Come va la libertà di stampa in Italia
La classifica sulla libertà di stampa è stata più volte citata negli ultimi mesi. Il nostro Paese era scivolato in questi anni fino al 77esimo posto del 2016, ma finalmente arrivano buone notizie.
I criteri della scelta. Innanzitutto, la classifica viene stilata annualmente dall'associazione Reporter Senza Frontiere ed è stata spesso nominata da politici e giornalisti. Questo perché l'Italia nel 2016 è stata posizionata al 77esimo posto, anche se le motivazioni non sono sempre risultate chiare e questo dato è stato spesso utilizzato in maniera strumentale. RSF spiega sul proprio sito la metodologia con cui vengono eseguite le graduatorie, stilate sulla base di un questionario compilato da esperti del settore, composto da 87 domande tradotte in 20 lingue e indirizzato a giornalisti, avvocati e sociologi che si sono proposti come volontari. La lista dei soggetti che rispondono al questionario viene mantenuta segreta. I risultati sono calcolati da esperti di RSF e combinati con i dati su abusi e violenze contro i giornalisti durante il periodo valutato. I criteri principali si basano su sei indicatori: il pluralismo dell'informazione, l'indipendenza dei media, l'ambiente di lavoro e l'auto-censura, la struttura legislativa, la trasparenza e l'infrastruttura che supporta la produzione dell'informazione.
I progressi dell'Italia. La classifica dell'Italia aveva subito una grave bocciatura tra il 2013 e il 2014, quando era passata dal 49esimo al 73esimo posto. Le cause principali di questo scivolone, secondo RSF, sarebbero state le crescenti querele per diffamazione ricevute dai giornalisti, spesso infondate, e l'aumento degli attacchi alle loro proprietà. Lo scorso anno a pesare sul 77esimo posto era stato soprattutto il processo a carico di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, giornalisti incriminati per aver svelato gli scandali del Vaticano. In molti però avevano sottolineato che il processo riguardava lo Stato Vaticano e non l'Italia, suscitando perplessità sulla scelta. L'assoluzione dei due giornalisti, avvenuta lo scorso anno, ha permesso al nostro Paese di migliorare il proprio punteggio e guadagnare ben 25 posizioni nel 2016, ma alcuni problemi persistono.
I punti deboli secondo RSF. Il titolo del rapporto sull'Italia è «sotto il controllo della polizia», viene infatti spiegato che a pesare sul risultato finale sono i sei giornalisti ancora sotto protezione per aver ricevuto minacce di morte, soprattutto da parte della mafia o di gruppi fondamentalisti. Le intimidazioni nei confronti dei reporter però sarebbero forti anche dal mondo politico, in particolare viene citato Beppe Grillo e il Movimento Cinque Stelle, accusato di attaccare duramente i giornalisti che non apprezza. Il risultato sarebbe una crescente pressione sugli addetti all'informazione, che deciderebbero sempre più spesso di auto censurarsi per evitare problemi legali. La legge in caso di querela è molto dura e prevede che la diffamazione di un politico, di un giudice o di un pubblico ufficiale sia punibile con pene dai sei ai nove anni. Infine rimane presente, soprattutto nelle Regioni del Sud, la forte influenza della criminalità organizzata e dalle gang locali che condizionano l'operato dei giornalisti.