Uno studio del museo Caffi

Orobie, son tornati lupi e orsi E una volta facevano stragi

Orobie, son tornati lupi e orsi E una volta facevano stragi
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Il cacciatore che spara alla volpe in Castagneta (e sbaglia, andando a colpire il ginocchio di una signora di passaggio) non è notizia che passa inosservata. Come quella della carcassa di un lupo trovata sulle Orobie, tra Bergamasca e Valtellina. Notizie degli ultimi tempi che - al di là del clamoroso errore di precisione da parte del fuciliere - sorprendono: protagonisti i predatori. Piccoli e grandi. Tassi e volpi sono tornati alla grande sui colli di Bergamo. Lupi e orsi di nuovo abitano sulle Orobie. Si ritiene che i lupi siano tornati sulle Orobie dal 2010, dapprima soltanto in modo occasionale mentre ormai alcuni esemplari vivono in maniera stabile fra le nostre montagne. Gli orsi sono stati più volte segnalati in questi ultimi dieci anni.

 

 

Una storia antica che ritorna attuale? Di orsi e lupi parlano le anagrafi parrocchiali, le cronache di secoli fa, anche riguardanti la città. Diamo un’occhiata. Primo gennaio 1591: «Una lupa con tre figli lupatelli s’arrischiò a mezz’ora di notte venire in borgo Santa Caterina, et entrata nella casa d’un ferraro, che ritrovò aperta, assaltò due piccoli figlioli, che giocavano con un cane; ma perché si posero a gridare, sopraggiunto il padre, che era vicino, non poté offenderli; però stracciò ad uno il gippone, e i lupatelli diedero addosso al cane, e lo portarono via». Lo racconta il padre Donato Calvi, priore del convento di Sant’Agostino, nelle sue Effemeridi. I lupi erano di casa a Bergamo. E si legge ancora nelle cronache del Calvi a proposito del gennaio del 1629: «Entro il circuito di questo paese i lupi arrabbiati fecero crudelissima strage non soltanto negli armenti e nella altri animali, ma anco nelle creature umane, e come addolcite di quel sangue, assalivano con impeto l’agricoltori e li viandanti (…) de bambini e d’altre persone inermi e innocenti fu la strage (…) e di già tanto addomesticata era una cotale crudele fiera, o forse l’ingordo appetito del sangue umano che la stimolasse, o fame insolita stranamente l’affliggesse, prodigio insolito di futura carestia, come anno dalli antichi è stato notato, fu veduta spesso, e anco di mezzogiorno nei luoghi frequentati e una dell’anno 1629 ne fu veduta d’inusitata grandezza e d’orribil fierezza in mezzo del Borgo Palazzo».

Il terrore in città. Lupi terribili, branchi che attaccavano paesi e persino entravano nei borghi della città. Prima che nella fantasia popolare e nelle fiabe, i lupi entrarono nelle case, nelle vie. Il consiglio della città di Bergamo, come quello di tutti i paesi, stabilì premi per chi uccideva un lupo. E ancora le cronache - per esempio - raccontano di un episodio accaduto nel 1648, il 24 di luglio, come in questi giorni, di nuovo in borgo Palazzo, quando tale padre Erizzo stava salendo verso Città Alta per andare a celebrare in San Pancrazio, in compagnia di padre Mattia, quando fu attaccato e morso da una lupa che poi venne messa in fuga: «Si chiamò un ceruscio per curare la piaga, e fece tenere il morso medicato con medicamenti ed unguenti ed aperto per 40 giorni dato che il veleno di quella fiera arrabbiata, giudicata dai più esperti di chirurgia stimavano di doverlo tenere aperto un anno ed alcuni giorni. Dopo due mesi e mezzo il veleno si infettò, arrivato al cuore, postosi a letto, ne causò la morte, quasi repentina in due giorni, durante i quali gli furono amministrati i Santi Sacramenti e il 13 ottobre morì, all’età di soli 24 anni compiuti».

 

 

La scomparsa e il ritorno: la ricerca del Museo Caffi. I lupi scomparvero dalle nostre terre alla fine dell’Ottocento, come gli orsi. Oggi sono tornati. Del resto, sono tornati i boschi, e dunque gli animali. I tassi, i caprioli, i cervi, le marmotte. Anche i lupi e gli orsi. Ultimamente, sembra che sulla nostre montagne si sia fatta rivedere, dopo secoli, la lince. L’uomo si ritira, lascia la montagna, i paesini si svuotano, gli alpeggi vengono abbandonati. Il sistema naturale tende a ripristinarsi; nei luoghi lasciati liberi dagli uomini, gli orsi possono di nuovo affacciarsi. Un ritorno al passato? Il tema è affrontato dal museo di scienze naturali Caffi, i cui studiosi raccontano la situazione nella rivista del museo. La ricerca è condotta da Aldo Oriani, Gabriele Medolago, Chiara Crotti. Gli autori spiegano che in Bergamasca il lupo era diffuso in tutti gli ambienti, anche in pianura, e che la presenza era favorita dall’esistenza di grandi boschi, ormai scomparsi; l’orso abitava solamente le alte valli e in numero ridotto rispetto al lupo. Fino al Seicento era presente in Bergamasca anche la lince, che veniva definita “lupo cerviero”; è documentata l’uccisione di una lince nel territorio di Palazzago nel XVII secolo. Lo studio presentato nella rivista è stato eseguito andando a verificare registri parrocchiali, libri dei morti, pubblicazioni dei secoli scorsi, giornali. Le notizie non sono mancate, gli studiosi si sono resi conto della presenza massiccia dei lupi nella nostra terra, e di una presenza importante degli orsi nelle nostre alte valli. È stata compiuta una ricerca anche sui toponimi, cioè sui nomi dei luoghi, e si è scoperto che spesso i nomi legati a lupi e orsi hanno in effetti riscontro con episodi accaduti nella storia. Così veniamo a sapere che ad Alzano esiste una piazza dell’Orso e che, in effetti, l’orso è stato avvistato anche in questo paese, sebbene sia vicino a Bergamo. Gli altri toponimi legati all’orso si trovano tutti in paesi delle valli, da Brumano, a Castione, a Zogno, Schilpario... La toponomastica riguardante il lupo è molto più vasta e riguarda anche la pianura, per esempio Brusaporto, Calcio, Calusco, Cortenuova, Pognano, Treviglio...

La caccia al lupo (e all'orso). Esisteva un tariffario vero e proprio per l’uccisione o la cattura di un lupo o di un orso. Il 9 febbraio del 1818, venne affisso un manifesto della “Imperiale R. Direzione Generale della Polizia” in cui si dice: «Avendo l’esperienza dimostrato che le misure di premi parziali ai luoghi ed ai tempi fin qui adottate per la distruzione delle bestie feroci che tratto tratto infestano le province Lombarde sono insufficienti a raggiungere il bramato scopo, Sua Maestà Imperatore e Re, cui è costantemente a cuore il bene de’ proprj sudditi, ha determinato di concedere i seguenti premj... Per un’Orsa fiorini 40, per un Orso fiorini 30, per una Lupa fiorini 25, per un Lupo fiorini 20, per un Orsacchio e Lupicino al di sotto di un anno fiorini 10». Alla fine, vennero uccisi nel territorio bergamasco 1.470 lupi, secondo i documenti; il maggior numero di uccisioni si verificò nel XVIII secolo con una media di quasi sette lupi uccisi in un anno; esiste anche una statistica mensile: il maggior numero di esemplari veniva abbattuto in gennaio e febbraio quando, a causa del gelo, gli animali si avvicinavano con più frequenza alle abitazioni. Nella città di Bergamo sono documentati gli abbattimenti di ventinove lupi in totale. Il paese con il record di uccisioni di lupi è Albino con cinquanta abbattimenti, al secondo posto Scanzorosciate con quarantatré esemplari.

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