Torna l'incubo terrorismo

Turchia, un altro terribile attentato 41 i morti all’aeroporto di Istanbul

Turchia, un altro terribile attentato 41 i morti all’aeroporto di Istanbul
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Martedì sera intorno alle 21, in Turchia erano le 22, un commando di sette uomini armati di mitra e cinture esplosive è entrato in azione all’aeroporto internazionale di Istanbul, il terzo scalo europeo per numero di passeggeri. Tre attentatori suicidi si sono fatti esplodere, altri tre sarebbero in fuga. Del commando farebbe parte anche una donna arrestata poco dopo la strage dalla polizia turca.

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Il fermo immagine, tratto da un video trasmesso da Sky Tg24, mostra il ferimento e l'esplosione di uno dei kamikaze della strage all'aeroporto Ataturk di Istanbul (Turchia), 29

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Nell’attacco terroristico sono state uccise almeno 41 persone, dieci delle quali straniere, e altre 239 sono rimaste ferite. Il primo kamikaze si è fatto esplodere vicino all’entrata degli arrivi dell’aeroporto Ataturk, il secondo nella zona del parcheggio, il terzo – che aveva iniziato a sparare contro alcuni passeggeri – appena dentro al terminal degli arrivi internazionali dopo che un poliziotto gli aveva sparato. Nessuno fino ad ora ha rivendicato l’attentato, anche se il governo di Ankara, come dichiarato dal premier Binali Yildirim, è convinto che la strage sia opera dell’Isis.

Le esplosioni nello scalo sono state almeno tre. I testimoni raccontano di scene drammatiche, raccapriccianti. L’ombra di un uomo che fuggiva nel riflesso di un vetro, un tuono, l’arrivo di decine di poliziotti, la gente in fuga, le lacrime, gli spari e le urla, e poi il sangue lungo il corridoio, l’odore di corpi bruciati portati via avvolti nelle coperte. L’ingresso del terminal come un cumulo di macerie. Un inferno già visto troppe volte negli aeroporti e nelle città. Solo venti giorni fa, Istanbul era stata colpita da un altro attacco bomba vicino all’Università, rivendicato dal gruppo estremista curdo Tak. I morti in quell'occasione erano stati 12.

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Quello di martedì è il quattordicesimo attacco terroristico avvenuto la Turchia nell’ultimo anno. Gli attentati sono stati opera sia di gruppi indipendentisti curdi, almeno otto secondo gli esperti, che dello Stato Islamico. Quest’ultimo, per qualche oscura ragione, non ha mai rivendicato gli attentati compiuti in Turchia.

Fino a un paio di anni fa la Turchia era considerata il paese più stabile del Medio Oriente, ma con gli sviluppi della guerra in Siria le cose sono cambiate: l’autoritario presidente Erdogan ha cominciato a sostenere le forze che si opponevano al siriano Assad, favorendo anche lo Stato Islamico, i cui miliziani passavano liberamente dal confine turco per entrare in Siria. Per questo la Turchia era soprannominata l’“autostrada del jihad”. Con l’intervento della Russia al fianco di Assad, le tensioni fra Mosca e Ankara sono salite alle stelle (Putin svelò interessi legati alla vendita di petrolio fra la famiglia di Erdogan e l’Isis). In seguito il governo turco, incalzato dalle pressioni dell’Occidente, ha scelto di appoggiare con maggior convinzione la coalizione anti-Isis guidata dagli Usa, e sono cominciati gli attentati. In conseguenza di tutto ciò, il turismo in Turchia è letteralmente crollato.

Turchia e Israele hanno annunciato nei giorni scorsi la ripresa delle relazioni diplomatiche dopo anni di crisi e alcuni osservatori hanno ipotizzato che l’attacco all’aeroporto sia in qualche modo conseguenza di questo riavvicinamento. A smentire tale eventualità c’è però il fatto che l’attentato, per le modalità con cui è stato portato a termine, deve essere stato preparato molto tempo fa.

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