Stop alla pesca nei mari d'Italia
Dal 28 luglio al 14 ottobre, nei mari italiani si dovrà rispettare lo stop delle attività di pesca. La sospensione, già effettuata nel 2013, durerà 42 giorni e riguarderà tutte le barche (eccezion fatta per quelle della piccola pesca) e tutte le acque del Belpaese. Ma a rotazione: prima nord e sud Adriatico, poi Ionio e Tirreno.
A darne notizia è Impresapesca Coldiretti: «Il provvedimento ha l'obiettivo di garantire il ripopolamento dei pesci nel mare e salvare così le marinerie dal collasso, in un 2014 segnato da un calo del 7% dei consumi di pesce fresco» nei primi due mesi dell'anno.
Niente pesce fresco in tavola. «Con il fermo pesca aumenta anche il rischio - continua Impresapesca Coldiretti - di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato». A meno che non si tratti «di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca» o dalle barche della piccola pesca locali, che possono ugualmente operare. Comunque, non è vietato servire pesce non fresco in tavola: il ristoratore è semplicemente tenuto ad avvisare il cliente che si tratta di pesce d’allevamento, o importato, o scongelato.
Le date esatte dello stop a rotazione. Lungo la costa adriatica, da Trieste fino a Rimini, il blocco delle attività delle barche con reti a traino comincerà il 28 luglio e terminerà il 5 settembre. Nel sud Adriatico (da Pesaro a Bari) fermi i pescherecci dall’11 agosto al 22 settembre. L'Adriatico da Brindisi in giù, lo Ionio e il Tirreno saranno interessati dal blocco dal 15 settembre al 14 ottobre. Quando riprenderanno regolarmente le attività di pesca. Sardegna e Sicilia decideranno autonomamente le date, con uno stop di almeno trenta giorni.
Calano i consumi e il settore è in crisi. Nonostante il prezzo d'acquisto del pesce fresco sia rimasto pressoché stabili, è aumentata del 6,3 percento la fetta di famiglie italiane che non acquista pesce fresco (dati Ismea 2013). È calato soprattutto il consumo di polpi (meno 22 percento), di calamari (meno 16 percento), di molluschi (meno 12 percento) e di pesce azzurro (ad esempio, le alici registrano meno 12 percento). La situazione ha messo a dura prova la flotta di pescherecci italiana, che negli ultimi 30 anni aveva già perso il 35 percento delle imbarcazioni. E 18.000 posti di lavoro. Saranno d'aiuto i 537 milioni di euro stanziati per l'Italia dal nuovo Fondo Ue per gli affari marittimi e la pesca?