li tiene buoni per il voto del 2020

Trump premia i suoi grandi elettori e a farne le spese è il parmigiano

Trump premia i suoi grandi elettori e a farne le spese è il parmigiano
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I produttori di parmigiano non lo sospettavano, ma a loro insaputa si sono trovati nel bel centro della bagarre per le elezioni del prossimo presidente americano. Cosa c’entra il più celebrato dei formaggi italiani con la Casa Bianca? Ecco la storia, così com’è stata brillantemente ricostruita da Federico Fubini sulle colonne del Corriere della Sera. All’origine di tutto c’è naturalmente la questione dei dazi con i quali Trump ha voluto punire l’Europa per i sussidi pubblici ad Airbus, la grande industria di aerei che contende il mercato all’altro gigante, l’americana Boeing. Trump si è mosso con le spalle coperte in quanto anche l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) l’ha autorizzato ad applicare ritorsioni sull’Unione europea. Da qui la tempesta dei dazi dalla quale l’Italia in realtà poteva essere risparmiata: infatti il nostro Paese non fa parte del consorzio aeronautico europeo (di cui fanno parte Germania, Francia, Spagna e anche l’uscente Regno Unito) e quindi non doveva rientrare tra le nazioni da punire, in quanto avvantaggiate dai favori di Bruxelles. Infatti il governo è corso a chiarire questo punto all’amministrazione americana, che ha alleggerito di molto la posizione italiana. Di molto ma non del tutto. Ad esempio ha cancellato i temutissimi dazi sui vini, ma ne ha lasciati due che sono molto emblematici del modo di fare politica del presidente Trump. Il primo è sulle arance, ed è un segnale lanciato a Luigi Di Maio, il quale a gennaio si era fatto bello davanti ai media per aver stretto un accordo con la Cina che riguardava proprio l’export di arance. Ed ecco la risposta di Donald a cui certi dettagli non sfuggono: 25% di dazi sulle arance che dalla Sicilia arrivano in America.

 

 

Ma la partita più importante è quella giocata sul parmigiano. Innanzitutto perché l’export in questo caso vale 50 volte quello delle arance in termini di valori economici. Il parmigiano è anche un simbolo della qualità italiana e da un po’ di anni se la deve vedere con la concorrenza di basso livello del cosiddetto parmesan. I produttori di tutti i falsi formaggi italiani si trovano in uno stato americano che di per sé non ha una grande importanza avendo solo 5,8 milioni di abitanti ma che in breve tempo è diventato il quarto produttore mondiale di «cheese». In particolare si è specializzato nell’«Italian sounding», il plagio dei marchi: formaggi definiti «Asiago», «fontina», «parmesan», «provolone» e un prodotto chiamato «mozzarella» più abbondante (mezzo milione di tonnellate l’anno) di quello italiano. Ovviamente i costi di produzione sono molto minori e quindi la concorrenza, nonostante la ben diversa qualità, è un danno molto grave per i produttori italiani. Purtroppo però quello Stato del Nord affacciato sui Grandi Laghi è un ago della bilancia. Nel 2016 di fatto garantì la conquista della Casa Bianca nella corsa contro Hillary Clinton con i suoi seggi, rimasti in bilico fino all’ultimo. I dieci grandi elettori andarono dalla parte di Donald grazie a un margine minimo di 22mila voti. E ora Donald li premia e li tiene buoni per il voto del 2020.

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