Pronto a creare un fondo da 1,8 miliardi

Migranti, il piano che non convince Pagare l'Africa per riprenderseli

Migranti, il piano che non convince Pagare l'Africa per riprenderseli
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Sono 63 le delegazioni dall’Ue e dall’Africa che tra oggi e domani si riuniscono a La Valletta, sull’isola di Malta, per discutere di come gestire i flussi migratori. Un summit che ha il compito di trovare una soluzione all'emergenza sbarchi, con un'idea già delineata: offrire ai Paesi africani miliardi di euro in cambio del rimpatrio di immigrati.

 

France Migrants

 

Obiettivo: limitare le partenze. Il problema da affrontare è presto detto: l’Europa non è in grado di accogliere tutti queste persone che arrivano, soprattutto dalla sponda sud del Mediterraneo, definite migranti economici. Sono cioè tutti coloro che non hanno diritto ad alcuna protezione internazionale perché non fuggono da guerre e persecuzioni. Occorre quindi costruire una strada che permetta di limitare gli arrivi dall’Africa e facilitare i rimpatri, ma per farlo occorre che l'Africa si metta a disposizione dell’Europa, impegnandosi, in cambio di finanziamenti utili allo sviluppo e dell’apertura di canali per l’immigrazione legale, nel tentativo di diminuire le partenze e facilitare i rimpatri.

 

M

 

Da emergenza a soluzione duratura. Col summit maltese l'intento europeo è quello di passare da un’ottica di emergenza a un’ottica di intervento più a lungo termine per trovare una soluzione duratura al problema, spostando il baricentro dell’attenzione non si sposta più sull’effetto ma sulla causa delle migrazioni. Non si aiuterebbero più i barconi carichi di disperati, ma si eviterebbe a monte di farli partire. O almeno così vuole il Consiglio europeo. Perché se il presidente Donald Tusk sostiene che «L’Europa deve restare aperta all’immigrazione, purché sia legale», i partner africani caldeggiano i rimpatri su base volontaria.

La questione dei rimpatri. Il nodo su cui sembra difficile trovare l’accordo è proprio quello delle riammissioni nei Paesi di transito e di origine dei migranti. Al centro della questione c’è l’articolo 13 della Convenzione di Cotonou, firmata nel 2000 nella capitale economica del Benin, tra i Paesi dell’Unione Europea e i Paesi in via di sviluppo, i cosiddetti Stati ACP (acronimo che sta per Asia, Caraibi e Pacifico): il testo prevede l’obbligo di riammettere i cittadini di Paesi aderenti alla Convenzione sulla base di accordi bilaterali tra l’Ue e gli Stati interessati. Bruxelles sta premendo affinché i governi africani firmino degli accordi bilaterali con l’Ue, in modo da rispedire in patria il maggior numero di migranti possibile. Fino a oggi, però, l’unico Paese firmatario è Capo Verde.

 

France Migrants

 

Il “Trust Fund”. Quello che ci si aspetta dal summit di Malta è la piena attuazione del “Trust Fund”, cioè quel fondo di garanzia che almeno nelle intenzioni dovrebbe contare su 3,6 miliardi di euro: 1,8 dalla Commissione Europea, l'altra metà direttamente dagli Stati membri. «Senza investimenti in Africa, i flussi migratori continueranno», è la tesi sostenuta dal presidente francese Hollande, che però non ha ancora versato nemmeno un euro per il fondo. Dei miliardi promessi, a oggi sul tavolo ci sono solo 71,2 milioni, frutto del contributo di 24 Stati membri Ue, più Svizzera e Norvegia. Di questi, 10 milioni sono stati messi a disposizione dall’Italia e 15 dai Paesi Bassi.

Pesanti critiche. Le ong italiane, però, non ci stanno e attaccano il summit maltese e le sue decisioni. Secondo Arci, Medici senza frontiere, Aoi, Cgil e Cir il piano darebbe soldi all'Africa in cambio di politiche repressive che blocchino i flussi migratori all’origine. Al coro si sono unite le associazioni tunisine vincitrici del premio Nobel per la pace (Ugtt, Lthd) e le ong riunite in EuroMed Rights, che accusano l’Europa di sedersi al tavolo con molti di quei dittatori che rappresentano la causa principale degli abusi e della povertà da cui molti fuggono. Nell’occhio del ciclone i leader di Eritrea, Somalia ed Etiopia, accusati di crimini contro l’umanità.

 

Italy Migrants

 

I dubbi dell'Onu. Anche Oxfam e Onu hanno espresso i loro dubbi sul Trust Fund: la perplessità è che i fondi messi a disposizione diventino strumento di rafforzamento dei meccanismi di controllo delle frontiere, più che una risorsa destinata a portare avanti progetti di sviluppo. Ban Ki-moon in particolare ha lanciato il suo monito: «Ridurre l'assistenza allo sviluppo per finanziare il costo del flusso dei rifugiati è controproducente e sarà causa di un circolo vizioso che andrà a detrimento di salute, educazione e opportunità di una vita migliore».

Il precedente. Non è la prima volta che l’Ue adotta una politica di tipo economico per mitigare i flussi migratori: già lo scorso mese sono stati offerti alla Turchia 3 miliardi di euro di aiuti, per permettere ad Ankara di identificare quanti in fuga dalla Siria.

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