Un'indagine statunitense

Altro che della dieta, l'osteoporosi è tutta colpa degli uomini neolitici

Altro che della dieta, l'osteoporosi è tutta colpa degli uomini neolitici
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Tutto è cominciato 7mila anni fa, durante il Neolitico, quando cioè l’uomo per la prima volta si è dedicato all’agricoltura. Attività, questa, che ha fatto mutare la struttura ossea dell’intero scheletro e dato avvio alla comparsa dell’osteoporosi. Lo rivela uno studio della John Hopkins Medical Center di Baltimora, negli USA, che a sorpresa scagiona la dieta da qualsiasi responsabilità nell’indebolimento e assottigliamento soprattutto di femore e tibia.

L’indagine sulle ossa degli antenati. Ci sono volute accurate analisi su resti di ossa lunghe delle gambe e delle braccia di 1842 antenati europei vissuti in diverse epoche negli ultimi 33mila anni, ovvero tra il Paleolitico ed il Neolitico, durante l’Impero Romano, il Medioevo, la Rivoluzione Industriale e il Ventesimo secolo, perché i ricercatori raggiungessero il proprio obbiettivo. Capire cioè da quando l’uomo ha cominciato a subire un assottigliamento e una fragilità ossea che hanno condotto oggi a un incremento sempre maggiore di osteoporosi e fratture, specie di femore e tibia. Pare infatti che i nostri antenati avessero ossa molto più dense a qualsiasi età rispetto alle controparti moderne e una ragione doveva pur esserci.

 

 

Gli esperti hanno così radiografato le ossa, realizzato stampi in silicone della loro superficie ed eseguito un’analisi computerizzata dei dati e delle misure per individuare il momento epocale che ha segnato la comparsa di quei tanto temuti crac ossei, coincidente con un calo di densità ossea, continuato progressivamente per migliaia di anni fino a circa 2mila anni fa, in epoca romana.  E, a sorpresa, si è capito che la responsabile indiretta è stata la ruota, perché l’invenzione di questo arnese, fondamentale per il passaggio dalla caccia all’agricoltura, ha reso anche l’uomo più sedentario, fermo ad arare il suo orticello per ore e giorni, diminuendo notevolmente le necessarie camminate per boschi ee alture a procacciarsi il cibo.

Quindi la dieta non c’entra nulla. Una bella teoria, quella dell’agricoltura, che metterebbe in discussione la responsabilità dell’alimentazione e dell’urbanizzazione. Avvalorata anche dal fatto che non solo dal periodo medievale le ossa hanno mantenuto la stessa forza di oggi, ma anche dalla consapevolezza che la perdita di densità è stata riscontrata maggiormente nelle ossa degli arti inferiori, rispetto a quelle degli arti, dunque non imputabile ad una dieta meno proteica o a riduzioni dell’assunzione di calcio. A tutto questo si aggiunge anche una scoperta strutturale in più: ovvero, dalle indagini sui reperti ossei, è emerso che la forza relativa a movimenti associati alla corsa o alla camminata per lunghe distanze si è ridotta nel corso del tempo in favore di quella legata a movimenti, quali flessioni e sollevamenti, imputabili all’attività agricola.

 

 

Resta ancora un quesito da chiarire: se l’uomo si è fatto sedentario nell’antichità, dall’epoca romana, e non in tempi moderni, come mai questo eccesso di pigrizia non ha inciso sulla riduzione della densità ossea? Merito della tecnologia, spiegano i ricercatori, che ha permesso di far meno fatica nello svolgimento delle attività quotidiane. E forse, chissà, di fare qualche minimo movimento in più.

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