Dal superblog Rischio Calcolato

Tre utili suggerimenti da seguire per scegliere una banca sicura

Tre utili suggerimenti da seguire per scegliere una banca sicura
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Nelle ultime settimane abbiamo avuto un primo assaggio delle novità bancarie che saranno in vigore dall’1 gennaio 2016. Merito (o colpa?) del salvataggio del Governo dei quattro istituti che erano sull’orlo del crack, ovvero Banca Etruria, Carichieti, Cariferrara e Banca delle Marche. Dall’inizio del nuovo anno, però, sarà attivo il famigerato “bail-in”, che proibirà ogni intervento statale e pubblico per salvare le banche. Di conseguenza, ogni eventuale procedura di ricapitalizzazione di un istituto di credito sarà interamente a carico di azionisti, obbligazionisti subordinati e senior (o ordinari) e correntisti, ma anche del sistema bancario nel suo complesso, il che vuol dire che l’eventuale salvataggio di una banca potrebbe riflettersi anche su possessori di azioni e obbligazioni di altri istituti. Per tutti questi motivi è fondamentale saper scegliere nel modo più oculato possibile la banca a cui affidare la gestione dei nostri risparmi.

Rischio Calcolato è un blog che si occupa proprio di temi economici (e non solo) delicati, trattandoli con competenza, critica e oggettività. Uno dei post di maggior successo pubblicati su questo superblog, di nicchia ma comunque molto seguito, cerca di spiegare proprio i criteri migliori per giudicare quale sia la banca migliore (o quantomeno più sicura) a cui affidare i nostri soldi, tenendo conto che comunque la certezza assoluta non la si avrà mai.

 

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Attenzione a Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Prima di scoprire e analizzare i criteri indicati da Rischio Calcolato, è giusto però fare alcune precisazioni. La prima è che se il salvataggio di Banca Etruria, Carichieti, Cariferrara e Banca delle Marche è stato finanziato dagli investimenti di circa 132mila persone, questa cifra potrebbe apparire assai esigua nel caso in cui si rendesse necessario un salvataggio simile per Veneto Banca e Popolare di Vicenza, istituti in pessimo stato, soprattutto per quanto riguarda i dati relativi ai loro requisiti patrimoniali, ma con centinaia di migliaia di investitori coinvolti direttamente. Un numero che potrebbe aumentare nei prossimi mesi, visto che il rosso porterà le due banche a cercare di raccogliere nuovi capitali sul mercato. Nel caso in cui la situazione precipitassee, scatterebbe la procedura del “bail-in”, con le conseguenze che sono state più volte esposte. Ciò significa che non è consigliato, ora come ora, affidarsi totalmente a Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Attenzione anche alla Monte dei Paschi, sulla quale la Consob ha speso poco tempo fa dichiarazioni non proprio lusinghiere e che il presidente Giuseppe Vegas ha di fatto posto sotto la lente d’ingrandimento per nuovi dubbi sui bilanci del 2012.

Non ci son più le banche di una volta. Fatte queste doverose premesse, sottolineate dagli stessi esperti di Rischio Calcolato, scopriamo quali sono i fattori da tenere bene a mente nel momento in cui valutiamo la sicurezza e la stabilità di una banca a cui vogliamo (o vorremmo) affidare il nostro gruzzoletto. Nell’ultimo decennio è infatti cambiato molto nel rapporto tra noi umili risparmiatori e investitori e le banche: non è più utopia pensare che i nostri soldi, guadagnati con fatica, potrebbero essere usati per coprire le falle di gestione dell’istituto di credito a cui ci siamo affidati. Il recente decreto salvabanche che tanto sta facendo discutere ha toccato solamente azionisti e obbligazionisti subordinati, ma a Cipro, non molto tempo fa, furono i correntisti delle due più grandi banche del Paese a veder andare in fumo i propri soldi per ripianare i debiti degli istituti. La procedura del “bail-in” che entrerà in funzione l’1 gennaio 2016 non esclude questa ipotesi neppure in Italia. Insomma, una procedura che fino a qualche tempo fa avremmo considerato quasi “truffaldina” e comunque poco corretta, è diventata oggi una procedura standard, legale e codificata da norme europee appositamente pensate per il salvataggio delle banche.

 

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Come scegliere una banca sicura. Per tutti questi motivi, Rischio Calcolato suggerisce tre modi per tentare di evitare brutte sorprese bancarie semplicemente attraverso semplici e veloci ricerche. Si tratta del controllo del patrimonio di vigilanza dell’istituto, delle performance in Borsa della banca e, infine, delle informazioni di cronaca eventuali.

1) Patrimonio di vigilanza: è il requisito un po’ più complicato e tecnico, ma forse anche il più importante visto che è quello comunemente accettato per definire il rischio bancario inteso come quantità di investimenti fatti da una banca rispetto al suo patrimonio. Stiamo parlando del Core Tier 1 Ratio. Il Tier 1 Capital è il patrimonio di base, perché costituisce il nocciolo duro del capitale di ogni banca del mondo. Se si calcola il rapporto tra il patrimonio di base di una banca (Tier 1) e gli impieghi ponderati per il rischio, si ottiene un indicatore fedele degli ordini di grandezza coinvolti nel necessario bilanciamento tra mezzi propri di qualità primaria (il Tier 1 Capital) e impieghi (attività della banca come i prestiti) ponderati per il rischio (ossia “pesati” sul rischio implicito dei singoli impieghi calcolato dalla stessa banca). Il Core Tier 1 Ratio, dove “ratio”, in inglese, significa proprio rapporto, spiega con quali risorse primarie la banca può garantire i prestiti che effettua alla clientela e i rischi che possono derivare da sofferenze, incagli e altri crediti deteriorati.

Recentemente questo fattore è stato “migliorato” dall’entrata in vigore di un nuovo coefficiente redatto secondo i criteri dell’accorda di Basilea 3, cioè il CET1 Ratio (Core Equity Tier 1 Ratio). Le norme prevedono un valore del 10 percento come minimo per il CET1 Ratio. Ciò significa che una banca può effettuare regolarmente investimenti ponderati per il rischio superiori a 10 volte il suo capitale proprio. Il primo passo per controllare la stabilità di un banca, dunque, è assicurarsi che il suo CET1 Ratio rientri nei parametri previsti dall’Europa. Per intenderci: a settembre 2015 il CET1 Ratio di Ubi Banca si attestava al 12,56 percento, mentre quello di Veneto Banca e Popolare di Vicenza ben al di sotto del 10 percento raccomandato (rispettivamente 7,12 e 6,94 percento).

2) Performance in Borsa: uscendo dal lato prettamente tecnico, il secondo fattore di cui tenere conto è l’andamento delle azioni della banca in Borsa. Il prezzo di un’azione, infatti, riflette il comportamento degli investitori, i quali si comportano tendenzialmente in maniera razionale. In particolare si comportano in maniera indicativa i cosiddetti investitori “istituzionali”, cioè soggetti che dispongono di grandi quantità di denaro e che si muovono secondo logiche professionali. Capita spesso che questi investitori, essendo “del mestiere”, abbiano informazioni privilegiate rispetto a tutti gli altri e si muovano sul mercato proprio in base ad esse. Seguire l’andamento di un’azione, quindi, potrebbe aiutarci a capire come va una banca, soprattutto se confrontato all’andamento degli altri istituti quotati. Non è certamente un fattore scientifico, ma quelli di Rischio Calcolato dimostrano come, fino ad ora, ogni crack bancario sia stato anticipato da un crollo dei valori azionari rispetto all’indice di riferimento con mesi di anticipo. È buona cosa, quindi, valutare l’andamento del valore delle azioni di un istituto rispetto al FTSE Banche, ovvero l’andamento medio delle azioni bancarie in Italia: se notate un crollo dei valori azionari della banca rispetto a questo indice c’è da preoccuparsi. Ciò vale, naturalmente, solamente per gli istituti quotati in Borsa.

3) La cronaca: ultimo fattore di cui tenere conto per scegliere la banca a cui affidare i nostri soldi è anche il più facile da valutare. Stiamo parlando, infatti, della cronaca relativa all’istituto. È il più semplice e, paradossalmente, anche uno dei più sicuri sebbene sia privo di qualsiasi tipo di requisito scientifico o economico. Come sottolinea Rischio Calcolato, però, non è mai esistito un singolo fallimento bancario che non sia stato preceduto da mesi, se non da anni, di articoli polemici e allarmanti in cronaca economica e giudiziaria. Né Lehman Brothers, né Man Financial, né le nostre Banca Itallease, Banca Marche, Banca Spoleto e Banca Etruria sono veramente state fulmini a ciel sereno. Prima dell’evento c’è sempre stata una storia di cronaca sui giornali. Del resto le banche italiane hanno storicamente una connotazione fortemente territoriale, cosa che favorisce una particolare attenzione dei media locali sulle vicende delle stesse.

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