo. Identificare a priori la velocità individuale di metabolizzare la nicotina, potrebbe rappresentare un metodo a salvaguardia della salute.

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