«Mio marito è vittima di uno sbaglio»

Tutto quello che Marita Comi ha detto nella puntata di Matrix

Tutto quello che Marita Comi ha detto nella puntata di Matrix
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La sera di giovedì 9 ottobre, alle 23.40, è andata in onda su Canale 5 la puntata di Matrix in cui il conduttore Luca Telese ha intervistato, in esclusiva e per la prima volta in televisione, Marita Comi, moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, l'artigiano di Mapello accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio.

Lei è apparsa tesa, nervosa, evidentemente a disagio davanti alle telecamere che aveva, sino ad oggi, evitato con attenzione. Ma voleva raccontare la sua verità, quella di una donna che si è vista, nel tardo pomeriggio di quel 16 giugno, crollare addosso il mondo che si era costruita. Il marito arrestato con la tremenda accusa di essere l'assassino di una tredicenne, la suocera custode di imbarazzanti segreti tenuti nascosti per oltre 40 anni e tre bambini (il maggiore di soli 13 anni) da crescere e da proteggere. Marita Comi ha deciso di lottare, convinta dell’innocenza del marito, da oltre 100 giorni chiuso in isolamento in una cella del carcere di via Gleno. Per questo, dopo tante indiscrezioni, mezze verità e illazioni, affrontate sempre nel più rigoroso e rispettoso silenzio, ha deciso di rispondere a tutte le domande, perché anche pubblicamente si conosca il punto di vista suo e di Massimo Giuseppe Bossetti.

Riportiamo di seguito la trascrizione dell'intervista, domanda per domanda, risposta per risposta.

TELESE: Ho incontrato più volte Marita Comi ed ho faticato non poco per convincerla ad essere qui stasera. Mi ha detto sempre detto che pensare di andare in uno studio televisivo è come metterla in un letto di chiodi. Nonostante tutto, la partita che è in gioco adesso, cioè la difesa del marito, è più importante di tutto e Marita Comi è qui questa sera. Le voglio chiedere subito una cosa: che cosa ha detto a suo marito l’ultima volta che l’ha visto? Gliel’ha detto che sarebbe venuta in televisione?

COMI: Sì e mi ha detto di fare quello che mi sentivo.

 

È preoccupata?

Sì, un po’ sì.

 

Che cosa pensa che sia importantissimo comunicare questa sera? Cosa le preme dire?

Io sostengo e continuo a sostenere che mio marito, per me, è innocente. Quindi tutto quello che è successo… per me hanno preso uno sbaglio.

 

Lei è in un ruolo particolare perché è, allo stesso tempo, la testimone più vicina a Massimo Bossetti ed è anche il suo principale alibi. Inoltre è la madre dei suoi figli in un momento molto particolare per la sua famiglia. Quanto le pesa tutto questo?

Pesa molto. Questo fatto ci ha stravolto la vita. A me, ai miei figli e a tutti quelli che ci stanno intorno.

 

Siete stati molto colpiti dalla vicenda di Yara, dall’idea che ci sia ovviamente un’altra famiglia che sta soffrendo in questo momento… Che cosa vuole dire alla famiglia Gambirasio?

Io, da madre, capisco il loro dolore, però sono sicura dell’innocenza di mio marito. Son sicura che l’assassino è ancora in giro.

 

È sicura che l’assassino sia ancora in giro?

Sì.

 

Credo che quest’inchiesta riguardi tutti noi. Se passa il principio che basta solo una prova per inchiodare una persona alla colpevolezza, allora forse ci saranno inchieste che potranno distruggere le vite delle persone. Per questo la ringrazio e mi permetto di farle tutte le domande, come lei stessa mi ha autorizzato a fare. Partiamo dall’inizio, o quasi. I primi titoli che la riguardavano dicevano che Marita Comi non confermava l’alibi del marito. Oggi, invece, viene accusata del contrario. Come è nata questa notizia secondo lei?

Ma io, sinceramente, quella sera del 26 novembre 2010, non ricordo esattamente… Non le posso dire l’ora esatta a cui è arrivato a casa Massimo. Però so benissimo che non tornava mai a casa più tardi delle 18.30, delle 19. Siamo abitudinari, mangiamo sempre tutti insieme, alle 19.30, massimo alle 20. Quindi sono sicura che non ha mai fatto tardi.

 

Lei si trova in questo ruolo di testimone e compagna dell’accusato. Sa tutto di lui. Le chiedo: si è mai fatta qualche domanda sulla possibile doppia vita di Massimo Bossetti?

Ci ho pensato, ripensato, ho provato anche a ricostruire quella sera e i giorni seguenti. Non ho trovato nessun cambiamento.

 

C’è un’altra cosa che colpisce gli inquirenti, addirittura sorridono, mettendo in dubbio e avanzando illazioni: ma davvero Marita ci vuol far credere che la vostra fosse una famiglia perfetta? Veramente in Italia può esistere ancora una famiglia così?

A me sembra una famiglia normale. I litigi c’erano, come penso in tutte. C’erano comunque i bambini, quindi… Una vita normale.

 

Mi ha colpito una cosa che mi ha raccontato, cioè che da quando vi siete sposati fino ad oggi, al giorno dell’arresto, se si eccettuano tre giorni, avete sempre dormito insieme. Quali sono i giorni in cui non avete dormito insieme?

È vero. Non è successo solo quando ho partorito i tre bambini.

 

Questo lei l’ha detto sotto giuramento agli inquirenti?

Sì, sì.

.Nell’interrogatorio ha avuto l’impressione che non le credessero?

Eh beh, sì, sicuramente.

 

Perché secondo lei?

Perché sono convinti della sua colpevolezza.

 

Il giorno in cui ha saputo del Dna, la prova regina, che reazione ha avuto?

Io sapevo che si trattava del Dna del figlio di Guerinoni. Quindi già da lì… Mi son detta che era impossibile, non volevo crederci. Non ci credo.

 

Vorrei che partissimo da un giorno, che lei mi ha detto che ricorda molto bene e ne ha parlato anche ai magistrati. La signora Ester, la madre, lo chiama e gli dice, secondo l’accusa, che lo hanno scoperto. La cosa che non era emersa bene dai verbali, è che lei quel giorno c’era e che è sicura che si tratti di una menzogna. È vero?

Sì. Era il giorno prima dell’arresto, era pomeriggio. Eravamo a casa di mio fratello per festeggiare un compleanno e verso le 15 ha chiamato la signora Ester, piangendo. Ha risposto mio marito al cellulare…

 

E, scusi se faccio l’avvocato del diavolo, ma come fa a sapere che stava piangendo se ha risposto suo marito?

Perché dopo ci ho parlato anch’io.

 

Ok. Quindi ha chiamato la signora Ester, in lacrime.

Sì, in lacrime, dicendo che aveva appena saputo dalla sorella di Massimo, l’altra figlia (Laura Bossetti, ndr), che il marito, che era in Ospedale, aveva un tumore. L’aveva appena saputo.

 

Ed era la prima volta che sentivate questa notizia sia lei che suo marito?

Sì. Poi ci ho parlato anch’io perché ci siamo messi d’accordo per il giorno dopo, per andare in clinica.

 

Tutto questo è accaduto avanti ai suoi occhi, una conversazione di 5, 6 minuti?

Sì, sì. Ci ho parlato anche io.

 

Quindi l’ipotesi che si trattasse di una chiamata per avvertirlo secondo lei è assolutamente impossibile?

Sì.

 

Poi, la sera stessa della chiamata, c’è stato il famoso episodio in cui venite fermati dai Carabinieri. Eravate in macchina lei, suo marito e i figli. Che è successo?

Ci hanno fermato per strada, pensavo ad un normale posto di blocco. Tra l’altro era strano perché comunque c’erano due pattuglie dei Carabinieri e gli agenti con il mitra appostati.

 

Le è sembrato eccessivo?

Sì, in un primo momento sì. Ci fermano, fanno i controlli: assicurazione della macchina, libretto. Poi gli hanno voluto fare l’alcoltest. La prima volta si sono scusati perché non andava la macchinetta. Riprovano una seconda volta, non andava ancora. Quindi ci hanno detto che potevamo andare. È finita lì. Ho pensato che fosse strano che erano in giro a fare i controlli senza la macchinetta funzionante.

 

Avete scoperto solo dopo che era una una recita per poter legittimamente prendere un campione di Dna a suo marito. Fin qui lei non aveva sospettato niente. Poi c’è un altro fotogramma incredibile: lei è a casa, sta preparando…

Stavo preparando la cena. Mi ricordo bene l’orario perché ho visto i titoli di Studio Aperto. Avevo accesso la televisione in salotto e c’era anche mio figlio. Erano le 18.25. Ne sono sicura perché ho visto i titoli e il primo titolo era che avevano preso l’assassino di Yara.

 

E lei?

Io, rivolta a mio figlio, ho detto: “Eh, guarda, per fortuna l’hanno preso”. In quel momento entra mia figlia, che era sul terrazzo, e mi dice che stavano arrivando i Carabinieri. E me li sono trovati subito per la scala. Dieci, venti… Una ventina. La strada era tutta piena di macchine e Carabinieri e mi sono piombati in casa.

 

La colgono in cucina e le dicono, molto fermamente ma senza nessuna durezza… Cosa?

Sì, mi hanno chiesto se conoscevo la storia di Yara. Ho detto che certo, la conoscevo. E mi hanno detto: “Sa che Ignoto 1 è suo marito?”. E lì… Lì mi è crollato proprio il mondo. Ero incredula… E poi volevano subito iniziare la perquisizione. Non volevano che chiamassi nessuno. Mi hanno detto che aspettavano che mi calmassi e poi avrebbero iniziato la perquisizione. Ma io non riuscivo a calmarmi. Mi hanno lasciato chiamare il fratello di Massimo (Fabio Bossetti, ndr), davanti a loro e con il vivavoce perché volevano sentire, e l’ho fatto venire. Dopo 5 minuti.

bambini?

I bambini intanto erano da mia madre che vive sotto di noi. Nel frattempo è arrivato anche mio fratello perché passando per strada aveva visto tutte quelle macchine e quei Carabinieri. È venuto e ha portato via i bambini.

 

Quanto ci ha messo lei a recuperare la lucidità per capire cosa stava succedendo?

Io sinceramente i primi due giorni sono stata via di casa. Non ho visto i bambini per i primi due giorni, perché stavo male. Ho avuto un crollo fisico ed emotivo.

 

Quando ha visto l’immagine di quell’arresto, quel filmino?

Ma… Penso il giorno dopo.

 

In quel video ha colpito una cosa. Molti dicono di vedere un Bossetti molto freddo. Lo stanno arrestando e lui è calmo, tranquillo. Lei, invece, quando mi ha raccontato questa cosa mi ha detto che non è vero niente.

Sì, io… Cioè, dalla faccia è sconvolto. E poi mi ha anche raccontato lui che sono arrivati… Allora, premetto, lui fa il muratore e stava gettando la soletta. Aveva gli stivali ed era dentro nel butume fresco, quindi non poteva comunque scappare, come invece è stato detto. Sono arrivati da lui e gli hanno chiesto se era Bossetti. Lui ha risposto di sì. Gli hanno chiesto se era italiano. Ha risposto di sì, era Bossetti. L’hanno ammanettato subito. L’hanno portato giù e gli hanno detto di non parlare, di non guardarli negli occhi, di non dire niente e di tenere bassa la testa.

 

E lei, vedendo quelle immagini, ha visto Massimo sconvolto.

Sì, sconvolto. Non sapeva dove guardare… Non era lui.

 

Poi, arrivati in carcere, è accaduta un’altra cosa. C’era una grande agitazione intorno a lui.

Tra i Carabinieri sì. E quando… Non so, in un momento, non so se di pausa, che stavano aspettando, ad uno ad uno i Carabinieri hanno fatto la foto con lui sul loro telefonino.

 

Perché?

Eh, perché? Per farsi vedere con il presunto assassino.

 

Questa cosa non l’è piaciuta?

Eh no.

 

Gliel’ha raccontata suo marito?

Sì.

 

E nel racconto che Massimo le ha fatto, quand’è che lui ha trovato, nella sua soggettiva, un attimo di tregua, di pace, quand’è che ha capito qualcosa? Lei ci ha messo due giorni ci ha detto. A lui che cos’è successo?

Beh, io l’ho visto dopo un 10 giorni.

 

Sì, ma che cosa le ha raccontato? Quand’è che ha ritrovato un attimo di tranquillità?

Ma lui… Lui è provato tuttora. Non se ne capacita. Non se ne… Ribadisce la sua innocenza.

 

C’è una cosa molto importante. Quando è successo tutto, abbiamo iniziato a vedere le foto di suo marito. E molti hanno pensato che il profilo psicologico dell’assassino ipotizzato dagli esperti combaciava: una personalità narcisistica, con le ciglia e il pizzetto ossigenati, con una cura maniacale del corpo. La cosa incredibile è che quelle foto non le ha messe Massimo in rete e lei sa chi le ha scelte messe.

Sì, ho fatto tutto io.

 

Ma perché? È strano, era la pagina di suo marito e ha fatto tutto lei?

La pagina Facebook, praticamente, l’ho creata io, insieme a mia cognata. Col nome di mio marito. E tutte le foto che sono su Facebook le ho scelte e messe io, tanto è vero che sono quasi tutte di animali. Comunque non è tinta quella sulle sopraciglia e sul pizzetto. Mio marito è biondo-castano e, quando è abbronzato, quando prende il sole, tutti i peli gli diventano biondi. E si vede, perché anche le ciglia, oltre alle sopraciglia, sono bionde.

 

Quindi lei è sicura di questo? Tutte cose inventate?

Sì.

 

Ora vediamo una foto particolare. Questa foto è una foto scattata… Lei si ricorda quando?

L’ultimo Natale. Natale o Capodanno.

 

Io noto un’incredibile differenza. Lei è molto più, diciamo così, paffutella. È vero che non sta quasi più mangiando?

Beh… Sì… Sono anche io provata da questa situazione comunque. Ho perso un po’ di chili.

 

Lui come sta ora?

Lui è provato. È dimagrito anche lui. È provato. È stanco, è depresso. Ha paura.

 

Se è vero quello che dicono gli inquirenti, è un cinico calcolatore. Starebbe simulando con lucida determinazione questo atteggiamento. È possibile? Le viene mai il dubbio?

Io, che lo conosco bene, no.

 

Cento giorni di isolamento. Cosa le racconta suo marito di questa condizione?

È sempre solo, guardato a vista giorno e notte. Non parla con nessuno se non con il cappellano, con noi ai colloqui e basta.

 

So che questa settimana è accaduta una cosa che aspettava da tempo. Per la prima volta ha rivisto il suo primogenito.

Sì, è successo settimana scorsa, giovedì scorso (2 ottobre, ndr). Gli avevo detto di resistere, di non piangere. Di farsi vedere un po’… E invece non ha resistito. Appena l’ha visto siamo crollati tutti. Ci siamo commossi tutti.

 

È il figlio più grande quindi segue, vuole sapere.

Lui segue, lui sa quasi tutto, sa tutta la storia. Settimana scorsa stavamo guardando Pomeriggio 5. È uscito uno stralcio di interrogatorio, in cui la pm chiedeva a Massimo informazioni sulla nostra vita sentimentale e intima. Ero lì con mio figlio. La pm chiedeva della vita intima e Massimo rispondeva che era una vita intima normale, con rapporti 2, 3 volte a settimana. Io ho guardato mio figlio, mi ha guardato anche lui e ha fatto un mezzo sorriso. Io ho fatto finta di niente... Niente di grave, però queste cose, per me, non dovrebbero nemmeno mandarle in onda.

 

A questo proposito, della vostra vita privata. L’altra questione che gli inquirenti hanno messo al centro è che non è vero che c’è un forte rapporto di amore tra voi, tant’è che anche via sms vi sentivate pochissimo. Nei 10 giorni prima del delitto e nei 6 successivi non vi siete mai né scritti né telefonati. Secondo gli inquirenti questa sarebbe la prova di una situazione di estraneità tra voi, del fatto che lei non aveva nessun reale rapporto affettivo con Massimo. Questo l’ha stupita?

Sì.

 

Si metta nei panni del magistrato convinto della colpevolezza. Com’è possibile che per tanti giorni consecutivi non vi siate sentiti?

Ma noi sinceramente non eravamo fanatici del telefonino, dei messaggi. Ci sentivamo, sì, qualche giorno sì. Però anche se non ci sentivamo era normale. Ci vedevamo la sera. Non la vedo come una cosa così strana. Poteva succedere che litigassimo. Non ci parlavamo per alcuni giorni magari. Ma niente di grave.

 

E lui se ne andava di casa? Lo cacciava?

No, assolutamente. La vita andava avanti normalmente. Alla sera ci vedevamo comunque, anche perché c’erano i bambini. Parlavamo comunque insieme. E abbiamo sempre e comunque dormito insieme.

 

Un altro dubbio che è venuto agli inquirenti dopo la perquisizione. Sono rimasti stupiti dall’ordine che suo marito aveva ben quattro telefonini nell’armadio. Gli inquirenti hanno pensato che uno potesse servire anche ad adescare le vittime. Non l’hanno insospettita i quattro telefonini?

No, io sapevo che mio marito aveva quei cellulari. Erano lì nell’armadio quindi li vedevo anche. Sono per lo più vecchi, perché lui teneva tutto. Poi lui comunque aveva quello che usava per il lavoro e quello che usava il sabato e la domenica.

 

Questo gliel’hanno chiesto? Perché uno per il lavoro e uno per il sabato e la domenica?

Ma perché facendo il suo lavoro spesso andava dentro la polvere, gli cadeva per terra. Teneva quello più bello, preso comunque coi punti della Vodafone, per i weekend. Era un normalissimo palmare che usavano spesso i bambini per giocare. Il sabato cambiava sempre telefono e usava quello più bello. Tirava fuori la scheda perché la scheda è sempre quella.

 

Ma lei queste cose le ha spiegate? Anche per difenderlo.

Quando me l’hanno chiesto sì. Ma non mi hanno chiesto tutti i dettagli.

 

Quindi tante cose sono state immaginate contro suo marito ma per alcune forse c’erano risposte semplici. Adesso vorrei concentrarmi su un aneddoto, venuto a galla durante un interrogatorio di suo marito. Nel portafogli di Bossetti hanno rinvenuto un fogliettino con segnati alcuni nomi di donne e, al loro fianco, dei numeri. Il pm si è domandato: Bossetti aveva una vita segreta? In realtà suo marito spiega che quei nomi e quei numeri erano totalmente inventati e servivano a ricordarsi il codice del bancomat, ad esempio. Aveva opportunamente nascosto i codici nel caso in cui qualcuno gli avesse rubato il portafogli. È possibile che suo marito avesse tutte le risposte pronte? Quando ha saputo di quest’interrogatorio, non le è venuto il dubbio che quei nomi di ragazze potessero essere veri?

No, io conosco quel biglietto. Lo so bene perché anch’io possiedo un biglietto così. Me l’ha fatto lui. Ce l’ho qua, in borsa.

 

[La cognata di Marita Comi, presente tra il pubblico, si alza e porta la borsa alla donna, su invito di Telese. La moglie di Bossetti tira fuori il portafogli e da lì estrae un bigliettino, che porge al giornalista]

 

Questa è la grafia di suo marito?

Sì, me l’ha scritto lui sul suo biglietto da visita.

 

Nessuno è vero? Quindi non è vero niente?

Nessuno. Non è vero niente.

 

Però io vorrei trovare almeno un dubbio in lei. Per esempio, si è discusso tantissimo dell’affermazione di suo marito durante il primo interrogatorio, in cui ha detto che, tornando a casa, avrebbe visto delle parabole delle televisioni davanti alla palestra di Brembate di Sopra, forse proprio il 26 novembre 2010. Gli inquirenti ritengono che menta, dato che la denuncia della scomparsa di Yara è arrivata solo alle 19.30 del 26 novembre. Questa è un’incongruenza, no?

Sicuramente non ha detto che le ha viste il 26 novembre 2010. Lui passava tutti i giorni da quella strada. Non si ricorda il giorno preciso in cui le ha viste le parabole.

 

C’è un grande dibattito attorno a una relazione degli inquirenti ed inviata alla procura, in cui si parla di “silenzi sospetti di Bossetti”. Un silenzio anomalo sul caso Yara con lei e con i conoscenti. Agli inquirenti dice di esser rimasto molto colpito dal caso Yara, ma poi, in famiglia e con amici, non ne parla più.

Non è vero, non è vero. In famiglia ne parlavamo. Ne parlavamo con conoscenti, con amici. Cercavamo anche delle notizie, è capitato di cercare delle notizie su internet. Si domandava anche lui come potesse essere successo un fatto così nella nostra zona. Era incuriosito, come me. Come tutti penso.

 

Il caso ha fatto sì che voi foste insieme il giorno in cui è arrivata la notizia del ritrovamento del corpo di Yara, vero?

Sì, me lo ricordo perché era un sabato. Ogni sabato andavamo in piscina con i bambini che facevano il corso di nuoto. Mi ricordo che usciti dalla piscina siamo andati in un negozio di animali e lì c’era un Carabiniere, amico del proprietario, che parlava di questa cosa.

 

E quando l’avete sentita, la reazione di Massimo qual è stata?

Ci siamo detti tra noi che fortunatamente l’avevano trovata. Nessun atteggiamento fuori dal normale.

 

Le chiedo un’altra cosa. Gli inquirenti hanno ricostruito il tragitto che suo marito avrebbe dovuto compiere in quei giorni, dal cantiere di Palazzago, in cui lavorava, fino a casa vostra. Analizzandolo hanno trovato un’incongruenza: il tragitto che dice di aver compiuto Massimo e che passa per Brembate di Sopra, allunga non di poco il tragitto classico che si fa solitamente per andare da Palazzago a Mapello. Perché avrebbe dovuto fare il percorso più lungo?

La strada più corta è anche la più trafficata. Poi mio marito è nato e cresciuto a Brembate di Sopra, per 29 anni è stato lì, conosce tutte le strade, tutte le vie. Per lui è più facile passare di lì. Ci metteva meno tempo a passare da lì.

 

Ma questo è quello che Massimo ha raccontato a lei per convincerla?

È quello che facciamo anche noi di solito. Passiamo sempre da Brembate. Passiamo anche davanti alla palestra. Ci passavamo sempre, tutti i sabati ad esempio, per andare in piscina con i bambini.

 

Quindi per lei non c’è un’altra verità in questo. Ma, legato a quel percorso, è anche il mistero delle lampade. Suo marito, nel primo interrogatorio, affermò di non farsi mai lampade. Successivamente si smentì parzialmente, ma non ha mai detto nulla a lei secondo gli inquirenti. L’ipotesi è che il centro solare fosse solo un pretesto per seguire i movimenti di Yara. Su questo deve stare attenta perché ha giurato nell’interrogatorio. Perché non gliel’ha mai detto? Nascondeva qualcosa?

Io sapevo che alcune volte ci andava, tanto è vero che glielo dicevo anch’io di andarle a fare per i problemi alla schiena. Il calore gli dava sollievo. Forse non so quante volte è andato di preciso. Questo ho detto. Ho chiesto anche a lui, direttamente. E sicuramente non è vero che andava due o tre volte a settimana o che spendeva 100 euro.

 

Non pensa fosse un pretesto per andare a Brembate e seguire i movimenti di Yara?

Il motivo per cui andava spesso a Brembate è che è il suo paese. Andava dal parrucchiere a Brembate, andava dal commercialista e da suo fratello, che abita a Brembate.

 

Per gli inquirenti suo fratello è uno dei teste che hanno indebolito l’alibi di suo marito, perché, quando è stato interrogato, ha dichiarato che non si vedevano poi tanto spesso. È vero?

È vero che non ci vedevamo spesso con tutte le famiglie. Ci vedevano alle ricorrenze, alle feste, a Natale. Ma Massimo ha fatto tante volte dei lavori a casa di suo fratello, anche quando magari lui non era in casa.

 

L’ha detto ai magistrati?

Gli ho detto che andava dal fratello talvolta per dei lavori, anche quando il fratello non era in casa.

 

E suo fratello questa cosa l’ha spiegata bene?

Su questo c’è stato un po’ un disguido nell’interrogatorio. Il fratello di Massimo ha detto che ci vedevamo molto raramente, ma intendeva con tutte le famiglie. Del resto è vero che Massimo gli ha fatto tanti lavori.

 

Sto passando in rassegna tutti i punti dell’accusa perché o questa è una serie di conseguenze incredibili, oppure il disegno accusatorio è pieno di falle. Per esempio, gli inquirenti si chiedono se è possibile valutare come coincidenza il fatto che, scartabellando nella contabilità di suo marito, ci sia una fattura per un carico di sabbia preso proprio a Chignolo d’Isola, dove è stato ritrovato il corpo di Yara. Perché va a prenderla proprio a Chignolo? La fa vacillare questo indizio?

No, assolutamente. Da quel rivenditore ci andava spesso, lo conosco. Non è vicinissimo al campo in cui è stato ritrovato il corpo di Yara. E poi mi sembra una cosa normalissima, è andato a prendere un carico di sabbia, fa parte del suo lavoro.

 

Una delle ipotesi è che, a sua insaputa, Massimo fosse un esperto del computer.

No, non era un esperto. Il computer l’ho voluto io. Ne avevamo uno che non funzionava bene e ho fatto comprare il portatile. All’inizio volevamo fare le fatture al computer, ma poi le faceva tutte a mano alla fine, perché era troppo complicato. Era un po’ imbranato. Sia lui che io.

 

Da come ne parla lei e da come ne parlano gli inquirenti, però, si hanno due figure di uomo completamente diverse. Dalle sue parole, se me lo consente, sembra un uomo metodico, quasi noioso, che ha solo il lavoro e voi.

Sì, è così. Veniva a casa la sera, mangiavamo, faceva la doccia, stavamo un po’ coi bambini, che vanno a letto presto, e poi ci mettevamo sul divano, dove spesso si addormentava.

 

Quindi, per lei, l’immagine che loro raccontano di Massimo non ha niente a che vedere con quella di suo marito.

Esatto.

 

Passiamo a un altro fotogramma di questa storia. È quello che succede la sera dell’arresto, a caldo, quando la portano in commissariato. Si è scritto di un litigio durissimo tra lei ed Ester, la madre di Massimo. Lei l’avrebbe accusata, le avrebbe chiesto cosa vi aveva nascosto. È successo?

Un litigio no, assolutamente. Ho solo chiesto… Premetto che ero ancora sconvolta, arrivavo da casa, piangevo. Mi continuavano a ripetere che mio marito era, al 100%, figlio di Guerinoni, era lui Ignoto 1 mi dicevano. Arrivata al commissariato, la prima persona che ho visto è stata la signora Ester. Le ho solo domandato, non abbiamo avuto una lite. Le ho solo detto che se doveva dire qualcosa era quello il momento per dirla. E lei ha sempre ribadito che non è vero e che è figlio di Giovanni Bossetti.

 

 

Ester Arzuffi.

 

Non sta raccontando una versione edulcorata? Siete tutti calmissimi in questa famiglia!

Perché lei mi ha risposto convinta. Mi ha convinto con la sua certezza.

 

Lei le ha creduto a quella risposta?

Io le credo. Anche per rispetto di mio marito, perché è sua madre. Io le credo, poi vedremo.

 

Questa è una risposta diplomatica.

No, adesso le credo. Lei è convinta e mi ha convinto.

 

Potrebbe essere un diritto della signora Ester non volerlo dire.

Sì, ma io penso che il figlio abbia diritto di saperlo. Se non gliel’ha detto fino adesso…

 

Ma davvero Massimo non sapeva nulla?

No, assolutamente.

 

Cosa le ha detto in carcere di questo?

Anche lui l’ha saputo al momento dell’arresto.

 

Lei non me lo direbbe se le avesse detto un’altra verità. Lei sente di dover difendere la sua famiglia.

No, mi ha detto questo. Non lo sapeva nessuno. Nessuno della famiglia aveva dei sospetti. Tant’è vero che mi hanno sempre detto che nostro figlio assomiglia a Giovanni Bossetti, il nonno.

 

È vero che il signor Giovanni sta male?

Sta malissimo. Sia per la malattia che per il figlio in carcere.

 

Torniamo a lei. Subito dopo la sua unica intervista fino ad oggi rilasciata (un memorandum al settimanale Gente, ndr), è uscita una notizia: lei avrebbe avuto ben due amanti.

Secondo me questa storia non serve alle indagini e comunque la mia vita privata la vorrei tenere più privata possibile. Cioè, non c’entra niente con questa storia. Risponderei anche, ma la mia vita privata è stata messa in pubblico, totalmente.

 

Però nella loro visione, che io non condivido, questa storia dimostrerebbe che la vostra famiglia non era la famiglia modello che avete sempre descritto. Oppure è un elemento che pensano possa far vacillare suo marito.

Può darsi.

 

Avete parlato anche di questo in carcere?

Sì, certo. Lui è convinto di me come io lo sono di lui. Poi storie del genere sono uscite anche su di lui.

 

Un’altra notizia privata, arrivata sui giornali, è che, dal computer portatile che lei aveva fatto comprare, Bossetti avrebbe scaricato del materiale pedopornografico. Pensa che sia possibile?

No, assolutamente. Assolutamente no. O un errore oppure non è proprio vero, per niente. Tra l’altro ho letto che per andare su quei siti servono dei motori di ricerca particolari. Non li abbiamo. Non siamo esperti.

 

Anche in questo caso quindi è convinta? Non c’è mai stato un dubbio che le ha attraversato la mente?

No, conoscendolo no.

 

Un’altra notizia è che suo marito avrebbe cercato in internet risultati attinenti alle parole chiave “tredicenne” e “sesso”.

Mio marito ha detto che non l’ha mai fatto.

 

Può averlo fatto qualcun altro a casa?

Può darsi mio figlio, tredicenne, però anche lì… Non lo sappiamo.

 

Negli ultimi giorni è stata diffusa la notizia che, soltanto tre giorni prima del delitto di Yara, Massimo avrebbe comprato con carta di credito un coltello, compatibile con le ferite presenti sul corpo della tredicenne. Il coltello non è stato però mai trovato. Su questo cosa pensa?

Io penso che se anche avesse comprato degli attrezzi, è una cosa normale.

 

Lei conosceva gli attrezzi da lavoro di Massimo?

Di preciso no, so che ne aveva molti.

 

Parliamo ora della prova delle prove: il Dna. Questa sarà una domanda che lei si è fatta e che si è fatto anche suo marito. Mi interessa sapere che risposta si è data. Come si spiega che il Dna di suo marito sia finito sugli indumenti di Yara?

Prima vorrei essere certa che sia proprio il suo. Accertato questo… Non me lo so spiegare come non se lo sa spiegare lui.

 

Mi sta dicendo che vorrebbe che fosse ripetuto l’esame?

Sì. Vorrei che i miei avvocati mi dicessero che sono sicuri che quel Dna è il suo.

 

Quindi finché non c’è una perizia di parte che conferma, lei dubita.

Sì, perché non me lo spiego.

 

Non si è data altre spiegazioni?

Non saprei.

 

Si è detto anche che suo marito perdesse sangue.

Quello è vero, lo perdeva spesso dal naso. L’ho detto anche nell’interrogatorio.

 

Potrebbe essere questo il motivo del Dna?

Potrebbe essere, è da accertare.

 

Gli inquirenti hanno una certezza: suo marito e Yara si conoscevano. Dove potevano essersi visti?

Non saprei. Non penso che si conoscessero.

 

Quindi non avete mai avuto un contatto diretto con Yara, nonostante fosse un’area così ristretta?

No, l’ho vista solo in televisione.

 

Un’ultima domanda: le è mai sembrato che suo marito guardasse le minorenni con un occhio particolare?

No, mai.

 

Se avesse avuto questa sensazione, che cosa avrebbe fatto?

Gliene avrei parlato e poi avrei protetto le mie bambine da lui.

 

Addirittura?

Se fosse stato davvero un pedofilo sì, certo.

 

Tanti potrebbero pensare che lei ama così tanto suo marito da difenderlo in ogni situazione.

Beh, no, certe cose non le accetterei mai, nemmeno da mio marito.

 

Il 14 decideranno circa la scarcerazione di suo marito. Vuole dire qualcosa?

Che pericolo di fuga non c’è. Di reiterazione del reato nemmeno. Vuole solo tornare dai suoi figli, a casa.

 

Massimo è convinto di potersi dimostrare innocente?

Sì, lui ne è convinto. Lo spera. E anch’io.

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