Tra pubblicità e Terminator

Tutti i modi in cui la tv fa ingrassare

Tutti i modi in cui la tv fa ingrassare
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La TV è una “grassa” tentazione. Ore e ore piazzate su un comodo divano davanti a un teleschermo favoriscono, si sa, la vita pantofolaia e sensibilizzano maggiormente agli stimoli pubblicitari verso il consumo di junk food, cioè merendine, crackers, snack, dolci e alimenti ipercalorici, che fanno balzare in alto l’ago della bilancia. Ma a questi fattori di rischio sembra ora aggiungersene anche un terzo: il tipo di film che si guarda.

I film d’azione fanno ingrassare. Non per il loro contenuto dinamico, bensì per il potere di catturare maggiormente l’attenzione del pubblico, inducendo così lo spettatore a trangugiare cibo in quantità, senza permettere di rendersi conto di avere superato la soglia-limitee di stare ingurgitando cibo di bassa qualità. Sono le conclusioni cui sarebbe giunto uno studio della Cornell University, condotto da Amar Tal e pubblicato su JAMA Internal Medicine, che ha osservato le reazioni alimentari di un piccolo gruppo di ragazzi (94) ventenni posti di fronte alla visione di tre filmati: uno spezzone del film d'azione The Island, lo stesso estratto ma senza audio e un ritaglio del talk show Charlie Rose. La tentazione del cibo, più o meno sano, sotto forma di cioccolato, biscotti, carote e uva, durante la trasmissione era sotto gli occhi di tutti i ragazzi.

 

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Ma le scelte del palato si sarebbero rivelate ben differenti e condizionate dalle tre diverse visioni. Infatti chi guardava film d'azione, al termine dell’esperimento, aveva consumato il 98 percento di cibo in più e con una maggiorazione di calorie del 65 percentorispetto a quelli che avevano guardato Charlie Rose. Simili effetti, anche se di entità inferiore, sarebbero stati riscontrati fra i ragazzi che avevano guardato The Island senza audio, con un consumo di cibo superiore del 36 percento e un aumento dell'assunzione di calorie del 46 percento. C’era poi anche una differenza di genere: ovvero la sensibilità al cibo non salutare sarebbe stata maggiore fra gli uomini, quindi più a rischio salute rispetto alle donne ed in particolare per quelle malattie, come le cardiovascolari, legate al metabolismo. Quindi, concludono i ricercatori, i medici e i nutrizionisti dovrebbero mettere in guardia dai pericoli del consumo eccessivo di cibo mentre si guarda la televisione, specie in caso di programmi dai contenuti altamente distraenti, come i film d'azione, appunto.

La “brand loyalty”. Ovvero la “fedeltà alla marca” di una determinata golosità: è il fascino che soprattutto i bambini sentirebbero, o meglio ancora subirebbero, nei confronti dei prodotti pubblicizzati strategicamente dai loro eroi o personaggi preferiti. Sarebbe stato infatti dimostrato che sono sufficienti 30 secondi per influenzare le preferenze alimentari di un soggetto, soprattutto di un bambino, con effetti raddoppiati quando lo stesso spot è mostrato due volte nello stesso intervallo. E i bambini italiani, secondo la Società italiana di pediatria, guardano mediamente due ore di TV al giorno, esponendosi a ben 25mila spot all’anno. Peccato però che quelli alimentari riguardano spesso il junk food, cibo spazzatura per stomaco, peso e salute, e molto più di rado frutta e verdura. Un fascino, quello del martellamento delle pubblicità verso cibi ipercalorici, cui sarebbero più vulnerabili i ragazzi già obesi, aggravando una situazione già di per sé compromessa. Che fare? Sarebbe buona cosa spegnere la TV e dedicarsi a passatempi più attivi e istruttivi.

 

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Vademecum per il buon uso del piccolo schermo. Ma se l’ipotesi è remota, anche in vista dell’arrivo della stagione brutta e fredda, ecco alcune raccomandazioni ai genitori e ai bambini, utili al ‘sano’ consumo delle TV e a evitare la seduzione dei consigli d’acquisto:

  1. Limitare le ore di televisione per i bambini a massimo due al giorno.
  2. Non consentire l’uso della TV sotto i 4 anni di età.
  3. Evitare di mettere il televisore nella stanza da letto dei piccoli e dei ragazzi.
  4. Spegnere la TV durante i pasti e durante lo studio.
  5. Informarsi sui contenuti dei programmi guardati dai figli.
  6. Guardare e commentare con i figli i programmi preferiti.
  7. Levare l’audio durante gli spot pubblicitari.
  8. Discutere con i ragazzi del significato e degli scopi degli spot pubblicitari.
  9. Diventare, per i propri figli, dei modelli positivi. Ovvero che anche i genitori riducano il numero di ore passate davanti alla TV e si dedichino a dei passatempi condivisi.
  10. Stimolare i figli ad un lettura critica e non passiva di tutti i messaggi televisivi.

Ancora una volta è l’informazione e l’interazione costruttiva tra grandi e piccoli a fare la differenza. E non solo sulla salute.

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