Analisi (comprensibile a tutti) della differenza tra sunniti e sciiti
La guerra tra Arabia Saudita e Iran è ufficialmente scoppiata, senza ricorrere a procure. L’ultimo casus belli è stato, il 2 gennaio, l’esecuzione Riyad di 47 persone accusate a vario titolo di terrorismo, alcune di loro coinvolte in una serie di attentati compiuti da al Qaeda tra il 2003 e il 2006. Tra queste figurava anche un importante Imam sciita, Nimr al Nimr, che era uno dei principali leader dell’opposizione alla monarchia saudita, in cella dal 2012. Su di lui pesava l’accusa di ribellione armata, disobbedienza alla monarchia e favoreggiamento degli interessi di una potenza nemica dei sauditi, l’Iran. Pronta la reazione di Teheran: se il governo prometteva vendetta, alcuni manifestanti hanno assaltato l’ambasciata saudita. Bombe molotov sono state lanciate contro l’edificio, alcune stanze della sede diplomatica sono state devastate. La polizia iraniana ha arrestato 40 persone, ma intanto i due Paesi hanno interrotto le relazioni diplomatiche.
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APTOPIX Mideast Iran Saudi Arabia Protest
Mideast Iran Saudi Arabia
Mideast Iran Saudi Arabia Protest
Iraqi protesters try to set alight to defaced posters of Saudi Crown Prince Mohammed bin Nayef a protest in Baghdad, Iraq, Sunday, Jan. 3, 2016. Al-Nimr was a central figure in protests by Saudi Arabias Shiite minority until his arrest in 2012, and his execution drew condemnation from Shiites across the region. (AP Photo/Karim Kadim)
La diatriba risale alla morte di Maometto. Dietro la guerra tra sauditi e iraniani, però, c’è molto di più di una rivalità tra Paesi. Perché in ballo non ci sono solo interessi economici, legati per lo più al predominio delle risorse petrolifere. In ballo c’è il cuore delle guerre che segnano il mondo arabo, cioè la contrapposizione tra sciiti e sunniti: Iran e Arabia Saudita sono i Paesi leader dei due grandi blocchi che compongono l’islam. Per capire la distinzione tra sciiti e sunniti, che rappresentano l’80% dei musulmani nel mondo, è necessaria una premessa: ciascuno considera se stesso il custode del vero Islam, e per questo vuole esercitare la propria supremazia. Per orientarci in questo groviglio, abbiamo chiesto aiuto al professor Paolo Branca, docente di lingua e letteratura araba e islamistica all’Università Cattolica di Milano: le sue parole chiariscono bene come nel corso dei secoli siano nate una serie di correnti, soprattutto nel mondo sciita, che hanno determinato gli assetti attuali.
[Sunniti (verde chiaro) e sciiti (verde scuro)]
Premessa storica. Quando morì Maometto nel 632, l’Islam possedeva soltanto un nucleo di credenze: persino le pratiche di culto non erano esattamente definite, e si dovevano ancora sviluppare alcune istituzioni fondamentali, come quella del Califfato. Di fronte alla morte del Profeta i musulmani dovettero pensare alla successione a capo della comunità: una parte dei credenti riconosceva in Ali (cugino e genero di Maometto) il successore designato, ma la maggioranza della comunità riteneva che non ci fosse stata alcuna designazione da parte del Profeta, e che per tanto spettasse alla comunità l’elezione del “primo Califfo”. Dal 632 al 664 si alternarono così quattro Califfi. Il primo fu Abu Bakr, che dovette affrontare la rivolta di quanti non intendevano più sottomettersi al potere centrale dopo la morte di Maometto. Poi venne Omar, quindi Othman e infine Ali, che era cugino e genero di Maometto. Fu proprio con l’ascesa al potere di quest'ultimo che i musulmani cominciano a litigare tra di loro. I parenti del suo predecessore lo accusarono di essere corresponsabile della morte di Othman, ritenendolo quindi indegno di ricoprire tale carica. Si produsse una drammatica spaccatura tra il partito antagonista al quarto Califfo Ali (i sunniti) e quello di coloro che lo appoggiavano, ossia gli sciiti (dal nome "Shî`at `Alî", "partito di Ali"). Prevalsero i sunniti, che si chiamano così in virtù della grande importanza da loro attribuita alla Sunna (cioè quel complesso di atti e detti del profeta Maometto che sono tramandati nei singoli hadith, i racconti brevi, che regolano la vita dei musulmani) e fondarono la dinastia degli Omayyadi che aveva sede a Damasco. La spaccatura, però, ha dominato i secoli e tutt’ora è al centro delle fazioni che si contendono il potere nel mondo arabo.
Differenze tra Sunniti e Sciiti Sciiti e sunniti, quindi, si differenziano tra loro principalmente per una questione politica e di rivalità nella supremazia. Ciascuno indica se stesso come il custode del vero Islam, e se oggi la stragrande maggioranza di musulmani è sunnita, gli sciiti, dapprima movimento eminentemente politico, hanno assunto nel corso del tempo caratteristiche dottrinali proprie che li hanno distinti dal resto dei musulmani. Per i sunniti manca l'idea di una mediazione tra l'uomo e Dio, e non esiste un vero e proprio clero: il titolo di Imam, che comunemente designa colui che guida la preghiera comunitaria, in ambito sunnita non ha mai comportato prerogative e funzioni propriamente religiose. Per gli sciiti, invece, l’Imam è allo stesso tempo il capo temporale e la guida spirituale della comunità, autentico interprete del significato nascosto della rivelazione. Agli imam sono attribuiti i privilegi dell'infallibilità e dell'intercessione presso Dio a favore dei credenti, i loro insegnamenti sono seguiti al pari di quelli del Profeta e i luoghi dove sono sepolti divengono meta di pellegrinaggi, centri di insegnamento e di vita spirituale.
Le divisioni interne sunnite. I sunniti non si sono divisi nel tempo in diversi rami, ma hanno varie scuole giuridiche. Quattro per la precisione, che non si differenziano sui principi ma sulle sue possibili applicazioni: ci sono gli hanafiti, i malikiti, gli shafi’iti e gli hanbaliti. A quest’ultima, in particolare, si rifà Mohammed ibn Abd al-Wahhab, il padre dello wahhabismo, molto presente in Arabia Saudita e a cui dalla seconda metà del XX secolo si è associato il salafismo, che rifiuta di assimilarsi a una delle quattro scuole giuridiche ma ambisce a tornare ai tempi di Maometto. Ci sono poi i takfiri, anch’essi di derivazione wahhabita, il cui principio fondante è il diritto di dichiarare infedele qualsiasi correligionario musulmano che contesti o minacci l’Autorità Assoluta.
Le varie correnti sciite In casa sciita le cose sono andate un po’ diversamente. A seconda della linea di discendenza che, a partire da Ali, riconoscono come legittima, gli sciiti si sono divisi in varie correnti. I più numerosi sono i cosiddetti imamiti o duodecimani, poiché riconoscono una serie di dodici imam, l'ultimo dei quali non sarebbe morto, ma misteriosamente scomparso nell'874 e il cui ritorno è atteso per la fine del mondo. Accanto allo sciismo imamita, al quale aderiscono la maggioranza degli iraniani e oltre metà degli iracheni, vanno ricordati gli Zayditi, meno intransigenti e concentrati soprattutto nello Yemen, e gli Ismailiti, che presentano al loro interno varie diramazioni e si distinguono per il forte grado di divinizzazione che attribuiscono ai loro Imam. Ci sono poi i kharigiti, nati al tempo del quarto Califfo, che sostenevano che chiunque potesse diventare Imam, indipendentemente dalle origini. Da loro nacquero gli ibaditi e gli azraqiti, i primi moderati i secondi fervidi credenti e implacabili guerrieri. Un elenco lunghissimo che potrebbe continuare con altri gruppi religiosi, più o meno a sé stanti anche se legati ai precedenti da complesse parentele e debitori verso antiche tradizioni delle aree culturali in cui hanno visto la luce. Tra loro, i drusi, legati al sesto Califfo fatimita al-Hâkim (XI secolo) cui furono attribuite prerogative divine: questi hanno alcune credenze (come la fede nella reincarnazione) piuttosto originali, benché le loro dottrine siano poco note anche all'interno del loro stesso gruppo dato che la conoscenza dei testi sacri è riservata soltanto a una ristretta cerchia di iniziati. Oggi la comunità drusa è diffusa soprattutto sulle alture del Golan, altra zona calda al centro di una guerra che dura dal 1967 tra Israele, Siria e Libano.
Chi è con chi oggi. Oggi è in Indonesia che si concentra il più alto numero di musulmani sunniti. In più, oltre alla maggioranza delle popolazioni del Nord Africa (Egitto, Marocco, Tunisia, Algeria, Libia), anche quanti governano le petromonarchie del Golfo sono sunniti. Il sedicente califfo al Baghdadi è sunnita, e con lui tutti i suoi seguaci. Boko Haram, che terrorizza parte dell’Africa, è sunnita. Bin Laden era sunnita e lo è anche al Qaeda, lo sono i talebani, e lo sono gli esponenti delle brigate al Nusra. Sono sunniti i fondamentalisti ceceni, così come lo è Hamas in Palestina e le numerose fazioni dei ribelli che combattono in Siria. Il principe di Giordania Abdallah II è sunnita, più precisamente ashemita, cioè discende dal profeta Maometto, il cui nonno si chiamava Hashim. È sunnita anche la maggioranza dei curdi, anche se per loro più che l’aspetto religioso vale l’aspetto etnico e per la loro sopravvivenza si oppongono ad altri sunniti. È sunnita anche il presidente turco Erdogan, che prova a riaccreditarsi come l’unico leader musulmano.
E gli sciiti... Gli sciiti più famosi invece, sono i guerriglieri libanesi di Hezbollah, l’intero Iran, il Kuwait. Sono sciiti, anche se appartenenti agli zayditi, anche i ribelli Houti che combattono in Yemen, ed è sciita la maggioranza degli abitanti dell’Azerbaijan e del Bahrein. È sciita, più precisamente della setta alawita, Bashar al Assad, presidente siriano. Ed è sciita il sud dell’Iraq, così come tutta la leadership salita al potere dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, che invece era sunnita.