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Cosa succede nel tifo atalantino

Cosa succede nel tifo atalantino
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Sono giorni difficili in casa Atalanta dal punto di vista dei tifosi. Tra divieti, stadio off-limits e fischi se ne sentono un po’ di tutti i colori. Cosa sta succedendo al pubblico bergamasco? È cambiato qualcosa nell’approccio alla Dea della sua gente? La “semplice” salvezza non basta più? Perché ci sono più schieramenti tra la gente che va allo stadio quando il fronte dovrebbe essere comune? Proviamo a capirci qualcosa in più, analizzando la situazione e facendo un po’ di parallelismi con il passato.

Gli ultras sono fuori.

Dopo i fatti accaduti contro la Roma, il Prefetto di Bergamo ha chiuso lo stadio ai non tesserati. Biglietti impossibili da acquistare senza Dea Card, voucher (carnet di biglietti regolarmente emessi su disposizione del Viminale ad inizio stagione) sospesi in Curva Pisani e Curva Morosini e stadio svuotato del cuore pulsante che ha sempre trainato il sostegno tra le mura amiche. sia in Tim Cup contro l’Avellino che in campionato contro il Cesena

Detto che l’Atalanta non può fare nulla e che ogni presa di posizione sarebbe superflua (Avellino e Cesena hanno detto la loro, ma si sono trovate a subire una situazione che non li ha visti minimamente coinvolti), è indubbio che contro il Cesena si sia notata in modo clamoroso la mancanza di coordinamento del tifo nei momenti importanti. I violenti e coloro che si rendono protagonisti di scene di guerriglia devono stare fuori, il provvedimento però colpisce in toto tutti gli ultras dell’Atalanta, senza distinzione. I voucher sono circa 500 tra le due curve, sospenderli ben sapendo che chi li ha sottoscritti è quasi sempre un ultras contrario alla tessera significa scegliere di colpire in modo chirurgico una certa parte di tifo.

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I fischi di chi è entrato.

Senza il cuore pulsante a coprire ogni mugugno, domenica si sono uditi nitidamente i rumori dello stadio nel momento di difficoltà della squadra. Per chi vive da sempre le partite dell’Atalanta direttamente al campo, non si tratta di una novità: nelle tribune c’è sempre qualcuno che fischia o si lamenta pure a gara in corso. Già in passato lo stesso Colantuono ha parlato di “scienziati”  che si posizionavano nel parterre e inveivano contro il Brienza di turno. La stessa Creberg, negli anni passati, ha spesso elogiato, ma pure inchiodato chi si muoveva su quella fascia.

Dalla Curva Pisani e dalla Curva Morosini, soprattutto nei momenti duri, è sempre arrivato grande sostegno e senza di questi si sente solo un assordante silenzio dove trovano maggior sfogo i mugugni di chi durante la partita manifesta liberamente il suo dissenso per quando sta avvenendo in campo.

Tesserati contro non tesserati.

Il risultato di tutto questo è una tensione palpabile. Allo stadio come sui social. C’è chi accusa gli ultras di comportamenti che hanno causato la chiusura delle trasferte per tre mesi, chi accusa i presenti allo stadio di criticare invece di dare sostegno e chi ancora giudica la scelta di sottoscrivere o meno la tessera del tifoso sentendosi sempre dalla parte del giusto.

E questo distacco tra le posizioni, in questo momento in cui i divieti impediscono di seguire l’Atalanta in piena libertà ancor di più di quanto non avessero fatto le leggi del recente passato (biglietti nominali, difficoltà di acquisto nell’immediato prepartita, ecc..) alimenta il conseguente e diffuso distacco della gente dal mondo del calcio: Bergamo tiene dal punto di vista dei numeri, ma in generale gli stadi si stanno svuotando. Con tifosi della stessa squadra, nel caso orobico, spesso contrapposti gli uni agli altri.

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La salvezza non basta più?

In tutto questo, mettiamoci anche i risultati che tardano ad arrivare. O meglio, i risultati che tutti pensavano più importanti sono in realtà simili a quelli già visti nelle passate stagioni, quando al massimo si poteva ambire alla salvezza. Significa che il palato del tifoso orobico si è fatto più esigente? Non basta più giocare per la salvezza rischiando di assistere a partite che di spettacolare hanno poco o nulla?

«Il gioco di Colantuono non è sempre esaltante» dice chi protesta, «non ci si diverte». «L’importante è salvarsi, bisogna ricordarsi che siamo l’Atalanta» risponde chi tiene i piedi per terra. «Speravamo nella possibilità di alzare l’asticella, non sta accadendo ma bisogna restare vicini alla squadra e lottare tutti assieme per la salvezza» argomentano i tifosi più concreti. Non c’è che dire, posizioni diverse che si evidenziano sia nei commenti allo stadio che sul web.

Qualcuno ha più ragione altri?

Tante posizioni, tutte rispettabili ma difficili da far collimare. La verità è che a Bergamo si sta vivendo un momento di spaccatura tra le varie componenti del tifo per una serie di motivi che abbiamo provato a spiegare. Una soluzione rapida e completa sembra non esserci, in attesa che qualcosa venga cambiato (alla festa del Centro di coordinamento dei Club Amici c’erano sia i vertici societari della Dea, il Questore di Bergamo Finolli e il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina che è bergamasco) forse la cosa migliore da fare è sottolineare e ricordare che l’Atalanta è a quota 14 punti e che da qui a Natale affronta Lazio in trasferta e Palermo in casa: con altre tre gare da giocare prima della fine del girone di andata (Genoa, Chievo e Milan a gennaio) l’obiettivo è avvicinarsi più possibile a quota 20. Con l’aiuto di tutti. Indistintamente.

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