Imposte une e trine

La TASI e tutte le altre ovvero come complicarsi la vita

La TASI e tutte le altre ovvero come complicarsi la vita
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Almeno quattro governi passati, oltre l’attuale, hanno puntato il dito contro l’ingarbugliato sistema fiscale e normativo che frena il nostro Paese. Si è parlato in più occasioni di adempimenti burocratici eccessivi, di autocertificazioni, di snellimento. Nel 2008 è stato addirittura istituito un “Ministero per la Semplificazione Normativa”, poi riassorbito all’interno del Dipartimento per la Funzione Pubblica. Ma allora, che progressi abbiamo fatto in materia di semplificazione?

A giudicare dai fatti, siamo messi male. Per fare il punto della situazione, approfittiamo dell’imminente scadenza di uno dei balzelli della fiscalità locale, la TASI (TAssa sui Servizi Indivisibili) che i contribuenti si troveranno a dover pagare entro il prossimo 16 Ottobre (oppure no?). Premesso che una delle maggiori bandiere dei passati governi era stata l’ abolizione dell’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili, poi diventata I.M.U., Imposta Municipale Unica) sulle abitazioni principali, realizzata qualche anno fa, vedremo subito come il balzello uscito dalla porta (è proprio il caso di dirlo, trattandosi di un’imposta sulla casa) sia rientrato dalla finestra.

L’idea del legislatore si può riassumere così: avendo abolito l’ICI sulla prima casa ma non sulle eventuali altre (seconda e successive, terreni ed altro), adesso le aboliamo tutte e ne istituiamo una unica. Nasce così l’I.U.C., Imposta Unica Comunale, che per rimarcare meglio la superiorità nei confronti delle imposte precedenti, assume il carattere della Trinità : si compone, infatti, di tre parti differenti : l’IMU, come sopra definita; la TASI, e la TARI (TAssa sui RIfiuti che sostituisce la vecchia TARSU).

Sei pagamenti, una sola imposta. Ora, considerato il nome (Imposta Unica Comunale), sarebbe lecito aspettarsi un adempimento unico. E invece no: per rimarcare il suo carattere uno e trino, l’imposta costringe il contribuente a dover provvedere a tre adempimenti diversi, in tre periodi diversi. Si potrebbe pensare di dover fare tre diversi versamenti, ma così non è; essendo la trinità strutturata sulla base di acconti e saldi, il contribuente si ritrova a dover andare a pagare sei volte.

Contiamole: 16 Giugno acconto IMU, 30 Settembre acconto TARI, 16 Ottobre acconto TASI, 1 Novembre eventuale secondo acconto TARI, 16 Dicembre saldo IMU e TASI, a Gennaio saldo TARI.

Un meccanismo ingarbugliatissimo. Il perverso meccanismo però non finisce qui; l’IMU rientra dalla finestra perché, se è vero che la legge dispone che sulla prima casa l’IMU non si paga, è altrettanto vero che la stessa legge prevede che la somma di IMU e TARI non sia superiore all’ aliquota della “vecchia” IMU, eventualmente aumentata dello 0,8 per mille; per cui se sulla prima casa non pago l’IMU, dovrò pagare la TARI, mentre se sulle altre pago l’ IMU in misura inferiore al massimo, probabilmente pagherò la differenza. Perché probabilmente?

Perché la fissazione delle aliquote, sempre nel limite del massimo fissato dalla legge, è stata lasciata alla discrezione dei singoli comuni; quindi si verifica la paradossale situazione per cui, dei circa 8.000 comuni italiani, 5.000 hanno deliberato in merito, producendo una giungla di tipologie diverse (qualcuno parla di 12.000 diverse tipologie di immobili).

Detrazioni quantomeno fantasiose. Non solo: a complicarci ulteriormente la vita ci si mettono pure le eventuali detrazioni, anche queste lasciate alla fantasia degli amministratori comunali; accade così che nel Comune di San Marco dei Cavoti (in provincia di Benevento), su proposta di iniziativa popolare, sia possibile detrarre il 50% per chi adotta un cane randagio. A Ripabottoni (CB) è disponibile una detrazione di 50 euro per chi ha in famiglia un soggetto con disabilità “superiore al 100%” (sic). A Flero, in provincia di Brescia, meno fantasiosi ma rigidamente scientifici: per suddividere il fondo detrazioni di 72.500 euro si sono inventati una formula matematica con parentesi tonde, quadre e graffe.

E a Bergamo? Per fare un minimo di chiarezza in merito alla situazione, proviamo a ricapitolare gli adempimenti che dovranno rispettare i cittadini del capoluogo orobico. La scadenza dell’acconto è fissata, per il Comune di Bergamo, al 16 ottobre, mentre quella del saldo al 16 dicembre. L’aliquota è del 3,2 per mille sugli immobili destinati ad abitazione principale, ad esclusione degli immobili di categoria A/1, A/8 e A/9. Per gli altri l’aliquota è stata azzerata (Delibera del Consiglio Comunale n. 95 Registro C.C. / N. 49 Prop. Del. 29/04/2014). Ma attenzione: se risiedete in un altro Comune della provincia, il vostro Consiglio Comunale potrebbe aver deliberato diversamente stabilendo altre aliquote e scadenze. Meglio, dunque, tenere gli occhi aperti.

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