Trump, pace fatta con Kim Jong-un Due uomini, due leader, un destino

Strano presidente Donald Trump, non sai mai cosa aspettarti da lui. Solo pochi mesi fa aveva fatto tremare il mondo minacciando una terza guerra mondiale per arginare quel piccolo leader monello dei mari del sud della Cina. Era il primo gennaio. In occasione del discorso di inizio anno il leader nordcoreano Kim Jong-un aveva lanciato nuove minacce al mondo, Stati Uniti in testa. La Corea del Nord annunciava di aver «completato» la propria forza nucleare, e il «pulsante» per scatenare un'apocalisse era «sulla scrivania» dello stesso Kim. «L'intera area degli Stati Uniti continentali è sotto il raggio d'azione nucleare», aveva aggiunto. «Che gli Usa non inizino mai una guerra contro di me o il mio Paese».
«Gli Stati Uniti sono vicini a una guerra nucleare come mai prima», aveva avvertito in tutta risposta l'ammiraglio Mike Mullen, ex capo di Stato maggiore congiunto Usa. Trump aveva visitato il Giappone a novembre e aveva invitato il ministero della Difesa nipponico a cautelarsi acquisendo dozzine di nuovi aerei da caccia F-35 per rimpiazzare gli F-15 utilizzati attualmente.
Qualche settimana prima l’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley aveva avvertito tutti i Paesi del Consiglio di Sicurezza, avvertendo con tono di nuovo minaccioso che gli Usa avevano ormai perso la pazienza e si preparavano al peggio: «L’idea che qualcuno suggerisce sul freeze-for-freeze (di “congelare” entrambi qualunque esercitazione militare, ndr) suona come un insulto. Quando un pericoloso regime ha un’arma nucleare e un missile ICBM puntato su di te, tu non prendi misure per abbassare la guardia. Nessuno lo farebbe. Certamente non lo faremo noi».
Dall’altra parte Kim non era da meno. Gli Stati Uniti, aveva avvertito, si trovano «nel mirino di fuoco della Corea del Nord e se gli Stati Uniti oseranno invadere il nostro sacro territorio anche di un centimetro non sfuggiranno alla nostra punizione severa in alcuna parte del globo».
Tutto questo è storia di pochi mesi fa. Dopo aver lasciato il mondo con il fiato in sospeso sul baratro della terza guerra mondiale, "the Donald" ha spiazzato tutti con la sua più straordinaria giravolta: a Singapore questa mattina (erano le 3 in Italia) ha incontrato Kim Jong-un, conducendo 40 minuti di colloqui riservatissimi alla sola presenza degli interpreti. Si sono incontrati su un patio del Capella Hotel, completo di tappeto rosso e di bandiere dei due Paesi sul fondo Poi il presidente americano è uscito e davanti a centinaia di telecamere ha celebrato il successo dello storico incontro, che già prima di iniziare aveva definito «un incredibile successo»: «Kim vuole la denuclearizzazione e la pace più di me, sa che sarà un bene per il suo popolo».
Chi è rimasto di sale è l’alleata storica, la Corea del Sud. Con una delle sue giravolte e senza avvertire nessuno Trump ha annunciato la sospensione delle manovre congiunte tra americani e sudcoreani al confine, definite troppo costose e non più vitali in una fase di disgelo. In sostanza ha deciso lui per tutti.
La conclusione è stata un’altra trovata a sorpresa studiata dalla macchina della comunicazione trumpiana: un video su un iPad, fatto vedere a Kim e poi a tutti i giornalisti presenti. Titolo: «Due uomini, due leader, un destino». Sottotitolo: «Oggi può iniziare un nuovo mondo, un mondo di amicizia, rispetto e buona volontà». Siamo sul crinale tra lo spot e la storia.