Un vessillo firmato Zaia

Sindaco, né tricolore né Mattarella La Serenissima sventola in Comune

Sindaco, né tricolore né Mattarella La Serenissima sventola in Comune

Niente bandiere istituzionali nell’ufficio del borgomastro spiranese Giovanni Malanchini. Niente tricolore, meno che meno la bandiera europea: nello studio del «Sindech» campeggiano la bandiera dell’Insubria (con il biscione e l’aquila), il vessillo con la croce di San Giorgio (rossa su fondo bianco) e la bandiera della Serenissima Repubblica di Venezia, autografata dal presidente del veneto Luca Zaia. Bandiera scelta non a caso: il leone alato raffigurato sul vessillo impugna una spada e tiene sotto l’altra zampa un libro chiuso. Secondo la simbologia il leone con il libro chiuso rappresentava infatti una situazione di conflittualità tra la Repubblica e il luogo dove era esposto il gonfalone: «Siamo in guerra», ha infatti commentato cripticamente Malanchini nello spiegare le motivazioni della scelta. E se mancano le bandiere istituzionali salta all’occhio entrando nell’ufficio del «Sindech» anche un’altra «assenza illustre»: non è esposta infatti nessuna fotografia del presidente della Repubblica : «La legge impone che fuori dal comune siano esposte le bandiere istituzionali, che infatti sventolano fuori dal municipio – spiega Malanchini – ma non c’è scritto da nessuna parte che debbano essere esposte all’interno degli uffici, così come non è obbligatorio appendere la fotografia del presidente. Tanto più che le fotografie devono essere acquistate dal Ministero dell’Interno ad ogni elezione del capo dello Stato – sottolinea Malanchini in tono provocatorio – se Mattarella vuole la mia fotografia gliela mando gratis. La mia, come quella di tanti altri sindaci che, a differenza di chi ci governa da Roma, si impegnano quotidianamente per i propri cittadini».

E se proprio un ritratto dovesse esserci sarebbero altre le figure di riferimento a campeggiare sulle pareti dell’ufficio del borgomastro: «Arrivo spesso in ufficio alle 5 di mattina e altrettanto spesso smonto alle 2 di notte – ha spiegato “Ol sindech” – È evidente che io debba trovarmi a mio agio in questo ambiente, Quando alzo la testa dalla mia scrivania e vedo queste bandiere capisco perché devo continuare a lavorare e combattere. Certe immagini, con il massimo rispetto, non avrebbero questo effetto motivante… Sono un sindaco da battaglia, oltreché un onesto e irriducibile indipendentista. A qualcuno può non piacere, ma deve rispettare l’essenza del mio impegno politico e da sindaco: il raggiungimento dell’Indipendenza della Padania per vie democratiche. Mi porterò anche un immagine di Don Luigi Sturzo, vero e pragmatico autonomista del quale una certa politica si è scordata».