Si rischia di falsare il campionato

Le ultime sul Parma calcio

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«Siamo allo sbando, è una situazione che fa male». Probabilmente nemmeno le parole di Hernan Crespo, attuale tecnico della Primavera crociata ed ex amatissimo bomber gialloblu di fine anni ’90, sono sufficienti a spiegare quello che sta succedendo a Parma e al Parma Football Club. Eppure proprio i ragazzi allenati dal Valdanito, che convivono da mesi con acqua fredda e trasferte a proprie spese, potrebbero ritrovarsi a brevissimo a giocare in serie A, a causa della messa in mora della società da parte dei giocatori della prima squadra, i quali dovrebbero attendere 20 giorni per poi ottenere lo svincolo. Il club attualmente conta un debito tributario di 16 milioni 746mila euro, di cui 8 milioni 443mila per redditi di lavoro dipendente e 7 milioni 218mila di Irap. Il debito complessivo della società si aggira intorno ai cento milioni di euro. Ma andiamo con ordine nel descrivere la situazione surreale, ulteriormente degenerata dopo la giornata di venerdì.

«Chiuso per rapina». Domenica 22 febbraio alle 15 era in programma allo stadio Ennio Tardini la sfida valida per la 24esima del campionato di serie A tra Parma e Udinese. Venerdì 20, nel pomeriggio, a seguito di un incontro tra Lega Calcio, le due società, l’allenatore parmense Donadoni, il nuovo presidente Manenti, il sindaco di Parma Pizzarotti e una frangia della tifoseria ducale, si decide di rinviare la gara a data da destinarsi (a oggi non ancora resa nota dalla Lega). Il motivo principale va ricercato nell’assenza di personale per permettere la regolare disputa del match. Tradotto: la situazione del Parma è tale che non ci sono nemmeno i soldi per pagare gli steward, posti a garantire la sicurezza dello stadio. In assenza della gara, circa 500 tifosi hanno organizzato un corteo, partito dallo stadio, sui cancelli del quale sono stati affissi cartelli con la scritta «Chiuso per rapina», e giunto all’abitazione del direttore sportivo Pietro Leonardi, accusato, assieme all’ex presidente Tommaso Ghirardi, di essere il principale indiziato della situazione di caos attuale. Arrabbiati per la cattiva gestione, ma soprattutto delusi per l’atteggiamento delle istituzioni, i sostenitori, appoggiati dall’ex bomber del "Parma dei miracoli", Alessandro Melli, hanno sottolineato come fosse: «più dignitoso chiudere e ammettere di non avere soldi, piuttosto che fare questa fine».

 

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DA +9 A +12... Oggi, lunedì 23 nel pomeriggio, si dovrebbe tenere un incontro tra i rappresentanti dei calciatori e del Comune assieme ai pm per chiedere l’anticipazione dell’udienza del 19 marzo che verosimilmente dichiarerà il fallimento della società. Se il Parma dovesse fallire, e non poter più disputare partite della Serie A 2014-15, il campionato risulterà effettivamente falsato. Avendo infatti “scollinato” la soglia del girone d’andata, i risultati ottenuti sul campo fino alla data della cancellazione della squadra sarebbero ritenuti validi, mentre le gare da disputarsi verrebbero perse automaticamente 0-3 a tavolino, come recita l’articolo 53 delle Noif (Norme Organizzative Interne F.I.G.C.) al comma 3 e 4:

3. Qualora una società si ritiri dal Campionato o ne venga esclusa per qualsiasi ragione durante il girone di andata, tutte le gare in precedenza disputate non hanno valore per la classifica, che viene formata senza tenere conto dei risultati delle gare della società rinunciataria od esclusa.

4. Qualora una società si ritiri dal Campionato o da altra manifestazione ufficiale o ne venga esclusa per qualsiasi ragione durante il girone di ritorno tutte le gare ancora da disputare saranno considerate perdute con il punteggio di 0-3, ovvero 0-6 per le gare di calcio a cinque, in favore dell’altra società con la quale avrebbe dovuto disputare la gara fissata in calendario.

Una situazione del genere farebbe giustamente protestare quelle squadre che nella stagione in corso hanno giocato contro i ragazzi di Donadoni senza ottenere una vittoria: Chievo, Cagliari, Inter, Fiorentina e Roma. Ciò, infatti, modificherebbe nella sostanza i rispettivi obiettivi delle altre squadre del campionato. Ad esempio la Juventus capolista, forte attualmente di un vantaggio di 9 punti sulla Roma, si troverebbe automaticamente a +12 con una gara in meno da disputare ma di fatto “già giocata”. I bianconeri infatti devono ancora affrontare i ducali, mentre i capitolini hanno pareggiato 0 a 0 non più tardi di una settimana fa.

La Lega Calcio sembra stia studiando una sorta di paracadute per evitare di intaccare la regolarità del campionato: una volta decretato il fallimento del club, potrebbe essere la Lega stessa ad assumersi la gestione ordinaria della società, traghettandola a fine stagione e garantendo le spese ordinarie per evitare il ritiro dal campionato. Il costo che si accollerebbe la Lega gravita intorno ai 5 milioni di euro, soldi che sarebbero restituiti dal futuro acquirente del Parma. Inoltre, per una questione di diritti televisivi, anche gli altri club non hanno interesse a veder fallire i ducali, come sottolineato dal numero uno della FIGC Carlo Tavecchio: «Sarebbe auspicabile un esborso volontario delle società associate che vedrebbero, con l’uscita del Parma, incrinato il rapporto contrattuale con le tv. Quindi, per una ragione economica, le altre 19 squadre di A ci dovranno pensare bene prima di lasciar cadere il Parma».

 

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«Un club di serie A non è una salumeria». Il sindaco della città ducale, Federico Pizzarotti, sta cercando, assieme ad alcune imprese del territorio, una soluzione per poter rilevare il club nella prossima stagione, evitando lo spettro del fallimento o della retrocessione in serie D. In questo senso, l’esempio dello scorso anno del Bari è di buon auspicio (non a caso il capitano crociato Alessandro Lucarelli ha lanciato sul suo profilo Instagram lo slogan #saveparma, sul modello del celeberimmo #salviamolabari). Pizzarotti è però stupito dall’atteggiamento di Manenti che sembra non rendersi conto della situazione, e continua a predicare calma, garantendo che «i soldi ci sono»: «Faccia chiarezza - ha detto il sindaco -: non si sta acquistando una salumeria in un piccolo paese, si sta acquistando una società di calcio che milita in serie A. Si è perso già troppo tempo, ora bisogna accelerare davvero».

Ma ora, oltre alla Procura di Parma, altri tre agenti sportivi di calciatori hanno trasformato in esecutivo un decreto ingiuntivo, presentando istanza di fallimento: vantano un credito complessivo superiore ai 300 mila euro nei confronti della società emiliana, difficile da soddisfare prima dell'udienza del 19 marzo (il decreto ingiuntivo scatta una volta superati i 70 mila euro di debito). Per il Parma sembra che l’incubo non finisca mai.

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