Stiamo ben attenti all'elettrosmog (quello che arriva da wifi e affini)

È in aumento l’elettrosmog, cioè l’inquinamento elettromagnetico generato da emissioni di radiazioni ionizzanti o non ionizzanti derivanti da sorgenti artificiali. Complice la maggior frequenza e diffusione all’uso di strumenti o oggetti elettronici fra cui impianti di telecomunicazioni, Wi-Fi, telefoni cellulari, linee elettriche ad alta tensione. I quali hanno un effetto indiscusso, poco benefico, sulla salute dell’intero organismo, già noto in caso di esposizioni acute, ma ancora in discussione sul medio-lungo termine. In attesa di conferme scientifiche, la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) ha stilato un decalogo preventivo per tutelarsi quanto più possibile da rischi e pericoli elettromagnetici, riducendo soprattutto l’esposizione in ambienti indoor.
Il rischio elettromagnetico c’è. Lo ha detto a chiare lettere l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), includendo nel 2011 i campi elettromagnetici (CEM) non ionizzanti come cancerogeni di gruppo 2B, quello cioè che può avere influenze negative sulla salute umana. A questa stessa categoria appartengono anche altre sostanze tossiche come ad esempio piombo, cloroformio, naftalene e stirene. Di queste, CEM compresi, si conoscono le importanti ripercussioni in caso di un'esposizione acuta, cioè a elevate quantità di radiazioni e in tempi ridotti, ma non è ancora chiaro cosa accada se l’irradiazione avviene invece a poco a poco e per periodi molto lunghi.
La valutazione del rischio. Sono presenti ovunque nell’ambiente, essendo generati da fonti sia di origine naturale che artificiale. La valutazione di intensità e tossicità del campo avviene attraverso la stima di diversi parametri fisici: la frequenza (cioè gli Hertz); il livello di potenza (in Watt o dBm); la distanza dalla sorgente che emette le radiazioni; la durata di esposizione. In funzione della frequenza di esposizione e della natura delle radiazioni che possono essere ionizzanti o non ionizzanti, suddividendosi queste ultime in radiazioni ad alta o a bassa frequenza, le influenze sull’organismo cambiano, pur restando in ogni caso nocive. Maggiore è la capacità di potenza dei CEM, spesso associata alla distanza più o meno lunga che la radiazione deve percorrere, ovvero più lunga è la tratta più elevato dovrà essere il grado di potenza, maggiore sarà anche la sollecitazione sul corpo umano e quindi più pericolosi gli effetti per la salute. Mentre più lontana la sorgente di emissione, minore sarà anche l’esposizione ai CEM irradiati.
Il tempo di esposizione è un ulteriore fattore di rischio ai già presenti effetti inquinanti, pertanto laddove possibile, è necessario gestire, controllare, ridurre al minimo livelli e periodo di esposizione. Come nel caso di campi elettromagnetici indoor generati da molte sorgenti a bassa intensità, ad esempio l’Wi-Fi, e da poche sorgenti ad alta intensità tra questi il cellulare in fase di chiamata o il cordless. L’indicazione e raccomandazione è quindi di fare attenzione a valutare e ridurre il livello di esposizione in quei luoghi in cui si permane consecutivamente per molte ore come gli ambienti di lavoro, la camera da letto e la stanza adibita ad ufficio in casa, la cucina e ogni altro spazio in cui siano posizionati oggetti, fonti di radiazioni elettromagnetiche. A CEM indoor si aggiungono poi le radiazioni emesse da tecnologie all’avanguardia, impiantistiche o altro, che devono assicurare ai cittadini e società una vasta gamma di servizi e opportunità di connessioni di qualità.
I rischi. Dipendono in gran parte dal tempo di esposizione alla fonte irradiante e ai CEM in generale. Ad esempio grande attenzione è posta ai possibili effetti biologici dall’uso del cellulare e dalla sua stretta vicinanza con la testa e i tessuti cerebrali, ipotizzando una possibile azione cancerogena, tuttavia ancora da chiarire. Ad oggi, infatti, gli effetti riconosciuti ai CEM di bassa frequenza sono la stimolazione dei tessuti elettricamente eccitabili come i nervi e muscoli, e il riscaldamento dei tessuti per quelli di alta frequenza: si tratta però di rischi che si genererebbero in maniera importante solo in caso di esposizione a livelli molto elevati. Rischi che parrebbero remoti per la popolazione, esistendo in Italia degli organismi preposti come le Agenzie Regionali Prevenzione e Ambiente (ARPA), presenti su tutto il territorio, che hanno il compito di controllare che non vengano superati i valori soglia, fissati da regolamentazioni internazionali e nazionali, tutelando così la persona da possibili effetti sanitari accertati.
Il decalogo. Individualmente è possibile agire, mettendo in atto delle misure preventive/protettive contro il rischio dei CEM. A tal fine, la SIMA ha redatto e diffuso il vademecum Elettrosmog. 10 consigli utili per ridurre l’esposizione all’inquinamento elettromagnetico:
- In cucina, mantenersi lontano dal forno a microonde, specie se questo viene utilizzato con grande frequenza.
- Nella camera dei piccoli, posizionare i babyphone a distanza dal lettino e programmare l’unità bambino sulla funzione di attivazione
- Utilizzare le apparecchiature elettriche ed elettroniche tenendo da esse la massima distanza possibile.
- Di notte, non collocare smartphone, specie se in carica, o altri dispositivi elettronici quali radiosveglie, segreteria telefonica, sul comodino.
- Non tenere, in ambienti indoor nei quali si permane a lungo, apparecchi elettrici ed elettronici inutilmente accesi.
- Insegnare ai bambini l’uso di apparecchiature elettriche ed elettroniche, inclusi i telefoni cellulari, il più tardi possibile per ridurre l’esposizione alla tecnologia già troppo precoce nelle nuove generazioni.
- Utilizzare i telefoni cellulari in aree di alta ricezione e copertura. Fare telefonate brevi e, in caso di lunghi colloqui, utilizzare auricolari e sistemi viva-voce, preferendo cellulari di recente generazione che hanno un assorbimento elettromagnetico più Non affidarsi a dispositivi commerciali, pubblicizzati per la loro capacità di ridurre i livelli di esposizione ai CEM, che non siano stati verificati e validati scientificamente da primari Enti pubblici italiani e/o europei.
- Limitare l’uso di telefonino, computer portatile e tablet con scheda Wi-Fi attivata, all’interno di un’auto in
- Posizionare le antenne dei sistemi WiFi, Bluetooth e reti senza fili in ambienti domestici meno frequentati. Per i laptop, interrompere la connessione WiFi, terminato l’uso, evitando che la continua ricerca di una rete generi inutili esposizioni.
- Progettare la struttura dei luoghi, postazioni di lavoro e abitazioni civili in modo da minimizzare l’esposizione ai CEM.