Ad esempio, Barilla

I più clamorosi epic fail aziendali (perché D&G è solo l'ultimo)

I più clamorosi epic fail aziendali (perché D&G è solo l'ultimo)
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Le parole pesano, eccome se pesano. Soprattutto se si è a capo di qualche grande multinazionale o di un’azienda leader di un particolare settore. Le dichiarazioni, le interviste e anche le semplici battute che vengono rilasciate da questi manager sono spesso preparate e studiate con una minuzia certosina, in modo da evitare inutili putiferi intorno all’immagine del brand rappresentato e così da non incorrere nel diabolico saliscendi dei titoli quotati in borsa. Perché, si sa, può bastare un nonnulla per trovarsi con i conti a fine mese che fanno registrare gravi perdite nel bilancio annuale. Dato che le notizie oggi corrono più veloce della luce, in men che non si dica, ogni parola pronunciata da queste personalità finisce immediatamente tra le righe di qualche articolo. E qui bisogna fare i conti con il mondo dei social network, dove la notizia o l’intervista spacca sempre in due parti il grande popolo del web. Un articolo del Sole 24 Ore offre, a tal proposito, offre una lista di gaffe pubblicitarie o di semplici dichiarazioni che hanno scatenato vere e proprie bagarre nel pubblico digitale (e non solo). Ve ne proponiamo alcune.

 

1) Dolce&Gabbana

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L’ultimo caos mediatico in ordine di tempo è quello che vede coinvolti i due noti stilisti milanesi, accusati o sostenuti, dipende dalla barricata scelta, a seguito dell’ormai famosa intervista rilasciata a Panorama (ne abbiamo parlato e riparlato anche noi). Nel botta e risposta del dialogo è venuto fuori che Domenico Dolce non guarda di buon occhio l’utilizzo della fecondazione artificiale. Apriti cielo. L’intervista ha scatenato la reazione del noto cantante Elton John e di molte altre celebrità che hanno dato il via alla polemica con l’uso dell'hashtag #boycottDolceGabbana. Stando ai dati forniti da Primaonline, nelle ultime 24 ore, sarebbero stati pubblicati quasi 29mila tweet sul tema, che sono stati in grado di raggiungere un audience di 50 milioni di utenti.

 

2) Barilla

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«Noi (il Gruppo Barilla, ndr) abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell'azienda […]. Se ai gay piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, altrimenti mangeranno un'altra pasta. Uno non può piacere sempre a tutti». Era fine settembre 2013 e Guido Barilla, patron dell’omonima azienda, aveva risposto con queste parole alle incalzanti domande di Giuseppe Cruciani durante il programma radio La Zanzara. Anche in questo caso, la polemica si era velocemente spostata sui social, con il famoso hashtag #boicottabarilla.

 

3) Moncler

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La puntata di Report che metteva sott’accusa la provenienza e l’uso delle soffici piume d’oca che imbottiscono i piumini Moncler (ne avevamo parlato qui) aveva fatto guadagnare all’azienda la bellezza di 22mila menzioni, 3mila tweet, l'hashtag nelle prime posizioni trending topic in classifica e più di 1.800 commenti ai post aziendali su Facebook. Senza poi contare il crollo in Borsa del titolo azionario. Un’accusa che gli addetti alla comunicazione di Moncler non erano proprio riusciti a gestire nel migliore dei modi.

 

4) Cynar

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Anche il noto amaro Cynar è caduto vittima di un’imbarazzante gaffe pubblicitaria. Nel 2013 l’azienda lanciò una campagna online in cui s’invitavano gli utenti del web a divenire pubblicitari per un giorno proponendo slogan per dei possibili manifesti virtuali. Il problema è stato che non furono inseriti filtri automatici in grado di intercettare parolacce, bestemmie e quant’altro la diabolica fantasia umana è capace di produrre. L’epilogo inevitabile di questa trovata non proprio studiata nei dettagli fu l’immediata chiusura della campagna.

 

5) Nutella

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Il Word Nutella Day è ormai una vera e propria istituzione per tutti gli appassionati della crema di nocciole più buona al mondo. Strano da dirsi, ma l’idea di quest’evento non è nata dalle brillanti menti pubblicitarie dell’azienda di Alba, ma da Sara Rosso, una blogger che diede il via a questa proposta nel 2007. Tutto sembrava filare per il meglio finché, nel 2013, la Rosso ricevette una lettera d’ingiunzione dalla Ferrero per aver utilizzato impropriamente il marchio Nutella. La richiesta, senza troppi giri di parole, era quella di chiudere l’account e dire addio a questa festa non ufficiale. Il popolo del web insorse e nel giro di pochi giorni la Ferrero inviò una comunicazione di scuse alla blogger in cui sosteneva e incoraggiava il proseguimento di quest’iniziativa.

 

6) McDonald’s

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Brutta gaffe anche in casa McDonald's. L’errore nacque quando fu promosso l'hashtag #McDStories con l'intenzione di promuovere contenuti video sugli ingredienti e la lavorazione di hamburger e di altri prodotti presenti nel menu. In men che non si dica, l’hashtag fu utilizzato da tantissimi utenti per lamentarsi della scarsa qualità del cibo e del servizio offerto.

 

7) Patrizia Pepe

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Era il 2011 e Patrizia Pepe lanciava la campagna pubblicitaria Who is Patrizia. Nell’immagine sui cartelloni si vedeva una ragazza in abito rosso molto magra, forse troppo. «La reazione del web? – spiega l’articolo del Sole 24 Ore - Arrivarono improvvisamente una valanga di commenti negativi che travolsero il marchio incapace di gestire questa crisi: l'azienda peggiorò la situazione affermando che i commenti degli utenti erano “inutili provocazioni”».

 

8) Trenitalia

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Viste le numerose polemiche sui servizi offerti, Trenitalia aveva pensato di arruolare una piccola schiera di blogger e di invitarli a trascorrere una giornata sui treni. Il tutto doveva essere comunicato sui social con l’hashtag #meetFS. Il problema, anche questa volta, è stato che tutti i passeggeri inferociti dai troppi ritardi e dalla perenne sporcizia delle carrozze hanno iniziato a utilizzare questo hasthag per comunicare a tutto il mondo la loro ira.

 

9) Fiat

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La festa della donna è sempre un’occasione speciale, soprattutto per le aziende che possono sfruttare questa ricorrenza per proporre offerte e sconti dedicati unicamente al mondo femminile. Così ha fatto anche la Fiat, quando, per il gentil sesso, ha incluso nel prezzo dell’automobile anche i sensori di parcheggio. Il risultato? Donne in rivolta e un post sulla pagina Facebook della Fiat in cui i vertici dell’azienda chiedevano scusa a tutte quelle signore che si erano ritenute offese dalle loro capacità alla guida.

 

10) Ikea

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Qualche anno fa, nel 2012, Ikea aveva lanciato una sorta di forum online in cui i consumatori potevano scrivere suggerimenti e consigli per migliorare il servizio clienti. Questo sito, chiamato Spazio al Cambiamento, si rivelò un vero e proprio disastro. Come spiega ancora il Sole 24 Ore: «In poche ore è stato assediato da insulti, per giunta non moderati. Proprio in quei giorni la corporation svedese nelle ultime settimane era impegnata in una feroce contesa con i facchini delle Consorzio GCS, una cooperativa che forniva i servizi al polo logistico di Piacenza: così sul sito sono state caricate centinaia di espressioni di solidarietà agli sfruttati».

 

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