Pena più pesante

Tragedia di Azzano: Matteo Scapin condannato in appello a 11 anni e 8 mesi

Il 34enne di Curno travolse e uccise Matteo Ferrari e Luca Carissimi. È stato condannato per duplice omicidio volontario aggravato dalla guida in stato d’ebrezza. In primo grado la condanna fu di 6 anni e 8 mesi

Tragedia di Azzano: Matteo Scapin condannato in appello a 11 anni e 8 mesi
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Matteo Scapin, che nel 2019 mentre era al volante di una Mini Cooper travolse e uccise Matteo Ferrari e Luca Carissimi, entrambi a bordo di una Vespa, è stato condannato dalla Corte d’Appello a 11 anni e 8 mesi di reclusione: 11 anni e 4 mesi per duplice omicidio volontario con generica attenuante della provocazione, cui si aggiungono ulteriori 4 mesi per guida in stato d’ebrezza.

Il secondo grado di giudizio ha quindi riformato la sentenza di primo grado dell’11 settembre scorso, che aveva condannato in abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo della pena) il trentaquattrenne di Curno a 6 anni e 8 mesi con l’accusa di omicidio colposo. All’epoca, l’accusa aveva chiesto 16 anni per duplice omicidio volontario e guida in stato di ebbrezza.

Matteo Ferrari e Luca Carissimi

La tragedia

Luca carissimi, 21 anni, e Matteo Ferrari, 18 anni, persero la vita la notte del 4 agosto 2019. Secondo l’accusa Matteo Scapin, urtò la Vespa sulla quale viaggiavano i due giovani dopo una lite scoppiata all’esterno del Setai di Orio al Serio.

Saliti in macchina il 34enne e la fidanzata si sarebbero diretti verso casa ma lungo la strada sarebbe stato raggiunto lungo la Cremasca dove uno dei due ragazzi avrebbe rotto il lunotto posteriore della Mini.

Il trentaquattrenne allora avrebbe reagito d’istinto, cercando di investire i ragazzi per farli cadere, senza però arrivare ad ucciderli.  Carissimi morì sul colpo, per Ferrari il decesso arrivò il giorno successivo, ricoverato all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo.

Tuttavia il pm contemplava il dolo eventuale vista la velocità a cui stavano procedendo i due mezzi. Al contrario, gli avvocati difensori Andrea Pezzotta e Riccardo Tropea hanno sempre sostenuto che si sia trattata di una manovra involontaria, dovuta allo spavento.

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