Ecco le ragioni per cui è bene vaccinare i bambini
È ‘spending review’ anche in tema di salute. Specie verso le condizioni o le opportunità di cui si diffida: come i vaccini di età pediatrica, ad esempio. E, così, spesso anche contro il parere del medico – che li consiglia in nove case su dieci –, mamma e papà decidono di dire no alla somministrazione di virus contro alcune fra le malattie più pericolose quali il meningococco C, la meningite e l’epatite A, la varicella, l’HPV (una malattia a trasmissione sessuale che nelle peggiore delle ipotesi può causare nella donna il carcinoma del collo dell’utero). Addirittura solo un genitore su due sa che esistono vaccini mirati per debellarle.
È il profilo della timorosa disinformazione dei genitori moderni emerso da una indagine condotta dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute dell’Infanzia e dell’Adolescenza - Paidòss, presentata in occasione del Primo Forum Internazionale dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia appena concluso a Napoli, condotto su un centinaio di genitori e 255 pediatri che hanno in carico circa 800 mila bambini.
Non tutti i vaccini sono esclusi: si preferisce ricorrere a quelli più noti, sperimentati da anni e già rientrati nel piano vaccinale nazionale – per morbillo, parotite e rosolia, somministrati nel 60% dei casi – o a quello dell’influenza. Seppure, anche in questo caso, il 35 percento dei genitori si affiderebbe, laddove possibile, a metodi alternativi. Invece, con questo atteggiamento, i genitori, precludono ai propri piccoli l’opportunità di mettere una barriera certificata tra loro, la malattia e le sue implicazioni. Perché sono rari i casi in cui i vaccini, di qualunque natura, possano causare pesanti effetti collaterali.
I timori dei genitori. I timori genitoriali nascono da un’informazione scorretta, dovuta al fatto che, per le scelte vaccinali, non ci si affida a pareri professionali quanto piuttosto al dottor internet, che, solitamente, conferma anche verità infondate. Come la recentissima ‘notizia’, enfatizzata dalle cronache, che il vaccino del morbillo potesse essere causa di autismo. O, ancora in caso di altri preparati vaccinali, di malattie autoimmuni, neurologiche, fino a tumori.
A fare la loro parte ci sono poi anche le paure immotivate verso gli effetti nocivi immediati o a lungo termine dei vaccini, fino alla convinzione della loro inefficacia, gravata solo da postumi da inoculazione: come febbre, reazioni allergiche, convulsioni. Ma non devono essere i siti web o il passaparola da mamma a mamma, le informazioni a cui dare credito: il referente per il ‘problema vaccini’ – su come, quali, quando e perché somministrali – dovrebbe essere sempre il pediatra.
I vaccini sono assolutamente sicuri ed efficienti. È un dato di fatto, comprovato da moltissimi studi scientifici: i vaccini riescono a sventare i rischi della malattia. A questo ‘bollino blu’ si aggiunge poi il parere medico che sa non soltanto stimare per quale bambino un determinato vaccino sia adatto, ma anche scegliere il momento opportuno in cui somministrarlo, conducendo accertamenti preventivi circa le condizioni di salute del bambino, sulla base di un’accurata valutazione clinica. Ad esempio il medico metterà un veto, rimandandolo a più tardi, in caso di febbre o sintomatologie di tipo respiratorio, per evitare peggioramenti che i genitori erroneamente potrebbero poi attribuire all’effetto vaccino.
Ancora, scegliere la sede adeguata è un’altra strategia per mettere in sicurezza i piccoli pazienti. Sono pochi i pediatri che riescono a praticare il vaccino direttamente ai propri mini-assistiti; questi dovrebbero essere sempre, o preferibilmente, somministrati presso gli Istituti, gli Uffici d’Igiene o le Asl di competenza rispettando i calendari vaccinali imposti dalle Regioni a seconda dell’età del bambino e delle malattie contro cui tutelarsi o da ‘richiamare’.
I calendari delle vaccinazioni sul territorio italiano. Talvolta accade un boom di richiesta di vaccini: solitamente accade in coincidenza col verificarsi di casi di esiti letali per una determinata malattia, come la meningite, a testimonianza che solo nei casi estremi la paura gioca un effetto contrario positivo e sprona al ricorso all’inoculazione immediata del virus protettivo. Un atteggiamento scorretto di mamma e papà che sta invitando specialisti e Istituzioni a riesaminare la situazione vaccinale italiana.
Ad esempio quella della calendarizzazione: l’intenzione è di renderla omogenea su tutto il territorio, piuttosto che dipendente dalle decisioni variabili da regione a regione, evitando così il rischio che le opportunità di prevenzione non vengano offerte in maniera egualitaria a tutti e che vengano ‘sanitariamente’ pagate poi, a distanza di vent’anni, le conseguenze di una mancata vaccinazione. Servono più finanziamenti ad hoc in direzione vaccini: è l’appello delle Società Scientifiche le quali, anche per ridurre le preoccupazioni di genitori, stanno proponendo di “calendarizzare” il programma vaccinale, ovvero di dilazionarlo nel tempo e non concentrarlo solo nei primi sei mesi di vita. Ci sono infatti vaccinazioni, come l’anti-meningococcica o l’anti epatite A, che possono essere fatte anche dopo l’anno. In questo modo si eviterebbero quelle preoccupazioni, frequenti in mamme e papà, di non esasperare la reazione del sistema immunitario del bambino. Infine, sarebbe auspicabile – dicono gli esperti - che siano sempre di più i pediatri a somministrare i vaccini per dare maggior sicurezza e tranquillità ai genitori.