L'attentato in Tunisia

L'Isis rivendica la strage a Sousse Soldati nei resort, fuga di turisti

L'Isis rivendica la strage a Sousse Soldati nei resort, fuga di turisti
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L’Isis ha rivendicato sui social media la paternità dell’attacco ai turisti ospiti del relais Riu Imperial Marhaba di Sousse, nel golfo di Hammamet, in Tunisia. Il conto delle vittime, fornito del Ministero degli Interni tunisino, parla di 38 morti e 39 feriti, di cui 4 in modo grave. È l'attentato più grave mai compiuto in Tunisia. Lo scorso 18 marzo 22 persone, in gran parte turisti, erano state uccise in un attacco al museo del Bardo nella capitale. Nel venerdì nero del ramadan, i jihadisti si erano già attribuiti un altro attentato, quello contro una moschea a Kuwait City che ha fatto 27 vittime. Sempre lo stesso giorno avevano colpito anche in Francia e Somalia. E come se non bastasse, l’unità anti-terrorismo di Scotland Yard ha annunciato di avere sventato un attentato contro una parata nel giorno delle forze armate a Merton, quartiere sud-occidentale di Londra. L’obiettivo era uccidere il numero più alto possibile di soldati e civili.

 

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Il kalashnikov nell’ombrellone. Le informazioni sulle modalità dell'attacco in Tunisia non sono ancora certe. Al momento sembra che l'attentato sia stato compiuto da un solo uomo che ha raggiunto la spiaggia del resort come semplice bagnante, tenendo l'arma nascosta nell'ombrellone che teneva sotto il braccio. L'uomo ha inziato a sparare ai turisti in spiaggia e poi è entrato nell'hotel continuando a fare fuoco. Secondo il corrispondente di Le Monde, l'attentatore avrebbe anche lanciato una granata in una stanza dove alcuni turisti avevano cercato di nascondersi. Poco dopo è stato ucciso dalle forze di sicurezza tunisine. La sparatoria è durata quasi trenta minuti.

L'attentatore si chiamava Seifeddine Rezgui e aveva 23 anni. Era aderente al gruppo universitario della “Gioventù islamica” e già noto ai servizi segreti tunisini perché frequentava estremisti salafiti. Secondo il giornale tunisino Kapitalis frequentava un master in ingegneria informatica. Rezgui, nato a Gaafour, nel governorato di Siliana, era stato segnalato in alcune moschee salafite gestite da estremisti islamici, ma la sua fedina penale era pulita. La matrice dell’attentato sarebbe da attribuire al gruppo “Hezb Ut Tahrir”: «Si spacciano per pacifisti, ma stanno tentando di ricostruire il Califfato», sostengono fonti governative.

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A candle and a note in German reading, "Mourning cannot be seen, not heard, can only be felt. It is a fog without contour. One would like to grasp this fog and pull it away. But the hand grabs into emptiness", at the scene of Friday's shooting attack in Sousse, Tunisia, Saturday, June 27, 2015. The morning after a lone gunman killed dozens of people at a beach resort in Tunisia, busloads of tourists are heading to the nearby Enfidha-Hammamet airport hoping to return to their home countries. (AP Photo/Darko Vojinovic)

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A flowers at the scene of a shooting in Sousse, Tunisia, Saturday, June 27, 2015. The morning after a lone gunman killed tens of people at a beach resort in Tunisia, busloads of tourists are heading to the nearby Enfidha-Hammamet airport hoping to return to their home countries. (AP Photo/Darko Vojinovic)

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A young woman lays flowers at the scene of a shooting in Sousse, Tunisia, Saturday, June 27, 2015. The morning after a lone gunman killed at tens of people at a beach resort in Tunisia, busloads of tourists are heading to the nearby Enfidha-Hammamet airport hoping to return to their home countries. (AP Photo/Darko Vojinovic)

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Tourists react near the scene of Friday's shooting attack in Sousse, Tunisia, Saturday, June 27, 2015. The morning after a lone gunman killed dozens of people at a beach resort in Tunisia, busloads of tourists are heading to the nearby Enfidha-Hammamet airport hoping to return to their home countries. (AP Photo/Darko Vojinovic)

Resort blindati. Il governo chiude 80 moschee. Non si conosce ancora con certezza la nazionalità delle vittime dell'attentato. Per ora è stato confermato che ci sono otto britannici e un irlandese. Il primo ministro tunisino ha detto che la maggior parte dei morti è britannica, tedesca, belga e francese. Resort, alberghi e luoghi turistici sono stati blindati dall’esercito. Il premier, Habib Essid, ha annunciato di aver richiamato i riservisti per garantire la sicurezza, ma migliaia di turisti stanno comunque lasciando il Paese. Le nuove misure anti-terrorismo entreranno in vigore a luglio e prevedono lo schieramento di soldati riservisti nei «siti sensibili e nei luoghi che possono essere obiettivo di attacchi terroristici», ha annunciato il premier, dopo aver ordinato la chiusura di 80 moschee per incitamento all’estremismo islamico. Si tratta di un «piano eccezionale per assicurare una maggiore sicurezza nei luoghi turistici e archeologici», ha aggiunto Essid. Oggi la Tunisia è considerata l'unica vera democrazia in tutto il mondo islamico.

La rivendicazione. Inevitabile ricondurre l'attentato di venerdì alla strage del museo del Bardo. Uguale a quella ci sono gli obbiettivi: i turisti stranieri. E la rivendicazione dell'Isis. Sono state pubblicate foto dell’attentatore, sorridente e in maglietta bianca, con due kalashnikov ai lati. «Il nostro fratello, il soldato del Califfato Abu Yahya al-Qayarawani ha raggiunto il suo obiettivo, l’Imperial hotel, malgrado le misure di sicurezza» e ha attaccato «il bordello» e ucciso 40 «infedeli».  Testimoni parlano di tanti ospiti dell’hotel barricati nelle camere, e di altri in fuga terrorizzati.

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Tunisian army patrol near the attacked Imperial Marhaba hotel in Sousse, Tunisia, Saturday, June 27, 2015. The morning after a lone gunman killed dozens of people at a beach resort in Tunisia, busloads of tourists are heading to the nearby Enfidha-Hammamet airport hoping to return to their home countries. (AP Photo/Darko Vojinovic)

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A tourist walks in the garden of the Imperial Marhaba hotel where a shooting attack took place Friday in Sousse, Tunisia, Saturday, June 27, 2015. The morning after a lone gunman killed dozens of people at a beach resort in Tunisia, busloads of tourists are heading to the nearby Enfidha-Hammamet airport hoping to return to their home countries. (AP Photo/Darko Vojinovic)

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Tourists arrive at the Nfidha airport near Sousse, Tunisia, Saturday June 27, 2015. Tunisia’s prime minister announced on Saturday a string of new security measures including closing renegade mosques and calling up army reservists as thousands of tourists left the North African country in wake of its worst terrorist attack ever. (AP Photo/Salah Rhim)

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A security officer guards the entrance to the Imperial Marhaba hotel which was attacked on Friday in Sousse, Tunisia, Saturday, June 27, 2015. The morning after a lone gunman killed dozens of people at a beach resort in Tunisia, busloads of tourists are heading to the nearby Enfidha-Hammamet airport hoping to return to their home countries. (AP Photo/Darko Vojinovic)

Le testimonianze. Dalla Tunisia sono arrivate le prime testimonianze, come quella raccolta da Sky News di un turista britannico sulla spiaggia al momento dell’attacco: le sue parole hanno raccontato di una grande folla tra sdraio e ombrelloni per tutta la mattina, sconvolta da tanti colpi d’arma da fuoco. «Abbiamo pensato fossero petardi, ma in fretta si è capito cosa stava succedendo. C’è stato un esodo di massa fuori dalla spiaggia. Mio figlio era in acqua in quel momento, io e mia moglie gli abbiamo gridato di uscire; e non appena è corso fuori ha detto di aver visto qualcuno colpito».

Rebecca Miles, turista inglese al Royal Kenz col fidanzato, racconta al Daily Mail: «Ci è stato detto di tornare nelle nostre camere poiché c’erano notizie di una bomba. Ho sentito un colpo ed ho pensato fosse un tuono, ma il cielo era pulito e chiaramente non era così. Ho sentito le sirene andare fino a circa 20 minuti fa, e ognuno veniva indietro correndo dalla spiaggia privata dell’hotel, che sta a circa 400 metri dall’albergo. Nessuno capisce cosa sta succedendo. La gente è in ansia poiché non capisce cosa stia veramente accadendo, e noi ora siamo chiusi nelle nostre camere».

«Ha inquadrato una persona, sono partiti gli spari, non capivo...», dice un turista a una tv tunisina. «Quello si avvicinava a noi, ho svegliato mia moglie che si era addormentata sotto il sole, siamo scappati, ho sentito uno strappo al braccio, mi aveva colpito... Sono caduto... Mi sono rialzato, ho continuato a scappare... Avanzavamo e c’erano cadaveri, cadaveri ovunque. Puntava soltanto a noi». Poi ci sono i racconti degli impiegati dell’hotel: diceva loro di spostarsi e di andarsene, non voleva colpirli. Uno di loro ha detto di aver visto una coppia di anziani implorare il killer di non ucciderli: non sono stati risparmiati. «L’ho visto. Ho visto quell’uomo estrarre l’arma dall’ombrellone. Era alla mia destra. Noi eravamo sull’ultimo lettino. Ha cominciato a far fuoco, se avesse cambiato destinazione di tiro non so che cosa sarebbe successo. O forse no, lo so benissimo: siamo state molto fortunate», spiega un’altra turista inglese.

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