Una trappola ben riuscita

Stormy, la pornostar senza paura che ha messo spalle al muro Trump

Stormy, la pornostar senza paura che ha messo spalle al muro Trump
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Negli ultimi giorni, in America, un programma televisivo è stato visto da 22 milioni di telespettatori. Più dei Grammy e dei Golden Globe. È il programma 60 minutes, trasmesso domenica scorsa sul canale Cbs, che ha ospitato Stormy Daniels, la pornostar che ha dichiarato di avere avuto un rapporto sessuale con Donald Trump nel 2006, a ridosso della nascita del figlio Barron. È indubbio che il potere con i pantaloni abbassati tenga milioni di telespettatori incollati agli schermi e questo caso non fa eccezione.

 

 

Il racconto di Stormy. Eppure il contenuto dell’intervista non è poi così sconvolgente. Stormy parla asetticamente di un trascorso quasi squallido, un rapporto non esaltante e non protetto fra due adulti (all’epoca Stormy aveva 27 anni) consenzienti. Nota di colore, Trump che si fa sculacciare con una rivista con la sua foto in copertina. Nessuna drammatizzazione dell’accaduto, nessuno spazio per un voyeurismo pettegolo. Stormy si affretta quasi a dissociarsi dal movimento #metoo, non è una vittima, dice, non parla come – né tantomeno a nome – delle diciotto donne che ad oggi hanno accusato Trump di molestie. Ribadisce che avrebbe potuto dire no e non l’ha fatto. Ma, d’altra parte, non fa mistero di aver sottoscritto il nonclosure agreement – ricevendo 130mila dollari in cambio del suo silenzio in piena campagna elettorale – per timore di ritorsioni e con lo stesso asciutto distacco ammette che oggi, proprio per aver portato a galla la notte di sesso con Trump, le proposte di lavoro sono aumentate.

Racconta anche un episodio, che per ambienti e dialoghi pare ripreso dalla sceneggiatura più lisa, inflazionata e banale del cinema di serie B americano. Pare che nel 2011, dunque cinque anni dopo l’episodio, un uomo la avrebbe avvicinata in un parcheggio, le avrebbe detto «Lascia stare Trump» e poi, rivolgendosi alla figlia di Stormy Daniels avrebbe aggiunto «è una bella ragazzina, sarebbe un peccato se capitasse qualcosa alla sua mamma». Forse in America queste cose succedono davvero.

 

 

Una trappola riuscita. L’intervista di Stormy Daniels non aggiunge nulla all’immagine del Presidente, questa virilità volgare e sfacciata non è mai stata edulcorata e gli americani l'hanno votata senza problemi. Il punto lo coglie The Economist, che spende un’analisi molto elegante: Stormy è riuscita «in una rara tripletta propria dei grandi performer: ha fatto parodia prendendo in giro un uomo più brillante di lei, ha fatto satira prendendo in giro un uomo più ricco di lei, e ha fatto burlesque prendendosi gioco di entrambi mentre si toglie i vestiti» (lo spettacolo di spogliarello di Stormy si chiama Make America Horny Again). Si tratta di un rapporto sessuale risalente a dodici anni fa, ma si è trasformato in una trappola. Trump potrebbe tentare di pagare un prezzo più alto per il silenzio di Stormy – tacitamente ammettendo una colpa e investendo somme senza garanzie, visto che il silenzio di chi incassa anche se ben pagato dura poco e finisce in televisione – oppure nicchiare, e lasciar passare il messaggio che non rispettare i patti stretti col Presidente con moneta sonante è affare che non comporta conseguenze.

 

 

La risposta di Stormy. La difesa del Presidente è in imbarazzo e pasticciata: l’avvocato di Trump, Cohen, le dà della bugiarda quando racconta del rapporto sessuale, lei lo querela per diffamazione. Lei parla dell’accordo sottoscritto e dei soldi ricevuti, Cohen arriva a dire assurdità, di averla pagata personalmente, con soldi suoi e di sua iniziativa. La insultano su Twitter, lei deride la grammatica scorretta e le scarse proprietà di linguaggio. Fuori dal movimento #metoo, oltre gli hashtag, a un livello che trascende la dialettica femminile e femminista del post Weinstein (troppo pericolosamente vicina, per toni e temi, alla lamentela e al vittimismo) c’è una donna che fa sesso per guadagnarsi da vivere, che all’insulto “troia” risponde “sì”. Una che si pone con onestà e naturalezza alla pari con un maschio, eterosessuale, tycoon, Presidente degli Stati Uniti (e con il suo avvocato). Una che racconta un fatto – una notte di sesso, soldi ricevuti, dinamica di potere e prevaricazione – senza nascondersi dietro una bandiera, ed è scacco al Re.