«L'ho saputo con un sms. Non ha avuto coraggio»

Il sogno infranto di Valentina Diouf e il biglietto per Rio di Gennari

Il sogno infranto di Valentina Diouf e il biglietto per Rio di Gennari
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Il sogno di un atleta, di qualsiasi sport che non si chiami calcio, è quello di partecipare alle Olimpiadi. Ma solo pochissimi eletti riescono a raggiungere questo prestigiosissimo traguardo. Purtroppo a volte, come nel caso del saltatore in alto Gianmarco Tamberi, ci si mette in mezzo la sfortuna e, a poche settimane dall'inizio della manifestazione, un infortunio ti costringe a rimandare - sempre che poi tutto vada per il verso giusto - di quattro anni l'appuntamento con il torneo più importante. Altre volte invece, soprattutto negli sport di squadra, un ripensamento da parte del commissario tecnico può escludere un atleta a favore di un altro. Ecco, questo è proprio quel che è accaduto solo qualche giorno fa nel volley, quando Marco Bonitta, ct della nazionale azzurra di pallavolo femminile, ha comunicato la scelta di rinunciare a Valentina Diouf preferendole Alessia Gennari.

 

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Via alle polemiche. La scelta ha scatenato le polemiche. Non tanto per la decisione del ct in sè - anche se qui si potrebbe tranquillamente aprire un altro dibattito -, bensì per le modalità di comunicazione. Sembra infatti che questo "cambio di programma" sia stato comunicato alla neo opposta della UYBA attraverso un sms. In altri termini, un brevissimo testo che, in pochissimi istanti, ha trasformato il sogno olimpico con la maglia azzurra nel peggior incubo chiamato realtà. Valentina, che era già stata accantonata nel maggio scorso durante il preolimpico in Giappone, tramite le colonne della Gazzetta dello Sport non usa mezzi termini: «Un sms alle 8.30 del mattino che ha distrutto il grande sogno di una persona che fa sport, il sogno di una vita. Non ha avuto il coraggio di dirmelo di persona - rincara Diouf -. Perché, ci tengo a sottolineare questa cosa, l’ho richiamato poi io per dirgli quello che pensavo e per avere qualche spiegazione in più sulla scelta fatta e sulle modalità».

 

 

L'amarezza di Diouf. Digerire questo ennesimo e amarissimo boccone sarà certamente difficile, ma siamo sicuri che Valentina ce la farà. A Bergamo abbiamo iniziato a conoscerla nel 2011, quando appena diciottenne arrivò nella nostra città dopo due stagioni al Club Italia (una in A2 e l'altra in B1) e qui rimase per tre anni. Un fisico imponente (202 cm), una serie di prestazioni positive alternate a qualche momento di calo fisiologico, ma soprattutto un carattere e una personalità forte che le hanno sempre consentito di guardare avanti senza soffermarsi eccessivamente sulle critiche che le venivano rivolte: i termini "lenta" e "macchinosa", utilizzati nel proprio sfogo attraverso i social network dopo l'esclusione, le venivano già attribuiti da molti durante la militanza nella Foppapedretti, ma Valentina, dimostrando di possedere già una mentalità da professionista nonostante la giovane età, è andata dritta per la propria strada cercando di migliorare tutti quelli che potevano essere i propri limiti. E lo ribadiamo, perché ne siamo certi, che "Fiocco" - com'era chiamata qui a Bergamo -, cui il carattere non manca, supererà anche questo ostacolo.

 

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Bonitta? Pagato anche per scegliere. Sull'altro fronte c'è il commissario tecnico Marco Bonitta, un'altra persona che a Bergamo conosciamo molto bene avendo guidato la Foppa dal 1997 al 2000. Un'altra personalità forte, uno di quegli allenatori cui non bisogna andare a dirgli cosa deve fare. Bonitta è un ct che fa delle scelte andando per la propria strada e assumendosene tutte le responsabilità. Il classico personaggio che non guarda in faccia a nessuno, come fece già nel 2002 quando escluse dalla lista per il Mondiale (poi vinto) un monumento come Maurizia Cacciatori. Qualcuno ora potrebbe obiettare che la storia non sempre si ripete, però è doveroso ricordare che il tecnico è Marco Bonitta e che, come tutti gli allenatori, anche lui è stipendiato per fare delle scelte, condivisibili o meno. Il 18 luglio Bonitta aveva stilato una lista di 12 convocate, fra cui Diouf; lista che sarebbe potuta essere modificata fino al 3 agosto, termine stabilito dalla Fivb, e sabato 23 ha comunicato l'ingresso in lista di Gennari e l'uscita di Diouf spiegando, attraverso un comunicato, che la motivazione è esclusivamente di natura tecnica. Non siamo qui a fare gli avvocati difensori di Bonitta, non ne ha bisogno. Sicuramente ha sbagliato il modo di comunicare una decisione così importante, avrebbe fatto meglio a parlarne a quattr'occhi direttamente con Diouf, ma per quando concerne tutto il resto (squadra più forte, più debole?) non ci sembra sia il momento adatto. Bonitta aveva ed ha ancora la possibilità di scegliere, cambiare, fare e disfare. Tutte le eventuali critiche del caso è meglio rimandarle al termine dell'Olimpiade. Ora ci sembra doveroso lasciar lavorare con la dovuta serenità un gruppo che si è conquistato la qualificazione al torneo.

 

 

Il sogno di Alessia. Se per Diouf il sogno s'è trasformato in un incubo, per Gennari l'Olimpiade è diventata realtà. 24 anni e una carriera ricca di sfortuna, di infortuni, ma anche di soddisfazioni e vittorie. La rottura di un crociato a 16 anni, un lungo recupero e l'arrivo nel massimo campionato, a Pavia. Poi Piacenza, Chieri e Casalmaggiore, sede di un altro lungo stop (trombosi a un braccio), altra lunga riabilitazione e rientro in campo nel febbraio 2015: con la Pomì vincerà uno scudetto da protagonista e rientrerà nel giro nella Nazionale. L'estate scorsa l'arrivo a Bergamo: con la Foppa vince una Coppa Italia e diventa un punto fermo della squadra azzurra. Ma sul più bello la sfortuna colpisce nuovamente Alessia: il 27 giugno scorso la schiacciatrice rossoblù è costretta a ricorrere ad un intervento per una meniscectomia parziale del menisco mediale del ginocchio sinistro. Un fuori programma che mette seriamente a rischio la convocazione di Gennari per Rio. Ma sabato mattina ecco l'inaspettata novella che metterà Alessia su un aereo per il Brasile in compagnia di altre tre foppine: Eleonora Lo Bianco, Martina Guiggi e Miriam Sylla. «Un mese fa, dopo che mi sono fatta male al ginocchio, avevo visto questo sogno svanire davanti ai miei occhi - spiega l'atleta parmense -. Ma non ho mollato e ho lavorato tantissimo per riuscire a coronare questa Olimpiade. È il sogno di una vita».

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